Festival di Sanremo: seconda giornata con gli altri 7 big in gara e le prime nuove proposte (a notte fonda). Il livello musicale generale è migliorato

Creato il 20 febbraio 2014 da Giannig77

Diciamocelo: non ci voleva  poi molto per migliorare le performance della prima serata sanremese. Il famoso “contorno” ha funzionato meglio, con i conduttori più sciolti, un Baglioni in forma e una Franca Valeri, a 94 anni un autentico mito nazionale, per la quale è davvero impossibile non provare empatia e tenerezza. Persino un Rufus Wainwright, accompagnato da assurde polemiche degne del peggior “paese dei balocchi” è passato indenne dalle forche caudine festivaliere, suonando e cantando con la solita classe che lo contraddistingue.

Le canzoni, come l’anno scorso, mi sono parse migliori, a partire dal favorito alla vigilia Francesco Renga. L’ex cantante dei mai troppo rimpianti Timoria, ormai a pieno diritto tra i totem della musica leggera, fa ancora storcere il naso a parecchi per la sua “conversione” al commerciale, da dove non potrà più tornare indietro, ma a me convince pure in questa nuova veste, sempre contestualizzando il tutto, ovviamente. E’ andato più che mai sul sicuro, con due brani paritetici, il primo scritto dal “deus ex machina” del pop da classifica Roberto Casalino, il secondo da Elisa Toffoli. Entrambe con il giusto appeal per aggiudicarsi la vittoria finale, passa la seconda.

Deludentissimo invece, a detta di chi scrive, l’esibizione di Giuliano Palma, anch’egli proveniente da una ormai remota appartenenza indie con i Casino Royale prima e con i BlueBeaters poi. Il primo pezzo, scritto con Nina Zilli, con cui brillantemente aveva collaborato in passato, contribuendo enormemente all’affermazione della bella e brava interprete piacentina, era leggermente migliore ma non mi ha lasciato granchè traccia.

Noemi si è disimpegnata piuttosto bene: totalmente a suo agio sul palco, si permette pure di “smuovere” persino l’attempato pubblico delle prime file, facendo battere a tempo le mani, al suono di due brani melodici e spensierati, specie il secondo che alla fine si aggiudica la finale, nonostante (come ovvio!) io preferissi il primo brano, scritto da lei assieme al valido Diego Mancino. Sorvolo sul pessimo look, dopo averla scherzosamente burlata su Facebook!

Ron non avrebbe nemmeno presentato due brutte canzoni e in fondo, come si dice, la classe non è acqua; tuttavia la prima mi è sembrata sin troppo classica e melensa, mentre la seconda  – che nei suoi piani avrebbe dovuto passare per una sorta di omaggio ai contemporanei folk singer Mumford & Sons non mi ha convinto per nulla… e a quanto pare nemmeno ha fatto breccia nei tele votanti.

Ottime invece le due esibizioni del giovane cantautore Sergio Rubino. Innegabile che il giovane pugliese abbia del gran talento, come si evinceva dalla passata edizione, quando vinse a mani basse il Premio della Critica fra le Nuove Proposte. Speriamo non si disperda: nel frattempo ha presentato in gara due canzoni solide, molto diverse tra loro. La prima decisamente più moderna e orecchiabile, la seconda più legato a uno stile jazz pianistico classico. Passa con mio pieno favore la prima… almeno un pronostico azzeccato secondo mio gusto!

Buoni anche i due cantautori – diversissimi per stili, background e attitudini: Riccardo Sinigallia e Francesco Sarcina. Entrambi conosciuti ai più per le precedenti esperienze in gruppi, Sinigallia nei Tiromancino e in veste di produttore per una marea di artisti di area romana e non solo (Gazzè, Fabi, Frankie Hi-Nrg), Sarcina alla guida de “Le Vibrazioni”, forti di un grande successo di massa sin dal fortunatissimo esordio con la hit “Dedicato a te..”.

I due non si smerciano dal suono che li hanno contraddistinti. Sinigallia sfodera due canzoni diverse ma accomunate dal suo scintillante e poetico songwriting. Si sente la mano in fase di stesura di un altro grande cantautore “di nicchia”, quale il romano Filippo Gatti, già negli Elettrojoyce, e prezioso risulta pure l’apporto della dolce e valida compagna bassista Laura Arzilli, anch’essa ex Tiromancino, specie nel primo brano che giustamente passa in finale, a scapito di una comunque azzeccata “La rigenerazione”.

Francesco Sarcina è l’unico fra tutti e 14 artisti presenti in gara a proporre due brani, sì orecchiabili e dalle grandi aperture melodiche, ma pure permeati di sonorità rock. Non memorabili ma onesti, anche se forse interpretati con sin troppa enfasi, specie il brano passato in finale, dedicato al piccolo figlio Tobia.

I giovani si esibiscono sfortunatamente tardissimo e francamente è una scelta che continuo a non concepire e contemplare. Già hanno poca visibilità, tra big, ospiti, vedette e polemiche assortite, fare loro sparare le uniche cartucce – visto che sono previste da subito eliminazione per due di loro ogni sera – figuriamoci cantando ben oltre la mezzanotte, visto che il primo in gara (Diodato) è salito sul palco a mezzanotte e un quarto.

I primi due – Diodato e il figlio d’arte Filippo Graziani- hanno buona personalità e un buon piglio rock, col primo più intenso e profondo e il secondo più diretto e viscerale.

Bianca canta indubbiamente bene ma l’impressione è che non abbia quel “quid” in più per farla restare; capitolo a parte meriterebbe Zibba, per il quale mi sono già lungamente espresso in più post pre-Festival. Si tratta di un talento già ben riconosciuto in certi ambiti, un cantautore eclettico, sui generis, con una voce profonda, roca e che scalda i cuori e innovative soluzioni musicali.

Peccato come detto che di 8 interessanti nuove proposte (domani tra gli altri si esibirà un altro grande talento come Davide Combusti “The Niro”, che già avuto notevoli consensi all’estero e il giovane rapper in ascesa Rocco Hunt), solo 4 accederanno alla finale, ma almeno Fabio Fazio ha confermato quanto già era fuoriuscito, e cioè che tutti avranno comunque a gara finita un’ulteriore vetrina, potendo ri – esibirsi nella serata conclusiva del Festival.

Passano il turno, a mio avviso meritatamente, il cantautore tarantino Diodato e Zibba!


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