di Rina Brundu. Ha una voce roca, impostata, tipica dell’uomo di mondo che ha attraversato l’Alto Adige; dice che i cinque o sei processi in corso si risolveranno al meglio, anche perché ritiene che sia più facile avere a che fare con i magistrati dei tribunali piuttosto che con la stampa italiana. Pensa che Silvio Berlusconi sia un “grande” e che colui non abbia alcun cerchio magico intorno perché come l’Onnipotente si risolve in sé, tra Salvini e Renzi voterebbe Renzi. A sentire lo spezzone di un suo articolo letto in studio da Mentana, parrebbe avere una cultura superiore a quella del giornalista italico medio e uno stile to-remember. A domanda ha risposto che non ha la più pallida idea di cosa sia la massoneria e che comunque questa non ha più senso nel mondo moderno. Di converso, i tre scranni ottenuti dai suoi per il concorso esterno nello scassamento della Costituzione italiana, per dirla con Travaglio, sarebbero consequentia-rerum nel normale iter politico, banalità dentro le dinamiche “democratiche” della nazione….
Naturalmente il ritratto testé abbozzato è quello di Denis Verdini. O per meglio scrivere, è quello del Denis Verdini che l’altra sera si è presentato per una intervista esclusiva nello studio di “Bersaglio Mobile” (LA7) – il programma di approfondimento politico condotto da Enrico Mentana – quando ancora fresco di sdoganamento-renziano e mentre ancora circondato dalla rarefatta aura che di norma circonda i padri della patria. Nonché mentre ancora posseduto dalla vena euforica che lo status-quo porta seco. E non a torto. Di fatto, che lo si voglia oppure no.. da qualche giorno a questa parte siamo tutti… figli di un Verdini minore. Scrivo “minore” non per disrispetto ma semplicemente perché di tanto in tanto c’é un cazzo di DEM, o un qualche vero anti-renzista, che si mettono a fare i gufi e osano azzardare che l’operato del leader potrebbe essere eticamente azzardato: che robe!
Che poi non si capisce proprio dove stia il problema: da un grande Enrico De Nicola (1947) a un navigato Denis Verdini (2016), e allora?