Festival della Letteratura di Viaggio 2011

Creato il 07 ottobre 2011 da Giuseppecocco @giuseppecocco

Con una passeggiata giornaliera che mi porta dal Colosseo a raggiungere la villa in cima al colle del Celio, passando avanti alla chiesa di Santa Maria della Navicella, giungo all’arco che fa accedere al parco della villa e, dopo un breve vialetto intitolato a Nilde Iotti (politico e primo presidente donna della Camera dei Deputati) eccomi giunto.

Tra un caffè e una tartina, anche quest’anno, per il quarto anno, il fine settembre romano ha ospitato il Festival di Letteratura di Viaggio; un bagno di cultura nella splendida cornice scenografica di fine estate di Villa Celimontana, ai piedi della Villa Mattei, sede della Società Geografica. Ancora una volta, un meraviglioso viaggio nella letteratura di viaggio; spunti, suggestioni, lectio magistralis, di storia, geografia, fotografia e perfino di musica. Il fil rouge del Festival sono stati i 150 anni dell’Unità d’Italia.

In questa Italia cialtrona, dove per altro, ad oggi, proliferano 1400 festival tra letterari, filosofici, internazionali, spirituali, il Festival della Letteratura di Viaggio, quattro giorni per 10 ore al giorno, è una benefica immersione in un tempo sospeso, fuori dalla fretta e dal rumore del mondo, in un viaggio intorno al mondo reale e virtualmente raccontato dalla letteratura di viaggio, scritta e per immagini, in compagnia di viaggiatori e dei loro racconti storie e aneddoti di viaggio.

Il tema di quest’anno “Viaggio in Italia, Viaggi degli Italiani”, ha contribuito quindi, alle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, ricostruendo l’identità culturale lungo una passeggiata dal ritmo andante con moto, viaggiando adagio un passo dopo l’altro.

In un tranquillo salotto, condividendo, ogni giorno, stesse passioni e analoghe curiosità di 200 persone che si sono riversate giornalmente tra la platea, le panchine del parco, sedute sui cippi di palme tagliate o appoggiate ad un capitello sul prato prospiciente l’area.

Come sempre, riuscitissima la formula degli incontri dialoganti condotti e contrappuntati dalla maestria della delicata Giovanna Zucconi, che ripropone da quattro anni, ad ogni incontro, lo stile elegante di una viaggiatrice stanziale curiosa, assorta e frastornata dall’incontro, ora con singoli, ora con gruppi di viaggiatori e scrittori a confronto nella condivisione o contrapposizione di stili e modi di viaggiare. In grado di mettere a proprio agio, allo stesso tempo, questo o quel viaggiatore dall’aria spersa che sembra chiedersi “cosa ci faccio qui”; il narratore giovane un po’ intimidito con lo smaliziato, più anziano. Quello che prende appunti durante il viaggio e quello che, tentando di scriverne di illeggibili, finisce per affidarsi alla memoria selettiva, vagando tra pensieri e ricordi in sedute simil psicanalitiche.

Quattro giorni di ozio creativo, nel tempo caldo, estivo, mitigato dai pini del parco, tra voli e grida stridenti di pappagallini, interrompendo di quando in quando, l’ascolto dal palco con una pausa al caffè del viaggiatore, dove si incontrano vecchi e nuovi amici, colleghi di vaglia, si scambiano idee e si fanno progetti. Personalmente ho perfino incontrato dopo 20 anni, il collega fotografo con il quale nel lontano 1992 passammo 15 giorni in Albania per un reportage sul paese in via di normalizzazione dopo la dittatura, col quale abbiamo scoperto di aver continuato, all’insaputa l’uno dell’altro, a condividere e lavorare in parallelo su analoghi progetti. Poi, di tanto in tanto si butta un occhio ai libri della vicina “libreria del viaggiatore” en plein air, tentando di rifuggire dalla forte tentazione di acquistare libri a gogo.

