Lei è una pagina bianca. Ha i bordi spezzattati perché qualcuno l’ha strappata troppo presto dalla pagina del quaderno nel quale giaceva. La sua superficie è perfettamente liscia, ma se la si osserva bene, se si ha pazienza, si possono notare le infinite incrinature che creano angoli d’ombra in quella luminosa perfezione. E’ fine, delicata, leggera, come una ballerina classica che sembra innalzarsi e spiccare il volo ad ogni passo sulle punte di gesso.E’ robusta, ma non così tanto. La si può appallottolare, strattonare, gettarla nel cestino o farci un aeroplanino. Lei non può decidere il suo destino. La sua massima aspirazione è essere scritta da mano esperta, da persona con animo sensibile. Una poesia, una lettera o una storia. Ah quanto le piacciono le storie! Soprattutto quelle che parlano di principesse, anche se lei tifa sempre per la strega cattiva. Le piacciono gli unicorni e le fate, sono creature rare, come lei. Le piacerebbe essere la custode di una storia che parla d’amore. Giace su di una scrivania insieme ad un sacco di altri oggetti, ma in fondo è sola. E’ l’unica pagina bianca. La sua vita sarebbe perfetta se solo la penna stilografica la guardasse. E’ sicura che sarebbe subito amore tra loro. Loro che sono così perfetti insieme potrebbero fare grandi cose, scrivere bellissime storie. Invece la stilografica sta lì, sola anch’essa, abbandonata dalla mano dello scrittore da troppo tempo. Tutt’agghindata come un principe d’altri tempi: nera e lucida, con il bordino d’oro. Maestosa, sicura di sé. Non crede di aver bisogno degli altri oggetti per vivere serenamente. Certo è che ogni tanto le piacerebbe fare un giro con qualche pagina bianca come faceva un tempo. Quel vizio non l’ha perso e non lo perderà mai.
I giorni passano in una quiete immobile, in un silenzio fatto solo di luci che cambiano nella stanza, all’alternarsi del giorno e della notte, al conseguente variare della luce attraverso la finestra.
Lui è il fuoco. Il fuoco generato da un accendino Zippo.E’ un tipo focoso, ma schivo. Si fa vedere solo raramente, da il massimo di sé stesso e subito scompare, così com’è arrivato. Le sue migliori amiche sono le sigarette e le mani del suo padrone. Non è perfetto, con tutte quelle sue fiamme sparse qua e là e i suoi colori variabili dal rosso al violetto, ma è bello, di una bellezza insolita. Colpisce. Sa di essere più raro degli altri fuochi di accendino, ma non se ne fa un vanto. Cosa tipica delle persone che conoscono il loro valore e non hanno bisogno di mostrarlo continuamente al mondo. Aveva grandi aspirazioni da piccolo: sognava di sposare una principessa pipa, salvata da una torre custodita da un drago. Anche se in realtà gli sarebbe dispiaciuto uccidere il drago, animale da lui sempre ritenuto magnifico. Da bambino adorava le fiabe che gli raccontava sempre il fratello maggiore. Se chiude gli occhi ricorda ancora la voce calda, vede i personaggi vivere avventure fantastiche. Sente ancora il cuore battere forte nel petto quando il cavaliere salva il villaggio sterminando il tiranno.Invece si deve accontentare della monotona relazione con la sigaretta che costantemente il suo padrone gli propone, sempre la stessa marca, con la medesima frequenza oraria. E’ un rapporto destinato a logorarsi, troppo monotono, insipido e senza senso. Ogni volta che vede un altro fuoco accendere una pipa s’innervosisce, al punto da rischiare di fare autocombustione e far esplodere l’accendino!Lui sa che si merita di meglio, che da qualche parte nell’universo c’è la sua pipa ad aspettarlo, ma non può fare niente per modificare il suo destino. La vita continua, senza sapore. Un giorno però lo scrittore invita l’amico fumatore nel suo ufficio, per un wishky dopo cena, mentre le signore parlano di ricette ed ultime mode.Il fumatore estrae lo zippo, il fuoco esce ed abbaglia la stanza poco illuminata. La pagina bianca lo vede e il suo cuore si ferma. In un istante svaniscono libri, penne, forbici. Svanisce la stilografica come se non fosse mai esistita. Svaniscono la rabbia e la noia.Ha quegli occhi: occhi che la trapassano, la indagano fino nel profondo, la spogliano. Sente accartocciarsi le budella che non ha, le pare d’essere spostata da una fortissima folata di vento, ma è sempre immobile nel solito posto, inchiodata. Lui non ha mai visto creatura più bella, più pura. E’ liscia, fresca. La immagina profumata di gelsomini in una sera d’inizio estate, nuda con addosso solo una camicia bianca, sotto lenzuola di seta che la coprono solo per metà, lasciando intravedere la perfezione delle sue curve. Le piace perché non è perfetta, adora soprattutto i suoi angoli smussati dagli strappi. Sembrano fatti apposti per combaciare con le onde delle sue fiamme. Lei sa che non passerà più un giorno felice senza quella luce calda ad illuminare l’oscurità della notte, senza quegli occhi che brillano nel buio.Lui sa che non potrà più vivere senza vedere quella creatura meravigliosa, la sua candida principessa. Lei prova ad urlare, ma non può. E’ muta. Lo scrittore non le ha dato le parole. Lui cerca di tendersi per prenderla, ma è tutto inutile.Lo sconforto lo assale, lo lacera. Se anche ci riuscisse con infinito sforzo e sacrificio, finirebbe per bruciarla in un istante, facendola scomparire per sempre.E questo è il suo ultimo pensiero, prima d’essere rinchiuso nell’oscurità e non rivederla mai più.Lei non lo dimenticherà mai e soffrirà pene infinite per questo, ma almeno ora ha la sua storia.