Anno: 2014
Durata: 99'
Genere: Drammatico
Nazionalita: USA
Regia: Richard Glatzer, Wash Westmoreland
Alice Howland è una donna brillante che ha appena compiuto cinquanta anni. Affermata docente di linguistica ad Harvard, sposata con un noto chimico e madre di tre figli di cui va fiera, Alice ha tutto ciò che ha sempre sognato e ama la propria vita. Un giorno però, durante una conferenza, perde il filo del discorso avvertendo un senso di smarrimento; il giorno dopo durante il solito giro di jogging si blocca non ricordando più la strada verso casa. Preoccupata si rivolge ad un neurologo che le comunica l’atroce verità: Alice ha una forma precoce di Alzheimer che inesorabilmente consumerà le sue capacità mentali. La sua vita, in un attimo, viene completamente sconvolta, gettandola nel panico; usando tutto il suo patrimonio mentale Alice cercherà di contrastare la malattia fino al limite dello sfinimento.
Come si può accettare serenamente l’idea di perdere i ricordi di una vita diventando solo un guscio vuoto? Come possono gli affetti più cari affrontare l’imbarazzo, il dolore, la sofferenza emotiva di veder sparire nel nulla quella che è stata una madre amorevole e una moglie passionale e coinvolgente? Il film comincia dipingendo il quadro di una famiglia affiatata riunita per festeggiare il compleanno della madre; due figli sono presenti, mentre la terza, la più giovane, vive a Los Angeles inseguendo il sogno di una carriera teatrale. La pellicola si concentra completamente su Alice e la sua discesa negli inferi, sottolineando la sua forza nel cercare di contrastare un male immensamente più forte. Le sue strategie, i giochi che crea per tenere la mente allenata rallentano inizialmente il decorso del morbo, e le consentono di intervenire come relatrice principale ad un convegno sull’Alzheimer con un discorso che spezza il cuore con la sua crudele onestà. La verità è che la malattia fa schifo, ti ruba tutto, ti umilia e ti rende un emarginato sociale, il film sceglie di mostrare in modo ruvido e semplice la tortura che devono affrontare, in modo solitario, le vittime di questo terribile scherzo del destino.
Inutile dire che solo un’attrice dallo smisurato talento poteva avvicinarsi, con rispetto e dedizione, ad un ruolo così delicato: Julianne Moore è letteralmente strepitosa, un volto stupendo capace di incanalare ogni tipo di emozione arrivando dritta al cuore dello spettatore con un semplice sguardo. La Moore affronta qui uno dei suoi ruoli più difficili, mostrando una Alice che deve scendere a compromessi con il suo destino e accettando di mostrare a tutti anche i lati più frustranti e imbarazzanti della malattia, quelli che ti fanno sentire un peso dipendente dagli altri. Paradossalmente la malattia di Alice rimette in discussione tutti i rapporti familiari, ed è proprio la figlia più distante, quella in perenne contrasto con la madre, a tornare stabilmente a casa per curarla ed accudirla. Kristen Stewart si conferma un’interprete ampiamente sopravvalutata, mentre per Alec Baldwin, dopo una lunghissima parentesi comica, sembra davvero arduo rientrare in un contesto fortemente drammatico.
Still Alice è un film che trova la sua forza nella compattezza della storia, rapida e lancinante, e nella straordinaria bravura di Julianne Moore, che qui offre una prova di spessore assoluto.
Emiliano Longobardi