Nel mio paesello d’origine, arroccato sopra una collina, il fico d’India deve aver trovato un terreno ideale: è ovunque! In questo periodo i frutti stanno maturando, e i tocchi di arancione e rosso che contrastano con il blu del cielo e il verde del resto della vegetazione non passano inosservati. E’ buffo, durante il resto dell’anno hanno una presenza discreta, a tratti inesistente, invece, ora calpestano il palcoscenico naturale con un ottimo ruolo da protagonisti!
“Fico d’India”, sarà una pianta importata dall’India, mi sono detta qualche tempo fa. Macché, ah l’ignoranza: brutta cosa! E’ originaria del Messico e molto probabilmente fu Cristoforo Colombo a renderla popolare nel caro Vecchio Continente quando rientrò a Lisbona convinto di aver gettato l’ancora nelle Indie. Certo che dovevano essere ricche di fascino queste spedizioni, con viaggi interminabili, scoperte incredibili e rientri in patria, se si riusciva a tornare, con quante più prove possibili di quello che c’era dall’altra parte dell’oceano. Ed erano tutte novità.
Ad ogni modo il fico d’India mi piace perché è una pianta che ha “carattere”, è indipendente, suscita curiosità, è forte… e se ne sta lì per conto suo senza bisogno di dover chiedere niente. Se piove bene, altrimenti può farne a meno per un bel po’, come tutte le piante grasse! Per non parlare delle proprietà dei suoi frutti: un concentrato di minerali, soprattutto di calcio e di fosforo, oltre che di vitamina C. Possono essere mangiati freschi, oppure utilizzati per la produzione di succhi, liquori, marmellate, dolcificanti.., meriterebbero di essere rivalutati…
Anna Simone
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