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Fiction: mercato statico e ingessato. Diffusi dati a convegno APT

Creato il 30 settembre 2013 da Digitalsat

Fiction: mercato statico e ingessato. Diffusi dati a convegno APTL'industria della fiction italiana registrerà nei prossimi anni tassi di crescita contenuti a causa della persistenza di alcuni fattori tra i quali la contrazione degli investimenti pubblicitari (-18% tra il 2011 e il 2012) eccetto il mezzo on line, il rallentamento della pay tv (-1,4%) e i deboli investimenti in fiction da parte dei broadcaster attestati a meno di 300 milioni di euro nel 2013.

Inevitabile l'impatto sui volumi produttivi scesi sotto le 500 ore nell'ultima stagione e il ricorso sempre più massiccio alle repliche anche sulle reti generaliste. È quanto emerso oggi nel corso del Convegno, organizzato dall'Associazione Produttori Televisivi (APT), dal titolo «L'industria culturale e la produzione di contenuti: un investimento di successo», che prende spunto dal rapporto annuale commissionato dal RomaFictionFest all'Istituto di Economia dei Media della Fondazione Rosselli.

Il Consigliere Cristian Carrara, Vice Presidente Commissione Cultura del Consiglio della Regione Lazio, che ha portato i saluti del Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha sottolineato che «su cultura si può fare innovazione», esprimendo la volontà e l'obiettivo di attrarre produttori stranieri nel Lazio. Bruno Zambardino Coordinatore operativo dell'Istituto di Economia dei Media della Fondazione Rosselli ha illustrato la situazione italiana che vanta «il primato assoluto in termini di consumi di contenuti audiovisivi (4 ore e 13 minuti al giorno rispetto a una media europea di 3 ore e 55 minuti)».

Secondo i dati dello studio diffusi nel corso del convegno in Italia non si investe in particolare in contenuti originali sui canali tematici digitali sui quali al contrario si stanno progressivamente spostando fette crescenti di pubblico soprattutto giovane (tra gennaio e luglio 2013 la quota di share media mensile per i canali digitali è salita al 36,8% mentre quella delle reti ex analogiche è scesa al 63,20 (era al 90% nel 2008).

Prosegue inoltre il processo di addensamento di film tv e miniserie sulle prime serate delle reti ammiraglie le quali riescono in questo modo a massimizzare gli ascolti sempre sopra la media di rete (Rai Uno vanta ben 67 prodotti di fiction nella top 100 Rai) e al contempo a ridurre i costi orari (da 750K a 600 k per una serie Rai).

A rendere «statico ed ingessato» il mercato contribuisce anche «lo squilibrio cronico della bilancia commerciale con una forbice sempre più ampia tra volumi crescenti di importazioni e ricavi decrescenti da export (scesi nel 2011/2012 sotto i 100 milioni), un intervento pubblico non organico, spesso affidato alla buona volontà delle regioni».

Due i segnali positivi evidenziati nello studio: il fenomeno della delocalizzazione all'estero è tornato ad attestarsi su livelli fisiologici, nei primi 9 mesi del 2013 il numero delle settimane lavorate all'estero è sceso a 21, pesando ormai solo per il 2% sul totale (sale al 56% la quota delle settimane lavorate a Roma e nel Lazio mente il restante 42% si distribuisce nelle altre regioni); il Senato ha appena approvato un provvedimento (si è in attesa del voto definitivo) che estende, in modo permanente il tax credit anche alla produzione audiovisiva con un budget di 20 milioni all'anno (che si vanno così ad aggiungere ai 90 del cinema) , allineando il nostro Paese ad altri mercati europei come quello francese e inglese dove la leva fiscale sta generando importanti ricadute sugli investimenti e l'occupazione.

Resta in sintesi «il nodo di un sistema normativo ancora poco trasparente» che non garantisce un pieno sviluppo del mercato a causa dello squilibrio negoziale tra produttori e reti televisive in materia di diritti secondari. John McVay Presidente PACT (Producers Alliance for Cinema and Television), l'associazione che raggruppa i produttori indipendenti inglesi di cinema, televisione e animazione, ha rilevato i successi ottenuti sia dal punto di vista legislativo che da quello commerciale.

Il Regno Unito, infatti, in meno di 10 anni, è cresciuto fino a divenire il paese con il mercato più creativo e commercialmente proficuo della produzione indipendente.


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