Anno: 2013
Durata: 86’
Genere: Drammatico
Nazionalità: Spagna/Regno Unito
Regia: Isabel Coixet
Tutti si attendevano qualcosa di più da ‘Another me’, presentato in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma 2013, ultima fatica di Isabel Coixet, la brava regista e sceneggiatrice catalana (spesso co-prodotta dal grande Almodovar) nota a livello internazionale per film ben scritti, ben girati e di grande impatto emotivo quali, fra gli altri, ‘La vita segreta delle parole’ (presentato alla Mostra del cinema di Venezia e vincitore in patria di 4 Premi Goya nel 2006, fra cui miglior film e miglior regista) e ‘La mia vita senza me’ (selezionato al Festival di Berlino e vincitore di 2 Premi Goya nel 2004). Cimentandosi per la prima volta con un film di genere, sorta di thriller psico-horror tratto dal romanzo ‘Another Me’ di Catherine MacPhail, la Coixet non sembra saper maneggiare adeguatamente la nuova creatura, che le sfugge da più parti, nonostante la bellezza delle immagini, l’atmosfera ben studiata dell’ ambiente ‘teenager british’ ed una notevole capacità nell’impiego dei mezzi tecnici.
Il film racconta la storia di una famiglia, un tempo felice, ora in crisi: il padre si è ammalato di sclerosi multipla, la madre ha una relazione con il professore di teatro della figlia adolescente, e la ragazza – vera protagonista del plot – l’affascinante e bellissima Fey, è preda di continue inquietudini e strane visioni/situazioni. Le sue angosce e paure si riflettono in brutti sogni, si sente osservata, seguita, perseguitata. Dopo aver inizialmente dato la colpa dei misteriosi eventi ad una compagna di scuola che le somiglia – invidiosa dei suoi successi nella recita scolastica ed in amore – Fey capisce (quasi da subito in realtà, senza che nello spettatore si sviluppi il giusto ‘pathos’) di avere un doppio: chi sia e perché la tormenti è il tema centrale della seconda parte del film, che svelerà un segreto di famiglia (una gemella mai nata in cerca di giustizia), proseguendo con manciate di banali elementi horror (crepe nei muri, altalene vuote che si muovono, luci che si spengono all’improvviso) ed un finale abbastanza scontato.
“Il mio film – ha affermato la regista – non intendeva puntare sulla suspense o sul thriller, ma piuttosto su come viviamo con i nostri fantasmi, tutti ne abbiamo, con il nostro passato, e mi sono ispirata alla letteratura giapponese di Yoshimoto e Murakami, dove la presenza dei fantasmi è una cosa naturale. Al tempo stesso sono stata contenta di scrivere un ruolo per adolescenti, perché ho una figlia di quell’età ed ho anche pensato molto a come ero io da adolescente”. Come abitudine della regista (e si dice come richiesto dalla Fox) il film è girato in inglese e con un cast internazionale, composto di artisti eterogenei, fra i quali spiccano Sophie Turner (la diciassettenne Sansa Stark della serie televisiva ‘Il trono di spade’), Rhys Ifans, Claire Forlani, Gregg Sulkin, Leonor Watling, Jonathan Rhys Meyers e la splendida ‘forever green’ Geraldine Chaplin nel ruolo della vicina di casa, curiosa ed inquietante quanto basta.
Elisabetta Colla