Il feeling e l'amicizia che lega Salvatore Ficarra e Valentino Picone lo ritroviamo sulla scena come nella vita. I due sono da tempo tornati, dopo anni di televisione, al loro primo amore, il teatro, allestendo l'esilarante commedia Apriti cielo che nei giorni scorsi abbiamo potuto ammirare anche al Teatro Puccini di Firenze.
Apriti cielo è uno spettacolo divertente, che fa ridere e riflettere sulle contraddizioni della nostra Italia, un Paese purtroppo ancora bigotto, dove, nonostante certe malefatte siano ormai chiare ai più, si cerca sempre di salvare le apparenze, riuscendo il più delle volte a scadere nel ridicolo. La pièce è una sorta di atto unico suddiviso in tre quadri. Tra uno sketch e l'altro i riflettori si abbassano, lasciando il palcoscenico nella penombra, ma il sipario resta aperto e... assistiamo dal vivo ad una sorta di magia: tutto cambia, persino le tonalità delle luci. I colori delle scenografie sono dinamici e forti, come anche i costumi indossati dai due attori siciliani, unici interpreti di loro stessi, che si muovono con la disinvoltura e l'affiatamento di sempre. Si passa dall'arancione, quando vestono i panni di due pratici riparatori di televisori, all'azzurro del cielo nel finale, durante il quale Ficarra e Picone sono passati a miglior vita e sono costretti a compilare una serie di moduli, trovandosi di fronte ancora una volta quella burocrazia fin troppo macchinosa che pensavano di aver lasciato "nell'aldiqui", in Italia, e che ammorba quotidianamente la nostra esistenza.
Nel primo quadro Ficarra e Picone sono, dunque, due tecnici che devono aggiustare un televisore nell'appartamento di un uomo che giace morto a pochi passi da loro. Gli attori sono sulla scena di un delitto, ma non se ne accorgono. Salvo è una persona prolissa fino all'inverosimile e si diverte nel raccontare a Valentino i film che ha visto, omettendo soltanto di rivelarne il finale. Amici sin dall'infanzia. Ma in fondo l'amicizia prevale su ogni cosa, anche sulla morte. Il secondo quadro si svolge in chiesa dove Ficarra interpreta un prete appassionato di scommesse e Picone il suo chierichetto integralista, talmente ossessionato dai dogmi e dai peccati capitali da farsi confessare decine di volte al giorno. Nel terzo quadro, infine, ritornano i due tecnici persi tra le nuvole che ingombrano l'aldilà. In attesa di scoprire la destinazione finale (sarà il Paradiso?), compilano la modulistica relativa alle colpe di una vita intera, omaggiando così la celebre lettera del film Totò, Peppino e... la malafemmina e dibattendo circa i significati di vizi come gola ed accidia.
Apriti cielo si rivela un insieme di scenette scatenate, un insieme di gag che tengono alto il ritmo dello spettacolo e che coinvolgono così tanto il pubblico da esserci dei momenti di ilarità generale in cui anche Salvo e Valentino si abbandonano a grasse e contagiose risate. In conclusione, Ficarra e Picone riescono sempre a far ridere senza nessuna battuta scontata, grazie ad improvvise impennate surreali e ad una capacità di trovare il ridicolo in ogni piega del reale, senza ricorrere troppo alla stancante satira politica oggi tanto in voga, ma sorridendo e sottolineando i difetti degli uomini per quello che sono.