Qualche giorno fa ho accennato a quella piaga tragicomica rappresentata dai fan del fantasy standardizzato. Gente che è capace di leggersi un romanzo alla settimana, l'uno praticamente identico al precedente. Coi draghi, con l'eroe giovane e inesperto dal potenziale nascosto enorme, con l'innamorata virginale (in questo sottogenere di fantasy il sesso è out), con il vecchio saggio, col nemico tenebroso al comando dell'armata di orchi/goblin/barbari.
Le variazioni sono talmente minime che un lettore esterno non le nota nemmeno. Più che altro sono i non-fan a chiedersi come sia possibile macinare una serie infinita di romanzi praticamente identici senza mai stancarsi.
Ma questo è un problema comunque ai fanatics di tutti i campi: chi ascolta solo musica metal (o pop, o italiana etc), chi impara a memoria i film della saga Star Wars, chi idolatra i prodotti della Apple, chi vive in funzione di una squadra di calcio (o di Valentino Rossi, o della Ferrari).
Ebbene, a me i fan hanno sempre fatto paura.
Compresi quelli della narrativa di genere.
Che poi, a voler ben guardare, forse un po' lo sono (o lo sono stato) anch'io. Per esempio per quel che riguarda l'ucronia, i romanzi catastrofisti o – fatti gli opportuni distinguo – i racconti sugli zombie. Però sono presto diventato molto esigente, specialmente in queste categorie di cui ho la supponenza nel ritenermi un esperto. Per esempio se una storia ucronia non è ben scritta, ben documentata e ottimamente argomentata, la prendo in profonda antipatia. Molto di più di un qualunque altro brutto romanzo, per esempio un thriller o un giallo.
In altre parole le mie passione hanno vissuto un breve periodo di fanatismo per poi tramutarsi in esigente ricerca del perfezionamento dei generi.
Tra l'altro non sono un grande sostenitore della ricerca dell'originalità a tutti i costi. Credo che ci sia molto di buono nel consolidamento di certi cardini narrativi, nel conservatorismo di alcune tematiche. L'evoluzione non è stravolgimento, bensì una costante limatura delle imperfezioni, unita all'inserimento progressivo di idee nuove ma non stupide.
Anche per quel che concerne lo stile, diffido da chi si alza la mattina prefiggendosi di scrivere un romanzo senza usare nemmeno un aggettivo oppure scegliendo il POV di un lombrico. Mi son sempre sembrati escamotage utili a sviare l'attenzione dalla storia alla struttura. E a me invece interessa soprattutto la storia.
Premesso ciò, è però innegabile che spesso e volentieri un conservatorismo “sano” di trasforma in uno sterile esercizio ripetitivo, qualcosa di molto simile a un loop per ritardati. La cosa più triste – anche se a livello commerciale posso capirne le motivazioni – è constatare che buona parte degli editori ne approfitta per dare ampio spazio a della robaccia che una persona sana di mente non si sognerebbe mai di pubblicare.
Non ho intenzione di trasformare questo post nella solita polemica contro le mode letterarie del momento (vampiri, fantasy per idioti, angeli innamorati etc etc). Do per scontato che, se siete qui, non appartenete a un certo pubblico che magari frequenta il fan-forum di Twilight.
Piuttosto mi piacerebbe sapere se siete lettori conservatori o progressisti.
Nei vostri generi preferiti cercate soprattutto una gestione saggia e matura di determinati elementi (definiamoli imprescindibili), oppure preferite una costante ricerca dell'originalità, anche al punto di snaturare il tutto?
Un esempio chiarificatore: due autori hanno recentemente attualizzato la classica trama da romanzo zombie (invasione, contagio etc etc).
David Wellington ha inserito il fattore magico fin dal primo libro della trilogia – l'unico godibile – procedendo poi in un totale stravolgimento della consolidata struttura zombesca. Il risultato finale? Una sorta di modulo di Dungeons & Dragons con morti-viventi stregoni, lich telepatici, scheletri rianimati e altre sciocchezze del genere.
Brian Keene ha invece optato per una sola, fondamentale variante nella classica storia di apocalisse romeriana: gli zombie del suo dittico (The Rising e City of the dead) sono cannibali e possono essere distrutti solo distruggendo il loro cervello. Tuttavia sono intelligenti: il “contagio” è provocato da degli spiriti infradimensionali, i Siqqusim. Essi abitano i cadaveri degli esseri umani che muiono, e li manipolano per procurarsi carne umana di cui nutrirsi.
Ma questo è, appunto, solo un esempio. Ne potremmo fare molti altri, sia nel fantasy che nello steampunk, etc etc.
A voi la parola.