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Fidarsi è bene…

Creato il 20 ottobre 2011 da Italianiaparigi
Fidarsi è bene…

Un dentista dai metodi discutibili...ma efficaci

Quando si abbandona il proprio Paese si abbandonano le proprie abitudini e si rinuncia a tutte quelle conoscenze fidate che facevano parte del nostro quotidiano.
Sono cresciuto in un piccolo paese del palermitano dove le relazioni umane sono basate su una lunga conoscenza e sulla fiducia.
Nel mio paesello, come in tutte le piccole realtà cittadine, si compra il pane dal panificio di fiducia, la carne dalla macelleria che frequentiamo da anni e si consulta il medico che da generazioni segue la nostra famiglia.
Tutti questi meccanismi sociali sono la base essenziale dello stare insieme nei piccoli centri urbani e rappresentano un importante fluido di coesione comunitaria.
Personalmente mi sono reso conto dell’importanza di questa rete fidata di antagonisti sociali solamente quando mi sono allontanato dall’Italia per venire ad abitare a Parigi.

Immerso nell’anonimato di una grande metropoli come Parigi e lontano dalle mie abitudini e dai miei automatismi, ho rapidamente capito che ogni singola necessità diventa un grosso problema quando non si conosce qualcuno di fiducia.
Un esempio? Quando abitavo in Sicilia, se avevo un problema con l’auto passavo da Ciccio il gommista che in un paio d’ore mi riparava il danno; se avevo bisogno di un elettricista chiamavo Totò che si presentava puntualmente con la sua cassetta degli attrezzi e risolveva il problema.
Da quando abito nel pianeta Parigi tutto è più complicato.
Bisogna dotarsi di molta pazienza, cercare sulle pagine gialle e incrociare le dita sperando di evitare uno dei tanti ciarlatani che chiedono cifre astronomiche in cambio dei loro pseudo-servizi.
 Ho avuto la prova lampante di quanto detto sopra recentemente quando ho avuto bisogno (purtroppo!) di contattare un dentista per un terribile mal di denti che mi ossessionava.

Mi sveglio una mattina con la gengiva indolenzita e nel corso della giornata il dolore aumenta progressivamente fino a rendermi isterico.
Il dolore causato da questo terribile mal di denti è atroce e sento una pulsazione crescente e insopportabile sotto la gengiva, un fastidio lancinante che mi perfora il cervello.
Mi reco immediatamente dal dentista più vicino che mi illustra la sua tesi secondo cui il mio problema proverrebbe da un’infezione dovuta alla presenza di tartaro.
Procede, dunque, ad una pulitura generale, riscuote le sue 90€ e mi stringe la mano augurandomi buona fortuna.
Compro il Clamoxyl, l’antibiotico che mi ha prescritto il dentista, e imploro il farmacista di darmi qualcosa contro il dolore (visto che il dentista non mi aveva prescritto nulla).
Passo le quattro giornate successive ad imbottirmi di antibiotici e di Nurofen (Ibuprofen) per placare il dolore che continua ad ossessionarmi.
Il dolore non passa e, come se non bastasse, la guancia mi è gonfiata mostruosamente a causa di un terribile ascesso dentale.

Dopo quattro giorni di assunzione di Clamoxyl senza buoni risultati e con la voglia di sbattermi la testa contro il muro per placare il dolore, decido di consultare un altro dentista.
Prendo un appuntamento con una giovane dentista che riceve nel suo studio del boulevard Voltaire, zona Oberkampf, e che mi rassicura immediatamente dicendomi che riuscirà a trovare una soluzione.
Dopo aver fatto varie radiografie, la dentista viene con i risultati e mi spiega attentamente i dettagli dell’infenzione che mi tormenta e mi descrive le possibili cause.
Mi spiega che il Clamoxyl non è abbastanza efficace contro i batteri che hanno attaccato la mia gengiva e mi prescrive l’Augmentin e degli sciacqui con uno speciale collutorio.
L’Augmentin si rivela efficace e dopo circa tre giorni il dolore inizia a placarsi.
Non sento più il cuore che mi pulsa sotto la gengiva e quando mi sveglio la mattina non ho più la sgradevole sensazione di avere un chiodo conficcato nella mascella.

Torno dalla gentile dentista per un controllo e lei, soddisfatta per aver placato le mie pene, inizia a parlarmi della necessità di sostituire la corona  con un impianto in titanio.
Mi illustra pazientemente i vantaggi dell’impianto rispetto a un eventuale ponte, mi descrive le modalità dell’operazione e mi fissa un appuntamento per iniziare gli esami la prossima settimana.
Rifiuto il suo appuntamento dicendo che ho bisogno di riflettere ed esco dal suo studio con la testa confusa. In fin dei conti non ho accettato di mettere l’impianto.

Vi racconto tutto questo per dirvi che ogni qualvolta ho avuto bisogno di un dentista o un medico a Parigi, ho avuto la sgradevole impressione di discutere con un addetto commerciale di un’azienda che mi vuole vendere i suoi prodotti e mostrarmi i suoi cataloghi.
Magari funziona così anche nelle grandi città italiane ma l’immagine che possiedo dei medici che mi seguivano in Sicilia é diversa.
Naturalmente la nostalgia per il Belpaese mi porta a deformare la realtà e a travisarla idealizzando l’Italia ma mi piace ricordare l’immagine di quel vecchio signore che veniva a casa per visitarmi con la sua valigetta misteriosa e andava via sorridendo bonariamente.



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