Desideravo andare a Mantova da un po' di tempo.
A Mantova intendo, in particolare, al Festivaletteratura.
Ma ogni anno succedeva qualcosa di oh scusate, mentre scrivo, queste immagini mi distraggono e vorrei essere ancora lì. In quell'atmosfera che non posso definire altro che magica. Comunque questa volta, ho deciso, costi quel che costi, ci vado! E così è stato. Regola numero uno: mettersi in testa una cosa e perseguirla finché essa non si avvera. Astenersi desiderosi di atterrare sulla luna senza navetta spaziale e mitomani vari. Per tutti gli altri, non smettete di sognare sogni come questo. Può essere che prima o poi si avverino.
La città è stupenda. E sono felice di esserci andata per la prima volta proprio adesso, in un frangente delicato per Mantova, di ricostruzione dopo il terremoto. Si sente la ferita e la voglia di guarigione. Per il resto, è esattamente tutto come l'avevo immaginato così tante, ma tante volte.
Ok. Non è vero niente di ciò che ho scritto fino a ora. O forse sì. Che ne direbbe Pietro il Ballista? Lo vedo perplesso.
Bella, gentile, accogliente e vispa. Sognante, e in pieno fermento. Mantova è il posto ideale in effetti per un festival della letteratura: tutti gli incontri con scrittori e intellettualoni si dislocano nei luoghi-cardine della città e tu con la tua cartina te li vai a cercare e tra una cosa e l'altra senti profumi buoni, campane che suonano e bici che sfrecciano alla massima velocità. Le case, i palazzi, i monumenti: tutto è elegante, rassicurante, sobrio. In uno dei miei spostamenti, mi ha pure intervistata una TV della Barilla (sic.) sulle mie abitudini alimentari e sul futuro dell'umanità!
Avevo prenotato, giorni prima, due appuntamenti. Uno per ascoltare Francesco Targhetta, autore di un curioso romanzo in versi per Isbn edizioni: era da un po' che puntavo questo libro, ma non avevo mai avuto modo ancora di leggerlo. Ora è qui con me, con anche una dedica bellissima. Siamo coetanei e nell'aria si respirava una certa "solidarietà generazionale". Grazie Francesco! In quel frangente, ho anche conosciuto la mitica ragazza che si occupa di @SpritzLettera (cliccate, se potete!) e abbiamo brindato allegramente con uno spritz, seguito da tazzina di caffè: la fantasia al potere!! :) L'altro incontro per il quale avevo acquistato il biglietto è stato quello con Aimee Bender, tra le mie scrittrici USA preferite. Vederla dal vivo, dopo aver letto i suoi libri, lo confesso, è stata una grandissima, irripetibile emozione. Meravigliosa e full of grace! Lei però, a differenza di Mantova, la immaginavo diversa. Come minimo "con un ferro da stiro al posto della faccia"...
Per il resto del tempo ho girato per Mantova, pensando a quanto fossi contenta di essere lì. Forse troppo. Non mi pareva vero. Ogni tanto mi sono sentita anche un po' spaesata. Boh, è strana la vita.
Fortuna che poi ho incontrato alcune colleghe.
Questa piazza è incantevole. Qui si è tenuto l'aperitivo inaugurale del Festival. Che personalmente ho mancato per ascoltare Targhetta. Che tutto ciò sia messo agli atti, mi raccomando!!
Tazze e biro.
Quello è un po' il quartier generale del Festival. Letture, musica e una libreria.
Ci sono dei ristorantini fantastici.
A un certo punto ho tentato di partecipare anche a una lezione di Simonetta Agnello Hornby (in foto un dettaglio del Palazzo Slow Food) in cui raccontava piatti della tradizione siciliana. Come temevo, tutto esaurito. Idem per i laboratori sul ritratto di Marcello Fois.
Dunque ho ripiegato, ma mi è andata anche bene, su una trattoria. Mezze maniche alla zucca e calice di Valpolicella. Uguale, la felicità.
Poi sono finita in un mondo fatto di ghiaccioli. Dal momento che, di colpo, è esplosa l'estate.
Ah, preziosa, amabile città.
A ogni angolo c'era qualcosa da guardare.
Laggiù appare una lavagna a cielo aperto, dove si tenevano argute lezioni di vita. In quel baretto con gli ombrelloni bianchi ho mangiato una schiacciatina.
Librerie ovunque.
Non c'entra nulla con la foto, ma il pubblico di questo festival mi ha incuriosita. Non solo addetti ai lavori ma tantissime persone semplicemente desiderose di vedere che succedeva e forti lettori. Essi esistono, e lottano insieme a noi. Le mie vicine di stanza nel B&B, per dire, erano due ginecologhe!
Tra le altre cose, passavano qua e là bislacchi personaggi a distribuire acqua gratis. L'etichetta mi pare quanto meno interessante.
Aimee Bender mentre dice all'interprete: Il mio numero preferito è il 9. E ho pensato: il mio invece è l'8. Tra lei è me c'è quindi solo un unico, piccolo grado di separazione: yeah questo è il mio giorno fortunato!
Conclusioni: vorrei senz'altro tornare a Mantova il prossimo anno. Alle cose belle, è proprio vero, ci si prende subito gusto.