L’annuncio del possibile annullamento per l’edizione del 2014 del Festival del Giornalismo ha suscitato grande clamore ed ottenuto un ampio sostegno con l’intervento diretto, via Twitter, di soggetti del calibro di Emily Bell, Steve Buttry, Eric Carvin e molti altri ancora.
Buzzdetector ha tracciato le conversazioni di quello che ha catalogato come il tweet-movimento a sostegno di #ijf14 che raggiungono il loro apice il giorno dell’incontro pubblico trasmesso in diretta streaming lunedì 21.
All’incontro di lunedì, al quale non avevano partecipato le istituzioni pubbliche messe sotto accusa dagli organizzatori del Festival, è seguita la “contro-conferenza” di mercoledì da parte di Bracco e Cernicchi, assessori alla cultura di Regione e Comune e principali “imputati” del possibile annullamento della manifestazione, che nel corso dei loro interventi hanno declamato a più riprese il valore dell’evento, pur togliendosi qualche “sassolino” dalle scarpe, ed invitato caldamente gli organizzatori a restare a Perugia.Appello che non è rimasto inascoltato e che porterà ad un secondo incontro aperto sabato 2 novembre, forse anticipato al 29 di ottobre [vedremo], al quale però questa volta dovrebbero partecipare anche le istituzioni. Insomma un minimo di dialogo, seppur per il momento a distanza, sembra ristabilirsi e le possibilità non solo che veda la luce l’edizione 2014 del Festival ma che resti nella sua sede nativa, Perugia, sembrano altrettanto prendere corpo.
Personalmente credo che il Festival per il 2014 debba farsi a Perugia fondamentalmente per motivi logistici. Ricercare Alberghi e sale in un’altra location sarebbe un ulteriore sforzo che credo aggraverebbe ulteriormente il già faticoso compito di organizzazione più generale. A questo si aggiunga che la città, oltre alla splendida cornice paesaggistica che offre, consente di racchiudere l’evento in 500 metri, aspetto non trascurabile sia, ancora una volta, sotto il profilo logistico che per quanto riguarda quello relazionale, “sottoprodotto” non trascurabile della manifestazione.
Si è parlato molto in questi giorni di crowdfunding come possibile soluzione per reperire i fondi in alternativa alle offerte economiche del pubblico giunte in extremis, apertamente rifiutate dagli organizzatori. Ritengo che l’operazione di crowdfunding abbia senso in termini di immagine ma vadano valutati anche i costi – a cominciare dalla necessità di aprire una società in USA/UK se si vuole fare attraverso kickstarter – ed anche il possibile impatto negativo nel caso la raccolta non avesse successo; un rischio quest’ultimo che personalmente non ritengo troppo remoto come fa temere, seppur con le dovute differenze, il caso della campagna lanciata da «Il Manifesto» che a 6 giorni dalla sua chiusura pare lontana dall’obiettivo di raccolta stabilito.
Crowdfunding che ovviamente è comunque complementare a quello della corporate sponshorship, delle sponsorizzazioni da parte dei privati, che comunque hanno rappresentato il 75% dei ricavi per l’edizione 2013, relativamente alle quali il ritorno d’immagine sarà ancora superiore rispetto agli altri anni, non ho dubbi, per l’aurea di “mecenatismo” che caratterizzerà il loro intervento e per il fatto che sicuramente ijf14 farà parlare ancor più di se questa edizione per le vicende di cui si parla in questi giorni oltre che per la qualità, ed il valore sotto il profilo della comunicazione d’impresa, della manifestazione.
Se il giornalismo, l’informazione, sono un bene pubblico per una democrazia, comunque vada a finire va un plauso agli organizzatori per aver spostato il dibattito dalle stanze dei bottoni a quello del confronto pubblico. Il coraggio della coerenza delle proprie idee è merce rara di questi tempi e non può che essere apprezzato.
Avrei, se posso, anche altre considerazioni sulla questione ma preferisco attendere l’esito del secondo incontro prima di esprimermi ulteriormente. Per il momento null’altro da aggiungere se non i vostri commenti, contributi e integrazioni al punto della situazione sul Festival Internazionale del Giornalismo.