La giornata di mercoledì 2 ottobre ha visto trionfare, non senza qualche perplessità, il governo Letta
Il Senato ha approvato con 235 voti favorevoli e 70 contrari la fiducia posta dal Presidente del Consiglio Enrico Letta. Un vero e proprio colpo di scena quello messo in atto da Silvio Berlusconi, principale responsabile del tornado politico che in questi giorni ha coinvolto la politica italiana, motivo improrogabile quindi per Letta di porre la fiducia. Il cambio di rotta del capitano del Pdl, che ormai sembra in via di rottamazione per lasciare posto alla ricostituita Forza Italia, ha generato un effetto a sorpresa che ha lasciato di stucco non pochi volti all’interno dell’aula di Palazzo Madama.
La spaccatura interna al Pdl ha dato i suoi frutti. A Berlusconi, evidentemente, la conta non è stata molto chiara fino al momento del suo discorso in Senato, nel silenzio più assoluto. Le parole pronunciate da Berlusconi sono state sintetiche e chiarificatrici: “Sì” al Governo Letta, una fiducia data “non senza interno travaglio“. E il travaglio ha portato a una rottura definitiva all’interno del Pdl mai verificatasi prima d’ora.
Ad aprire la nuova corrente del centro destra ci ha pensato Fabrizio Cicchitto (Pdl) che ha inviato alla Camera la richiesta (poi accettata) di costituzione di un gruppo autonomo degli “alfaniani“, come la stampa lo ha soprannominato. In un primo momento il numero dei richiedenti è stato 12, successivamente hanno preso parte alla iniziativa di Cicchitto altri 14 “colombe” pidielline, in tutto quindi si contano 26 unità. Tra questi spiccano i nomi di Angelino Alfano, Maurizio Lupi, Beatrice Lorenzin, lo stesso Cicchitto e Nunzia De Girolamo. Diversa è invece la situazione per Gaetano Quagliariello che non si sa bene se collocarlo tra i fuoriusciti del Pdl oppure reinserirlo all’interno della classica coalizione berlusconiana, visto che non ha escluso una partecipazione al neonato gruppo parlamentare.
Nella stessa giornata la fiducia a Letta arriva dalla Camera: i sì sono stati 435, i no 162. Il governo Letta conquista la fiducia di entrambe le Camere, un momento per riprendere fiato e valutare la situazione politica attuale all’interno di esse. Perché ancora una volta tutto è dipeso dalla decisione inaspettata e repentina di Berlusconi che, rassegnato e lasciato con l’amaro in bocca, ha dovuto dare fiducia al Presidente del Consiglio, preso in contropiede dalla scissione interna al Pdl. La grande beffa del Cavaliere non ha nascosto però i malumori all’interno del suo partito. Tant’è che perfino un fedelissimo di Berlusconi, quale è Roberto Formigoni, ha deciso nella stessa giornata di formare un nuovo gruppo parlamentare che sotto sua proposta molto probabilmente verrà chiamato gruppo dei “Popolari“. A detta dello stesso Formigoni gli aderenti sarebbero almeno 25, ai quali si sono uniti i parlamentari di Gal oltre altri appartenenti al Pdl. Il tutto per “far navigare tranquillo” il governo.
Lo scisma all’interno del Pdl ha prodotto quindi due gruppi parlamentari ancora in esplorazione, che però nutrono visibilmente l’esecutivo, affannato com’era a trovare una maggioranza solida. L’avventatezza di Berlusconi, a detta di molti pidiellini dovuta a “scelte comuni erronee e sbagliate” è stata pagata a caro prezzo. Alla Camera gli alfaniani, al Senato i popolari.