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Festa della lettura a Torpignattara

Creato il 10 febbraio 2016 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

di Rossella Gaudenzi

Torpignattara
«Tutto a Roma sembra accadere a Torpignattara», ha affermato qualche tempo fa, non allontanandosi molto dal reale, Carla Ghisalberti. Io forse sono di parte, perché in questo quartiere, tra la Casilina e la Tuscolana, ci vivo da due anni, eppure la voglia di fare e di dire la propria su Torpignattara è molto diffusa.
Il 30 e 31 gennaio si è svolta la seconda edizione di Pezzettini. Festa della lettura a Torpignattara, a Roma, una iniziativa ideata e organizzata da AltraMente-Scuola Per Tutti, due giornate di letture, presentazioni e incontri con gli autori tra il Liceo I. Kant di piazza F. Zambeccari, l’Istituto Comprensivo di via Laparelli e l’Istituto Comprensivo A. Manzi di via del Pigneto.

Il 31 gennaio sono entrata nella scuola di Via Laparelli e ho trovato una declinazione della ricorrente domanda: perché scrivo? L’urgenza di raccontare. Lo hanno chiesto a cinque personalità del mondo della scrittura, illustrazione, fumetto, giornalismo: Vauro il celeberrimo; Michele Masneri, autore di Addio Monti (minimum fax, 2014); Alessio Spataro, fumettista e disegnatore satirico autore di Biliardino (Bao Publishing, 2015); Maria Rosa Cutrufelli, scrittrice e giornalista siciliana, autrice di numerosi saggi, ultima pubblicazione I bambini della Ginestra (Frassinelli, 2012); Giuliano Santoro, che chiude il cerchio tornando nel cuore di Torpignattara con il suo Al palo della morte. Storia di un omicidio in una periferia meticcia (Edizioni Alegre.

Da Vauro sono arrivati complimenti amari per il lavoro che viene svolto da AltraMente. «Amari perché mi piacerebbe ci fossero tante Torpignattara, in questo momento di desolante desertificazione, quella della comunicazione: con essa appassisce la curiosità, appassisce l’empatia. Urgenza di raccontare è urgenza di incontrare. Il racconto – orale, scritto, disegnato – cos’è? È incontro. Nell’incontro con gli altri, nell’incontro di luoghi nasce l’esperienza, e con essa l’urgenza di capire, lo stimolo per andare avanti. Racconto come incontro; urgenza di rimettersi in comunicazione, con le esperienze fatte e, soprattutto, le esperienze da fare».

Per Michele Masneri si racconta per darsi la possibilità di vivere un’altra vita, un po’ come accade agli attori. Ma si racconta anche per un sentimento di vendetta, anche la vendetta è un ottimo movente.

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È facile sapere perché si legge, lo è di meno sapere perché si scrive per Maria Rosa Cutrufelli, sebbene il sentimento di vendetta non le sia estraneo: «Negli anni Settanta ero una “terrona”, emigrata dalla Sicilia a Bologna. Ho vissuto questa condizione come un trauma, e ho avuto la necessità di emanciparmi dal razzismo. Oltre al marchio di terrona ho subito quello di essere donna. I miei libri vertono su questi due sentimenti. Raccontare è per me diverso dal raccontarsi e la differenza è profonda per il fatto di essere donna. Le donne sono coloro che scribacchiano, perché scrivono di sentimenti, d’amore, di famiglia. Sono vittima di un forte pregiudizio. Le donne hanno il problema del pudore e quando scrivi devi essere spudorato: è per questo che faccio fatica a scrivere di me stessa. Cito la scrittrice algerina Assia Djebar: “Noi donne dobbiamo ancora levare il velo alle nostre parole”. Ho un aneddoto significativo da raccontare: durante la scrittura del mio primo romanzo mia madre aveva paura che scrivessi fatti riguardanti il rapporto con mio fratello, fatto di costanti discussioni».

L’urgenza di raccontare per Alessio Spataro ha a che fare con la memoria, memoria storica nel caso del suo ultimo lavoro, Biliardino, che ne ripercorre la storia dalla nascita come in un bignami del Novecento. La sua ricerca storica ha dato volto, attraverso caricature di personaggi, anche a figure di cui spesso ci si dimentica, che si tralasciano.

Da Torpignattara ha preso il via il primo libro di Giuliano Santoro, Su due piedi. Camminando per un mese attraverso la Calabria (Rubbettino, 2011), e sempre a Torpignattara la narrazione viene scomposta per comprendere la periferia e dar vita al recente Al palo della morte. Storia di un omicidio in una periferia meticcia. Periferia come la prospettiva migliore per comprendere i luoghi, le città. Non dimentichiamo che proprio a Torpignattara le mamme di una scuola elementare hanno cacciato malamente Borghezio. Quartiere meticcio? Forse non ancora, ma è qui che i bambini escono tutti insieme dalle scuole, senza dividersi per sfumature di colore della pelle. Da qui si racconta la storia di Roma: assaltare il centro dalla periferia.

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