A Golfo Aranci il buon Corrado Ravazzini si è distinto in vari modi. Principalmente, grazie al suo ultimo cortometraggio: vincitore anche del Premio del Pubblico, Perfetto si è segnalato al Figari Film Fest come uno dei lavori più riusciti, a partire dall’idea per non parlare poi delle magnifiche interpretazioni di Luciano Manzalini, Stefano Sarcinelli e Alice Sibani. Ma di Corrado è piaciuta anche un’altra qualità, quell’essere una sorta di “centro di aggregazione permanente” (ci perdoni Battiato) in grado di “fare squadra” e di coinvolgere gli altri ospiti del festival a tutti i livelli, puntando su un indubbio calore umano e su un modo di porsi all’occorrenza ironico, ma pur sempre genuino, diretto; prerogative, queste, emerse tanto negli incontri pubblici che in quei momenti di socializzazione, regalati a iosa dal piccolo festival sardo. Tutto ciò ci aveva illuso che intervistarlo sarebbe stata una passeggiata. Grosso errore! Proprio questo abbandonarsi con tanto buonumore e un pizzico di imprevedibilità al flusso degli eventi, unitamente ai tanti impegni di cui la circuitazione estiva del corto è stata promotrice, ha fatto sì che il fatidico rituale dell’intervista venisse procrastinato a lungo. Ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Missione compiuta. E da tale confronto è emerso un dialogo vivace e piacevole, che vi andiamo ora a riassumere.
Come nasce l’idea di “Perfetto”, il cortometraggio con cui hai vinto il Premio del Pubblico al Figari Film Fest, e che di riconoscimenti ne ha ottenuti parecchi altri?
Perfetto è stata veramente un’esperienza fortunata. Autoprodotto a zero budget, grazie alla collaborazione e all’entusiasmo di molti amici, ci ha permesso di arrivare proprio in questi giorni al 31° riconoscimento. E il viaggio continua.
Lo spunto nasce da una esperienza personale. A volte incontri sulla tua strada la persona sbagliata nel momento sbagliato e può capitare di chiederti sarcasticamente il perché della sua esistenza, chi te l’abbia mandata. Nel mio caso fu un portiere notturno in un hotel all’estero, che dopo un viaggio estenuante, a tarda notte, aveva smarrito la mia prenotazione. Una volta risolta la situazione, mi accorsi di aver giudicato quella persona senza conoscere nulla di lei, della sua vita. Ben inteso, non feci nessun monologo accusatorio come quello del mio protagonista. Solo, lo giudicai silenziosamente. Il giorno seguente buttai giù di getto questa storia, esasperando i toni e inventando un botta e risposta, un po’ per espiare il mio peccato di superbia. L’unica cosa che rimane dell’esperienza reale fu solo l’evidente riporto, perfetto per la caratterizzazione del personaggio.
Poiché già Orazio affermava che nulla ci vieta di dire il vero ridendo, qual è il tuo pensiero riguardo agli elementi di satira sociale che, in “Perfetto”, arricchiscono una commedia così divertente e, per certi versi, liberatoria?
Spesso diamo per scontato che le persone con cui abbiamo a che fare abbiano avuto esperienze ed occasioni di vita simili alle nostre. Ovviamente non è così. Perfetto è questo, lo scontro fra tesi e antitesi. Volevo che il potente protagonista della storia fosse sì un benestante, ma uno che avesse lavorato tutta la vita per diventarlo e che non potesse nemmeno concepire come altre persone nelle sue stesse condizioni, impegnandosi, non potessero ambire a un riscatto e a una evoluzione sociale. Purtroppo però la volontà e l’impegno spesso non bastano ed entrano in campo altri fattori, come fortuna, territorio, carattere, conoscenze, ecc.
La scrittura, come praticamente in tutti i miei lavori, è stata istintiva. Solo dopo mi sono accorto del valore sociale che poteva avere la storia. Mi piace presentarlo come una battaglia di monologhi e una guerrilla fra classi.
Puoi parlarci della scelta degli attori, tra cui spicca quel Luciano Manzalini che i fan dei Gemelli Ruggeri, il noto duo comico, ricorderanno senz’altro con affetto?
Avevo già scritto il corto da un po’ quando ho avuto l’occasione di conoscere Luciano. Subito ero un po’ intimidito, per me lui e i Gemelli Ruggeri erano un mito fin dai tempi della mitica trasmissione Lupo Solitario. Fino ad allora i miei corti giravano i festival e avevano successo, ma erano girati con amici, attori non professionisti, facce giuste scelte fra conoscenti, ecc. Con una sceneggiatura del genere, dove il 90% della struttura è basata su dialoghi, voce fuori campo e tempi comici ad incastro, non si poteva rischiare, servivano due ottimi attori. Solo che io, che in realtà sono piuttosto timido negli approcci, latitavo nel farmi avanti. Fortunatamente una notte, dopo che alla 25a Ora su LA7 avevano trasmesso un paio di miei corti, ricevo una telefonata. Pensai – Sarà mia madre che si complimenta per la trasmissione. Mamma dormiva tranquilla, era invece Luciano. Diceva che gli erano piaciuti i miei lavori e che non gli sarebbe dispiaciuto collaborare. A quel punto mi buttai e pochi giorni dopo lo contattai. Da lì nacque tutto.
