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Festival della Filosofia: Bauman e il consumismo affettivo

Creato il 18 settembre 2012 da Ilnazionale @ilNazionale

Festival della Filosofia: Bauman e il consumismo affettivo

17 SETTEMBRE – Al Festival della Filosofia  le due piazze di Modena erano gremite di persone, venute appositamente per l’attesissimo incontro con il sociologo polacco Zygmunt Bauman. Posti occupati, esaltazione alle stelle sopratutto per il mondo giovanile, che si è riscontrato perfettamente nella tesi riportata dall’87enne polacco. Segno che l’età non è sempre un discrimine per la comprensione delle dinamiche contemporanee e delle più recenti generazioni.

Bauman durante la sua lectio magistralis ha posto l’accento sugli effetti che la società del consumo ha avuto nei rapporti affettivi come nelle più semplici relazioni.  Nella realtà attuale “Tutto deve passare per un punto vendita”, le cose “sono le medicine per la felicità”, risolvono apparentemente i nostri problemi quotidiani. Addirittura il consumo dovrebbe essere il veicolo attraverso cui si realizzano i nostri desideri, dal momento che gli stessi mercati ”ci offrono, vendono qualcosa facendoci credere che staremo sempre bene. Ci parlano sempre di Pil e del suo aumento come medicina sociale”.

Di fronte a questa concezione consumistica, venditrice di tranquillanti morali, Bauman punta l’indice sull’instabilità e fragilità dei rapporti umani. Da rapporti disinteressati e pronti ad affrontare lo sguardo altrui, con i problemi che ne derivano, a dei “rapporti puri” o meglio “liquidi”, che “che scivolano sulle cose”. Proprio come propone il modello informatico, il cosidetto surfing. L’importante, comunque, è sempre rimanere sulla cresta dell’onda.

“In amore non esiste più il flirt- continua il sociologo polacco- comporta rischi, impegno e fatica. L’essere umano diventa un prodotto esposto in vetrina, perchè è un sistema bambinescamente facile”.  Facile perchè il funzionamento del rapporto dipende dal guadagno che le due parti ne ricavano. E la stabilità diventa quel lasso di tempo, destinato presto ad appassire, in cui opportunisticamente si possono trarre benefici che ne giustifichino la continuità.

“L’alternativa- conclude Bauman davanti a un pubblico sempre più attento- è rappresentata dall’amore. Quello contrario ai presunti sostituti del consumismo”. L’amore come impegno a lungo termine che riporta la relazione da soggetto a soggetto e non più da soggetto a oggetto del proprio piacere. Si puntano gli occhi, insomma, su una rivalutazione meno superficiale del dialogo tra persone, con cui riscoprire “il gusto di una chiacchierata e dello stare vicini”.

Ma una società alla perenne ricerca della felicità e di pillole di vita come può accettare i rischi di un legame umano e profondo? Ahimé, il difficile é proprio accettare che per il partner si può anche soffrire.

Linda Tonarini

 


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