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Festival dei Popoli /3 - White Elephant e Crulic
Creato il 17 novembre 2011 da Cristina @cbalmativolaIl primo, White Elephant, di Kristof Bilsen, si concentra sull’ufficio postale centrale di Kinshasa, lasciato dagli europei dopo l'indipendenza del Congo. Questo enorme relitto del passato coloniale è rimasto come è stato lasciato, sperimentando un progressivo lentissimo declino, ben illustrato da spazi fatiscenti mai ristrutturati, e impiegati congelati in una dimensione spazio-temporale da cui desiderano e pianificano di fuggire - una sorta di metafora dell'intero paese.
Il regista ci porta con una fotografia realistica e lunghe inquadrature fisse alla scoperta del luogo e dei suoi dipendenti, entrambi immobili e catatonici malgrado gli sforzi del personaggio che guida l'esplorazione, una giovane studentessa di marketing - che vorrebbe comprendere la situazione ed essere dotata di tutti i dati necessari per realizzare un rilancio del servizio "per il bene del suo paese!" - la quale invero trova solo continui muri di gomma, tanto da parte del personale che, pagato un decimo di quanto gli spetterebbe, ormai ha rinunciato a lottare perché i clienti si fidino ancora di un servizio troppo a dir poco non funzionante, quanto ancora di una dirigenza che sta organizzando per sé un'uscita 'segreta' grazie a fantomatici 'cinesi' che potrebbero operera una rivoluzione del luogo e della sua organizzazione.
L'altro film che voglio segnalare e diffondere quanto più possibile, Crulic, di Anca Damian, sta degnamente in competizione con Vol Spécial di cui ho già detto, e affronta tematiche analoghe a quest'ultimo - ovvero una condizione di prigionia di un ragazzo il quale muore in seguito allo sciopero della fame effettuato per protestare della prigionia a Cracovia nella completa indifferenza sotto la quale è passato il suo urlo di innocenza per mesi, di processi-farsa e di indagini che non hanno preso in alcuna considerazione le sue dichiarazioni (quali l'assenza dal paese al momento del reato del quale è stato accusato, con tanto di biglietti di bus internazionali e testimoni a suo favore).
Claudiu Crulic ormai è morto, e la sua storia viene raccontata dalla sua anima che ripercorre giovinezza, età adulta e odissea che l'ha portato alla fine, ricostruendo il tutto con disegni a mano, fotografie, collage, animazioni in stop-motion. Eppure la narrazione alterna differenti registri, tra i quali quello ironico e poetico ci portano a un'ìimmedesimazione diretta nel protagonista, che potrebbe essere ciascuno di noi - quando il 'sistema' gli si mette contro e per comodità gli affibbia il ruolo di capro espiatorio, dimostrando che effettuare tale operazione è in realtà facilissimo e che non siamo al sicuro da nessuna parte.
Un film che colpisce diretto allo stomaco, e ci obbliga a riflettere su quanto possa costare - anche a noi - questa apparato di controllo fatto da processi, burocrazia, autorità menefreghiste e lassiste, forze di polizia a loro volta incrontrollate nel loro agire (troppe volte criminale)...
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