Figari Film Fest: Cusutu N’ Coddu di Giovanni La Pàrola

Creato il 19 settembre 2013 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

 

In più di un’occasione abbiamo sottolineato la speciale atmosfera creatasi anche quest’anno al Figari Film Fest, il buon rapporto instauratosi tra gli ospiti, la reazione vivace del pubblico, eccetera eccetera. Proprio quel sano e spesso goliardico clima di cameratismo che ha riguardato autori, interpreti dei film, staff del festival e altri addetti ai lavori, tutti egualmente coinvolti nel piacevole tran tran del festival sardo, è stato uno dei tasti su cui si è battuto di più. Ebbene, nel caso di Giovanni La Pàrola tutto questo discorso apparirà tremendamente superfluo, perché lui a Golfo Aranci non è riuscito proprio a sbarcare! Peccato. Ma per suo conto hanno parlato le immagini.

Come dicevamo poc’anzi, il regista formatosi al DAMS di Bologna ma palermitano di origine ha perso stavolta il traghetto per l’altra grande isola, mandando però in avanscoperta un lavoro che ha già girato parecchio, e con enorme successo; per farsi un’idea, sufficiente dare un’occhiata veloce alle referenze del suo Cusutu N’ Coddu: Miglior Cortometraggio al Riff – Rome Independent Film Festival, Miglior Colonna Sonora al Genova Film Festival (e in effetti le musiche di Francesco Cerasi possono vantare un appeal davvero speciale), inserito anche nella Cinquina dei David Di Donatello per il Miglior Cortometraggio, tutto ciò nel 2012 ed elencando solo alcuni tra i riconoscimenti ottenuti. La dimestichezza con un set importante e con risorse produttive cospicue è uno dei dati che emergono dalla visione del corto, il che ci offre lo spunto per ricordare che La Pàrola ha già esordito al lungometraggio con una regia piuttosto impegnativa, quella della commedia E se domani (2006) con Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu e Sabrina Impacciatore.

Ma i mezzi, quando uno se li trova finalmente a disposizione (lo stesso Cusutu N’ Coddu, sia chiaro, non è certo un corto a basso budget), possono essere impiegati in tanti modi diversi. E dell’approccio tentato qui dal giovane cineasta ci hanno colpito, in positivo, l’originalità di fondo dello script, l’utilizzo elegante e dinamico della mdp, il ritmo impresso al montaggio e la volontà di parafrasare determinati generi senza tacerne i risvolti più grandguignoleschi. In una quindicina di minuti La Pàrola è riuscito a condensare una sorta di selvaggio, grottesco “spaghetti western”, ambientato in Sicilia nella seconda metà del XIX secolo. Per essere più precisi, durante il celeberrimo sbarco dei Mille. Da ciò è scaturita un’ardita e quanto mai sfrontata contaminazione tra l’immaginario risorgimentale e cifre stilistiche che possono derivare, in modo alquanto spensierato, da Sergio Leone o da Corbucci stesso: tra sbarchi di garibaldini, faide truculente nei feudi siculi, azzeccatissime riprese col dolly (ottima la fotografia di Marco Bassano), flashback ossessivi, duelli memorabili (con una deriva che, impressionati dal congegno meccanico che il giovane sarto protagonista ha ideato per la sua vendetta, ci azzardiamo a definire “steampunk”) ed effetti digitali usati con una certa accortezza, il racconto riesce a sedurre dall’inizio alla fine. Complimenti all’autore, quindi, ma anche a interpreti come Filippo Pucillo (“il sarto”, per l’appunto), Giovanni Calcagno (lo spietato “campiere”) e Francesco Foti (“il barone”), capaci di sporcare a dovere le proprie figure, diventando così icone perfette di un accattivante e immaginifico western borbonico.

Stefano Coccia


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