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Festival Internazionale del Film di Roma IX edizione

Creato il 30 settembre 2014 da Af68 @AntonioFalcone1

campagna-base580pxIn attesa che anche la denominazione cambi, in sintonia con i nuovi contenuti espressi (i quali in fondo riprendono l’impostazione originaria della kermesse, negli anni sempre alla ricerca di una concreta e definitiva caratterizzazione identificativa), il Festival Internazionale del Film di Roma, la cui IX edizione (16-25 ottobre, Auditorium Parco della Musica, direttore artistico Marco Müller) è stata presentata ieri, lunedì 29 settembre, si trasforma in festa, snellisce la struttura complessiva (il nuovo regolamento non prevede più una programmazione di mediometraggi e cortometraggi), con la Selezione Ufficiale e le linee di programma che la compongono, ridefinite nel nome, nei contenuti e tutte competitive, e rende il pubblico protagonista effettivo.
Al termine di ogni proiezione gli spettatori potranno infatti votare per il film visto e assegnare i riconoscimenti nell’ambito di tutte le sezioni, opere prime a parte, sottoposte alla valutazione di una giuria tecnica, che vede presidente il documentarista Jonathan Nossiter e come componenti la montatrice Francesca Calvelli, gli attori Valerio Mastandrea e Cristiana Capotondi, il regista Sydney Sibilia.

Tomas Milian (Nocturno.it)

Tomas Milian (Nocturno.it)

Dando uno sguardo al cartellone e man mano scendendo nei particolari, la sensazione è quella di un programma sicuramente vasto e variegato, che, in nome di una ricercata irritualità pop (il Marc’Aurelio Acting Award alla carriera conferito a Tomas Milian), da un lato cerca il consenso del grande pubblico (illuminante al riguardo l’apertura e la chiusura in commedia, rispettivamente Soap Opera di Alessandro Genovesi e Andiamo a quel paese di Ficarra e Picone), dall’altro sembra voler attirare attenzioni cinefile più “alte” (il Maverick Director Award, premio dedicato ai cineasti che hanno sempre operato “fuori dagli schemi”, a Takashi Miike o il Marc’Aurelio del Futuro assegnato al regista Aleksej Fedorčenko), un apparentemente straniante giro d’ottovolante che comunque ha il pregio di diversificare le proposte all’interno delle cinque sezioni, offrendo risalto alle loro specifiche caratteristiche. Da segnalare anche l’interessante retrospettiva Danze macabre. Il cinema gotico italiano, omaggio alla nostrana produzione di genere nell’arco temporale di massima creatività (1957-1966), felice binomio fra inventiva e professionale artigianalità.

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All’interno della sezione Cinema d’Oggi, al cui interno sono previste opere di autori sia affermati, ma non ancora noti al grande pubblico, che di giovani leve, troviamo le proposte italiane forse più rilevanti, Foresta di ghiaccio, film diretto da Claudio Noce ed interpretato da Emir Kusturica, Biagio (Pasquale Scimeca) ed infine Alessandro Piva con I milionari, a far da compagnia a titoli quali Time Out of Mind (Oren Moverman) o Angels of Revolution del citato Fedorchenko.
Il nostro cinema vede comunque riservata una sezione apposita, Prospettive Italia, volta a fare il punto sulle nuove linee di tendenza tanto nell’ambito della fiction che del documentario, genere quest’ultimo rappresentato, fra gli altri, da Filippo Vendemmiati (Meno male è lunedì), Gaetano di Vaio (Largo Baracche), Elisabetta Sgarbi (Due volte delta).
Mondo Genere accoglie invece titoli appartenenti ai più diversi generi cinematografici (da citare Stonehearst Asylum, diretto da Brad Anderson).
Gala presenterà una selezione di grandi pellicole “popolari ma originali” della nuova stagione e qui i titoli presenti vanno a comporre un pot-pourri quantomeno singolare, visto che si va dalle suddette commedie italiane d’apertura e chiusura al documentario Soul Boys of the Western World di George Hencken, intento a ripercorrere le tappe principali della carriera degli Spandau Ballett, passando per The Knick, serie televisiva firmata da Steven Soderbergh o ancora pellicole come As the good will del citato Miike.

Marco Müller

Marco Müller

Infine la sezione Eventi andrà a rappresentare una sorta di possibile confluenza autoriale fra registi dalle valenze e caratteristiche artistiche complessive del tutto diverse: vi troviamo Jia Zhang-ke, un gars de Fenyang, documentario diretto dal brasiliano Walter Salles, che riceverà il Marc’Aurelio alla carriera e sarà protagonista di un incontro con il pubblico, oltre che di una apposita Masterclass.
La mia personale sensazione riguardo le sorti della sempre discussa kermesse capitolina, mai paga dei tanti tentativi volti a differenziarla nel corso degli anni dai festival cinematografici che la precedono (Venezia) o la seguono (Torino), è che questa edizione possa effettivamente concretizzare la svolta definitiva, nel senso che, come recita l’antico adagio, o la va o la spacca: a luci spente, una volta che la variopinta giostra messa in moto da Müller sarà arrivata al suo ultimo giro, si potrà riflettere se sia il caso d’insistere sulla formula della festa, magari con un coraggio nelle proposte non solo di facciata, come definitiva diversificazione, oppure se non sarà il caso di smontare il luna park, magari ovviando alla sua eliminazione in virtù di un’integrazione sinergica con altre manifestazioni nella capitale di poco antecedenti, vedi il Roma Fiction Fest.
E’ una soluzione prospettata da più parti e certo interessante per un’analisi della confluenza fra diversi mezzi d’espressione, nel bene e male così lontani così vicini, citando il titolo di un film diretto nel 1993 da Wim Wenders, che a Roma presenterà la sua ultima realizzazione, Il sale della terra.


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