La Fiera del Libro di Francoforte assegna annualmente un Premio per la Pace, rivolto ad intellettuali dal prestigio internazionale che hanno saputo richiamare l’attenzione, attraverso la cultura, su zone dove il processo di pace è stato spesso travagliato
Il Premio per l’edizione 2014 va a Jaron Lanier, scienziato, scrittore e musicista americano. La cerimonia di premiazione ha avuto luogo nella Chiesa di S. Paolo a Francoforte in presenza di un migliaio di ospiti. A impreziosire l’evento, la presenza di Monika Grütters, Ministro della Cultura Tedesco e del Presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz.
Nel suo discorso, Lanier, ha espresso la sua posizione favorevole ai sistemi digitali e pre-digitali, ma ancor di più, ha invocato l’avvento di un nuovo umanesimo, precisando:
Un nuovo umanesimo non significa rifiutare l’intelligenza artificiale, o qualsiasi forma di algoritmo o meccanismo robotico; qualsiasi singola ipotizzabile intelligenza artificiale, può essere ugualmente intesa come una funzione non autonoma che le persone possono usare alla maniera di strumento. Il rifiuto, solitamente, non si basa su cosa i computer possono fare o non fare, quanto piuttosto su come le persone siano sempre necessarie per far divenire un computer realmente tale. Senza le persone i computer sarebbero solo delle macchine con degli schemi. Se saremo capaci di ammettere che la presenza di persone sia indispensabile per far si che esistano dei dati e se siamo disposti a minimizzare le nostra fantasie sulla realtà virtuale, potremmo godere di un nuovo modello economico la cui influenza determinerebbe anche gli esiti del sistema produttivo globale, evitando sistemi finanziari secondo i quali tutto è gestito da poche o singole entità. Abbiamo un’opportunità, ma dobbiamo avere il coraggio di riconoscere che ci sono delle valide alternative al modello economico attuale.
Il discorso di Martin Schulz sul motivo della premiazione, invece, è il seguente:
È giusto che Jaron Lanier sia il destinatario di questo premio, poiché rappresenta tutti coloro che fanno parte di questo dibattito sperimentale sul nostro futuro digitale e questo processo di confronto, in cui ci si chiede quale “sogno digitale” dominerà il nostro secolo, è anche un discorso di pace, perché potrebbe essere determinante per la nostra futura libertà, la nostra giustizia, per vivere in un mondo fatto di solidarietà, pluralismo e creatività.
Secondo l’opinione di Schulz, mondo digitale ed analogico non sono separati, perché quasi tutti i dubbi legislativi legati al mondo di internet riguardano le stesse questioni socio-politiche che conosciamo dai tempi del mondo analogico, per questo tutti hanno diritto di partecipare a questa discussione, se dovessimo lasciare queste domande in mano soltanto a programmatori, esperti di tecnologia, finiremmo per vivere in un mondo auto referenziale governato da ingegneri ed informatici, un mondo di esperti che non sarebbe una democrazia.
Heinrich Riethmüller, Presidente del premio sostiene:
Se l’umanità sarà in grado di sostenere l’individualità, e quindi la libertà di personale, senza rinunciare ai vantaggi del mondo digitale o se entreremo in una dipendenza sempre maggiore dalle macchine, rendendo l’uomo stesso un algoritmo è un dilemma che si trova al centro del dibattito suscitato da Lanier già da anni. Lanier non si accontenta del ruolo di analista o ammonitore, egli sviluppa strategie che ci possono consentire di superare il pericolo di diventare del tutto dipendenti dalla tecnologia e dalle macchine. Ciò è in favore di una società al servizio del mondo intero e per la pace.
Il grande spirito progressista di Lanier ci permette di smentire i pregiudizi che indicano la tecnologia inutile e superflua, poiché, come ben sappiamo, è l’uso che facciamo di essa che va coscientemente controllato e mai inibito a dare vita al nostro futuro