Sempre a proposito di Luciano Manzalini, ci sarebbe da riportare la polemica del riporto: a Golfo Aranci il lavoro del parrucchiere sull’attore è stato oggetto di singolari critiche, che hanno messo un po’ di pepe al tradizionale incontro con gli autori. Come ricordi questo buffo episodio?
È stato un momento molto divertente. Come dicevo, il corto è uno zero budget autoprodotto. Che in questo caso significa “fatto in casa”. Il riporto è l’effetto speciale più complesso del corto. Ho affidato il parrucco a una amica parrucchiera professionista brava e volenterosa, ma che non si era ovviamente mai occupata di trucco teatrale o cinematografico. Così dopo vari studi ed esperimenti abbiamo raggiunto un compromesso che ho trovato accettabile per la messinscena. Il fatto che qualcuno lo contesti scherzosamente, mi da comunque ancora più soddisfazione. Perché mette Perfetto sulla stessa bilancia di lavori prodotti con budget più alti e nota solo quel piccolo difetto. Che per me comunque rimane un pregio: è un brutto riporto? Meglio ancora. Più brutto è, meglio è per la storia e il personaggio.
Più in generale, quali impressioni hai tratto dal Figari Film Fest e dall’atmosfera creatasi a Golfo Aranci?
“I left my heart in Figari”… È stato uno dei festival più divertenti e coinvolgenti a cui abbia partecipato. Organizzato con grande entusiasmo e con lo spirito giusto: creare contatti e incontri fra i vari autori ed esperienze produttive. Conoscere nuovi amici e “colleghi” da tutta Italia in una cornice da sogno. Cosa chiedere di più? Il clima che si è creato è stato… Perfetto. Ops, autocitazione.
Potresti dirci qualcosa sui lavori da te realizzati prima di girare “Perfetto” e sul tuo interesse per la musica?
Vivo in provincia e sono autodidatta. Il mio primo corto è stato Requiem, low budget sulla pena di morte girato in betacam in bianco e nero. Ebbe un ottimo successo. Grazie ai premi vinti mi comprai la prima attrezzatura. Altri lavori che credo interessanti sono Pizzaboy, P314, Fuoriporta, Sine Cura, Swissigns. Drammatico, horror, surreale, commedia… Non ho preferenze, mi piace spaziare da un genere all’altro. L’importante è che la storia mi affascini e abbia dei risvolti interessanti. In generale, guardando i miei lavori a ritroso, mi sono accorto di amare le storie con una struttura circolare. La musica è stato uno dei miei primi amori, ma negli ultimi anni l’ho un po’ trascurata tradendola col cinema. Avevo anche una band, ma siamo a livelli di “c’era una volta…”. Ho avuto la fortuna di girare recentemente un video per i conterranei Modena City Ramblers. Anche lì però ci ho voluto mettere un po’ di cinema, girandolo tutto in piano sequenza. Il mondo del video clip mi affascina, sto cercando di avvicinarmi proprio in questo periodo.
A livello cinematografico c’è qualcosa che ci tieni a far sapere, riguardo ai tuoi generi, autori e film preferiti?
Grandi maestri a parte, fra cui spiccano Monicelli e Fellini e italiani attuali tipo Sorrentino e Salvatores (soprattutto i primi lavori), in generale miei riferimenti sono più sul cinema internazionale che su quello italiano. Il genere non importa: importa la storia e come la racconti. In questa ottica quindi mi piace parlare del lavoro dei fratelli Coen, Cuaron, Landis, Fincher, Allen, Scorsese, Nolan, Jonze, Tarantino, Von Trier, Gondry, Luhrmann, Spielberg…
Sempre rispetto al cinema, ti stai già dedicando a qualche nuovo progetto?
Sto cercando di ottimizzare tutte le esperienze portate da Perfetto per continuare a evolvermi e possibilmente migliorare. In quest’ottica il prossimo vorrei che fosse il mio ultimo corto. Se Perfetto mi ha permesso di lavorare con ottimi professionisti della recitazione all’interno di un set relativamente semplice, il prossimo vorrei che servisse a confrontarmi con la gestione di situazioni più complesse, con un budget e una produzione adeguata. La storia è già scritta e mi piace pensarla come un piccolo kolossal: prevede varie location, vari ruoli, diverse comparse ed effetti speciali. Sarà ancora una commedia, ma parecchio differente da Perfetto e affronterà anche temi esistenziali, sempre in chiave leggera. Proprio in questi giorni ho iniziato a presentarla ad alcuni personaggi del cast. Gli è piaciuta molto e ne sono felice. Ecco, se riesco a portare a casa questo corto, il passo successivo dovrà per forza essere “altro”. Ormai è tempo. Al momento mi sono innamorato di un libro che mi piacerebbe portare sullo schermo. Per ora è un sogno. Ma se devi sognare, meglio sognare alto, che a scendere c’è sempre tempo.
Stefano Coccia