La trama è conosciuta più o meno da tutti, ma credo sia comunque giusto ricordarla. Tutto nasce da un impiegato di una azienda automobilistica. Il suo incarico è quello di valutare quando, a causa una difettosità grave di un modello prodotto, convenga ritirare il modello stesso dal mercato per una sua riparazione rispetto ai danni da pagare per le perdite dovute a incidenti causati dal difetto. Lavoro che costringe quest'uomo a vivere la propria vita tra un volo aereo e un altro volo aereo. Una sorta di transfert che avviene anche a livello inconscio, a tal punto da sfociare in una sorta di schizofrenia, e alla creazione di due caratteri divergenti, ognuno dei quali si convince che il proprio compito nel mondo sia quello di fargli toccare il fondo, così che esso possa rinascere dalle proprie ceneri depurato, e migliore. Il Fight Club è il primo passo. Un luogo dove l'uomo scopre di non essere poi così fragile come credeva, e che volendo può tornare a dominare sé stesso, e a non essere dominato. Dal Fight Club si passa al Progetto Caos... e il resto non ve lo racconto, perché come saprete benissimo, la prima regola del Fight Club è non parlare mai del Fight Club.
Palahniuk ha una penna che graffia. Crudo nei dettagli, crudo nel gergo, estraniante nello stile. Si salta da un momento all'altro della storia proprio come se il lettore fosse lui stesso preda di una sorta di transfert temporale. Tutto avviene in una sequenza di situazioni che si contorcono su loro stesse e che portano a un epilogo, che epilogo non è veramente. Crudo, intenso, profondo... il libro ha proprio tutti gli ingredienti che si riconoscono anche nella pellicola di Fincher, che tra le altre cose ha prodotto due gioielli come The Game e Seven.
Insomma... un bellissimo libro, un film stupendo.
Quanto all'esperienza di lettura... l'ho letto in ebook, per cui niente tatto, niente odore della carta, ma la possibilità di sottolineare alcuni passaggi cruciali, che in futuro vi citerò proprio su questo blog.