 

Dopo la passeggiata benefica per il corpo che prepara lo spirito a vivere ad assistere e a dialoghi, dibattiti e confronti, partendo dalla categoria classica dell’itinerario di formazione del Grand Tour e dal viaggio degli esploratori italiani, passando per la bellissima e ricchissima mostra, ricca di documenti, mappe e testimonianze, allestita con perizia, nella biblioteca della Società Geografica la mostra Nell’Impero di Mezzo e sul Tetto del Mondo – Matteo Ricci e Giuseppe Tucci, due grandi viaggiatori nati e partiti dalle Marche per l’Asia: il primo in Cina e il secondo in Tibet, arrivando ai viaggi narrati dagli scrittori italiani di nuova generazione e ai “diversamente italiani” nuovi patrioti, figli di generazioni provenienti da altre patrie, agli inviati speciali, alle grandi riviste che raccontano il mondo, ai viaggi televisivi, ai viaggi musicali, ai viaggi fatti per cooperare. Testimonianze toccanti, esperienze avvincenti e impegnate.

Illuminante la lezione di geografia “Buscar el levante por el poniente”, nella quale la professoressa Luisa D’Arienzo, ci ha ricordato come noi i italiani dovremmo essere fieri del contributo dato al progresso e al mondo nel passato, grazie all’ingegno e alla perizia dei nostri navigatori genovesi, chiamati ad insegnare la navigazione, dalle potenze di allora, portoghese e spagnola, prima ancora che a scoprire nuove terre.

Altrettanto valido e illuminante il contributo culturale dell’editore Laterza che ha permesso l’incontro con 6 giovani scrittori italiani impegnati “Tra racconti e reportage, una generazione contromano” in racconti di viaggi del tutto originali, viaggi introspettivi che partono da storie di luoghi vissuti in maniera personalissima.

Il viaggiare è stato declinato anche nel linguaggio fotografico, oltre che con le mostre, nei “Laboratori di scrittura e fotografia di viaggio” organizzati dal bravo Antonio Politano, e la “Lezione di fotografia: Raccontare storie attraverso immagini di Tiziana Faraoni – photoeditor de l’Espresso -; e quello dell’arte, tra aneddoti e ricordi di amici e conoscenti di Cesare Brandi. Ma anche la musica ha avuto il suo spazio con una lectio veramente magistralis, entusiasmante, del maestro Giovanni Bietti, che ci ha portato per mano e … orecchio, a riappropriarci di un senso di appartenenza, sfuggito in tempi scolastici, che passa tra la letteratura e il melodramma ai tempi del Risorgimento.

Racconti, aneddoti, memorie di esperienze avvincenti “luoghi degli scrittori” e mezzi di trasporto usati per viaggi di scoperta dell’Italia, dalla Topolino con la quale Paolo Rumiz, l’ormai mitico inviato delle estati di Repubblica, percorse 7000 chilometri di avventure e scoperte dell’Appennino, alla Panda 4×4 che portò, tra i vacanzieri in un’estate degli anni ’80, Michele Serra a circumnavigare gli 8000 chilometri di coste da Trieste a Ventimiglia.

Avvincente l’incontro dedicato a “Carte geografiche e navigatori satellitari” tra i sostenitori di carte e mappe e quelli di Gps e nuove tecnologie, nel quale i partecipanti Emanuela Casti, geografa, Luciano Del Sette, giornalista de il Manifesto, Riccardo Pandolfi, conduttore RadioRai, Alberto Conte, camminatore, Antonio Moresco, scrittore, Angelo Pittro, Edt, Roberta Buzzacchino, mind-mapper (mappe mentali) hanno dibattuto senza uscirne né vincitori né vinti. La conclusione della singolar tenzone è che i due sistemi si integrano e mostrano limiti e pregi. In definitiva, la tecnologia non solo si sposa perfettamente alla tradizione, ma la integra e completa. Forse l’unico problema evidenziato da tutti gli intervenuti è quello di istruire le nuove generazione all’uso dei mezzi di geolocalizzazione.

Infine, ironico e poetico lElogio della passeggiata e altri imprevisti italiani” di Stefano Malatesta, giornalista e scrittore, che ha svelato e narrato anni di viaggi per il mondo e il suo amore contrastato per il mondo racchiuso nella terra di Sicilia, assunta a sua seconda patria, e nei siciliani. Aneddoti e battute di un viaggiatore che ha capito che, come dicono i siciliani “se una cosa difficile sembra semplice vuol dire che non l’hai capita”.

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