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Festival di Roma: “I milionari” di Alessandro Piva (Mondo Cinema)

Creato il 19 ottobre 2014 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Anno: 2014

Durata: 104'

Distribuzione: Teodora Film

Genere: Drammatico

Nazionalita: Italia

Regia: Alessandro Piva

Alessandro Piva torna al lungometraggio di fiction attraversando una strada già percorsa nel suo bell’esordio di origine (La capa gira), dove raccontava il male di vivere del Sud, abbandonato a se stesso nell’indolenza e nelle delinquenza, dentro la lente deformante ed originale di un’ ‘ironia nera’. Con I Milionari, pellicola anch’essa parte della sezione Mondo Cinema, si ricongiunge al Sud passando dalla Puglia a Napoli. Prende libera ispirazione (reinventando nomi e aggiungendo vicende) dall’omonimo libro di Luigi Alberto Cannavale (pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli) e del giornalista Giacomo Sensini, per mostrare l’ascesa e il declino dei cd. Signori di Secondigliano, isolando una figura umana e malavitosa ambivalente: Marcello Cavani (ben reso in superficie da Francesco Scianna), detto Alendelòn, costretto ad un destino da malavitoso, scisso tra l’aspirazione alla bella vita e la necessità di doversi sporcare le mani di sangue per ottenerla.

Piva, seguendo il suo protagonista, ripercorre 30 anni di storia camorristica napoletana, accompagnandoci nell’ascesa e nel declino di un clan e di Marcello Cavani, fino alla sua rinascita umana.  Le intenzioni che hanno portato il regista a realizzare I Milionari erano, sulla carta, personali e perciò sane, oneste: “Un modo per fare i conti con radici che talvolta a fatica riesco ad accettare, certe pulsioni profonde che agitano tanti come me, e che forse giustificano la voglia che abbiamo di raccontare luci e ombre, santità e nequizie del nostro Paese”.

Anche la scelta di concentrarsi su di un personaggio ambiguo, bi-valente, poteva rendere concretamente luci ed ombre di un vivere fuori dalle regole in tutti i sensi… Ma Piva mette in scena un impianto in primis di sceneggiatura (e qui Massimo Gaudioso stranamente inciampa nell’identificare l’iter narrativo da cui tenere tutto sotto controllo) incapace di addentrarsi nel mondo che sorvola. Tutto si scardina dalla realtà che lo contiene, diventando imbelletto di caratteri, situazioni, che si uniformizzano dentro una canonizzazione da moda malavitosa, da serie tv, per intenderci. Nonostante la pellicola si lasci tenere da attori seri e professionali, come il Don Carmine di un manovratore di caratteri maturo e saldo come Gianfranco Gallo, I Milionari sfugge in generale al tentativo di soggettivizzare realmente il racconto di un pezzo di Italia passando per la vicenda umana di un luogotenente così particolare. Qua e là emerge un guizzo visivo, una luce che ci immette per pochi attimi nell’anima di ciò che stiamo vedendo, ma sono momenti troppo fuggevoli.. Emblematica, la scena della scopata tra Marcello che torna a casa dopo anni di carcere e sua moglie – una Valentina Lodovini bella sorpresa per la resa del suo personaggio –  in quella camera da letto, nella foga animalesca di un ripossedersi di carne, si respira un pezzo di vita, si capisce.

Il resto è déjà vu, è bei vestiti, è macchine, è sparatorie, è tradimenti, è passaggi di consegne… nel modellino che anche musicalmente Piva riproduce. E pensare che La capa gira usava la musica così bene, dando al silenzio, che per la maggior parte nutriva quel racconto, l’identità di fuga dal tempo che a quel pezzo di terra del Sud dimenticato da Dio e dall’uomo apparteneva. Nemmeno ci addentriamo nella storia della camorra, alludo a come si arriva a chi: sappiamo che a un certo punto il clan di Don Carmine detiene il dominio dello spaccio ma non ci viene spiegato come, pare non avere importanza, ma invece ne ha e molta, nel dare un senso agli stessi avvenimenti interni, interiori. La scissione psicologica di Alendelòn non è vera lotta con se stesso, non si percepisce una frizione così forte, lacerante, tra un dover essere e un essere. E la chiusura della vicenda è frettolosa, eppure si racconta una sorta di redenzione amara…

Maria Cera


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