Anonimo ha lasciato un nuovo commento sul mio post I graffiti di Via Marconi: "vogliamo più spazi per esprimerci...per poter dipingere... anche per evitare che i soliti vandali continuino a scrivere sulle case del centro della città". Inizia invece così un'intervista di Rachele Terrario al pittore David Tremlett pubblicata sul Corriere della Sera:"Ridare i muri ai pittori. David Tremlett, grande artista inglese, ha ricoperto di forme geometriche stese con le mani la stazione Rione Alto della Metropolitana di Napoli e l’antica Zecca di via santa Marta a Milano, la cappella dei carcerati a Palazzo Re Enzo a Bologna e con Sol Le Witt la pieve di La Morra, sulle Langhe, tra le vigne del barolo. Ora ha affrescato alla maniera dei pittori rinascimentali il forte di Bard, in Valle d’Aosta, un’ora di autostrada da Milano, (di cui non resterà, purtroppo, che la documentazione come spesso accade per i suoi interventi) e la parete di una villa palladiana, Villa Pisani Bonetti, a Bagnolo, La biografia dell'anonimo non la conosco quella di David Tremlett è più o meno questa "artista inglese (nato nel 1945 a St. Austell, in Cornovaglia, vive e lavora a Bovingdon Herts, nei pressi di Londra). L’artista si era trovato a lavorare tra le architetture spoglie, silenti, di Mjimwema, in Tanzania; su brandelli di muro consunti, cocenti di sole. Su questi muri in rovina, caratterizzati da squarci, Tremlett aveva riportato delle figure geometriche che sembravano riprendere nelle linee perimetrali questi stessi squarci. Poi l’artista se ne sarebbe andato; la sua opera sola sarebbe rimasta a testimoniare il suo passaggio in quel luogo."In comune i due hanno la richiesta di spazi, pareti, muri per dipingere. Un dipingere precario legato al destino del supporto che, essendo un muro, è a sua volta legato alle intenzioni di utilizzo, rifacimento, abbattimento del proprietario. Quindi una pittura lontana dal "mercato" . A Fidenza se vogliamo vedere graffiti, altri direbbe murale, andiamo in Via Marconi, oltre il muro dipinto il degrado dello stabilimento ex-Clelia, altri spazi sono alcuni sottopassi periferici e un muro del palazzetto/oratorio di via Berzieri. A Berlino c'era il grande spazio dei murales, il Muro di Berlino, oltre quel muro una società senza libertà, una storia risolta. Anche in Israele il Muro che separa le aree etniche è spazio per murales. Quindi il murales non è poi una semplice trasgressione più o meno giovanile, negli spazi che occupa non c'è spazio per altro. Ritornando al nostro anonimo forse ora la sua richiesta ci può apparire più che ragionevole.
Anonimo ha lasciato un nuovo commento sul mio post I graffiti di Via Marconi: "vogliamo più spazi per esprimerci...per poter dipingere... anche per evitare che i soliti vandali continuino a scrivere sulle case del centro della città". Inizia invece così un'intervista di Rachele Terrario al pittore David Tremlett pubblicata sul Corriere della Sera:"Ridare i muri ai pittori. David Tremlett, grande artista inglese, ha ricoperto di forme geometriche stese con le mani la stazione Rione Alto della Metropolitana di Napoli e l’antica Zecca di via santa Marta a Milano, la cappella dei carcerati a Palazzo Re Enzo a Bologna e con Sol Le Witt la pieve di La Morra, sulle Langhe, tra le vigne del barolo. Ora ha affrescato alla maniera dei pittori rinascimentali il forte di Bard, in Valle d’Aosta, un’ora di autostrada da Milano, (di cui non resterà, purtroppo, che la documentazione come spesso accade per i suoi interventi) e la parete di una villa palladiana, Villa Pisani Bonetti, a Bagnolo, La biografia dell'anonimo non la conosco quella di David Tremlett è più o meno questa "artista inglese (nato nel 1945 a St. Austell, in Cornovaglia, vive e lavora a Bovingdon Herts, nei pressi di Londra). L’artista si era trovato a lavorare tra le architetture spoglie, silenti, di Mjimwema, in Tanzania; su brandelli di muro consunti, cocenti di sole. Su questi muri in rovina, caratterizzati da squarci, Tremlett aveva riportato delle figure geometriche che sembravano riprendere nelle linee perimetrali questi stessi squarci. Poi l’artista se ne sarebbe andato; la sua opera sola sarebbe rimasta a testimoniare il suo passaggio in quel luogo."In comune i due hanno la richiesta di spazi, pareti, muri per dipingere. Un dipingere precario legato al destino del supporto che, essendo un muro, è a sua volta legato alle intenzioni di utilizzo, rifacimento, abbattimento del proprietario. Quindi una pittura lontana dal "mercato" . A Fidenza se vogliamo vedere graffiti, altri direbbe murale, andiamo in Via Marconi, oltre il muro dipinto il degrado dello stabilimento ex-Clelia, altri spazi sono alcuni sottopassi periferici e un muro del palazzetto/oratorio di via Berzieri. A Berlino c'era il grande spazio dei murales, il Muro di Berlino, oltre quel muro una società senza libertà, una storia risolta. Anche in Israele il Muro che separa le aree etniche è spazio per murales. Quindi il murales non è poi una semplice trasgressione più o meno giovanile, negli spazi che occupa non c'è spazio per altro. Ritornando al nostro anonimo forse ora la sua richiesta ci può apparire più che ragionevole.
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