Sapete com’è lunga la notte quando avete 40,2 di febbre? Per far passare il tempo, come al solito mi sono finto il protagonista di “Le Nevi del Kilimanjaro”, il tizio che parla con la donna che gli cura la gamba in cancrena mentre aspetta l’aereo che lo porterà all’ospedale. “Che cos’è quel rumore? Sembra un lupo.” “Sono i cani che abbaiano alla luna” risponde mia moglie, facendomi vento con l’ultima copia di The New Times. “Ricordi quel ristorante a Montmartre? Quello savoiardo dove abbiamo mangiato la fonduta?” “Si.” “Come si chiamava?” “La Grolle, credo.” “E Venezia?” “Ah, Venezia.” “Sì, Venezia. Ricordi la Ca’ d’Oro?” “Sì.” “E l’Harris Bar?” “Sì.” “E quando ti sei persa nei Musei Vaticani?” “Sì”. “Smetti di farmi vento, ho freddo.” “Non importa, te lo faccio lo stesso.” “Se muoio, non voglio preti.” “Se muori tu, muoio anch’io.” “Sai che hanno assolto Geert Wilders?" “Sì.” “Aveva torto, il Corano non è come Mein Kampf.” “No?” “E’ molto peggio.” “Ah.” “Non scorderò mai quando Kagame ha detto ‘imbere’ alla battaglia di Kanombe. Sai che cosa vuol dire ‘imbere’? “Vuol dire ‘avanti’.” “Significava che le FAR erano in rotta. L’aeroporto era nostro.” “Sì.” “E Médard è saltato su una mina.” “Non pensare più a queste cose.” “Che ora è?” Le tre e mezzo.” “Com’è lunga la notte."
Dragor