Il fico d’India, Opuntia ficus-indica, e’ originario dell’altopiano del Messico. Gli Atzechi lo chiamavano nopalli e lo consideravano, come il loro simbolo. Sembra che il nome fico d’India sia nato grazie a Cristoforo Colombo che credeva di aver gettato le ancore nelle Indie. Il frutto arriva in Europa con gli Spagnoli verso la metà del 1500, proprio a seguito della conquista del nuovo mondo.
La sua pianta appartiene alla famiglia dei cactus ed è formata da numerose foglie grandi e carnose (pale) sovrapposte; su ogni pala si trovano questi frutti, che hanno una forma allungata con una buccia spessa e coriacea, ricoperta di sottilissime spine. Internamente, però, la polpa è tenera e dolce e ricca di zuccheri, ma piena di piccolissimi semi. Il fico d’India cresce in tutti i paesi del Mediterraneo, nell’Africa Meridionale e in California. Nella penisola italica si trovano concentrati nelle due isole maggiori e nel meridione. Alcune varietà di fico d’India possono non avere spine: il colore della bacca carnosa può presentare una colorazione giallo-arancione, rossa o bianca. Il sapore è dolce e piacevole
Il fico d’India vanta proprietà antinfiammatorie e cicatrizzanti. È dimostrato l’effetto positivo, esercitato dalle fibre solubili, nella diminuzione del colesterolo e nel ritardare l’assorbimento del glucosio. I fichi d’India hanno proprietà dissetanti ed un buon potere energetico; queste caratteristiche lo rendono un frutto particolarmente indicato per l’inizio della stagione autunnale. Tra le proprietà più importanti dei fichi d’India vi è quella depurativa che è in grado di favorire l’espulsione dei calcoli renali e l’eliminazione dei liquidi.
L’applicazione diretta della “polpa” dei frutti su ferite e piaghe costituisce un ottimo rimedio antiflogistico, riepitelizzante e cicatrizzante su ferite e ulcere cutanee; è un vecchio rimedio della tradizione siciliana,
Grazie al suo contenuto di fibre solubili, soprattutto mucillagini, questa pianta dona un senso di sazietà. Con le sue fibre, una volta ingerite, creano uno sorta di gelatina che espandendosi, placa il senso di vuoto allo stomaco. Inoltre, le fibre rallentano l’assorbimento degli zuccheri a fine pasto, facendo mantenere più a lungo il senso di sazietà.
In cucina è utilizzato per svariate ricette, da ottimi risi, a marmellate prelibate ad infusi delicati.
Il frutto non dev’essere mangiato in quantità eccessiva: potrebbe provocare, infatti, blocco intestinale; ricordiamo che devono essere consumati entro 2 giorni dalla coltura, mentre in frigo possono essere conservati qualche giorno di più, avendo l’accuratezza di sbucciarli e metterli, anch’essi, in un contenitore chiuso.