26 GIUGNO – Mai termine potrebbe essere più appropriato. La fallimentare spedizione azzurra in Brasile è stata una colossale figuraccia. Gli uomini di Prandelli non figuravano certo tra i più accreditati alla vittoria finale, tuttavia mai e poi mai ci saremmo aspettati di vedere Buffon & C. incapaci di superare lo scoglio del girone eliminatorio. Già, perché si tratta della seconda eliminazione consecutiva al primo turno dopo quella di Sudafrica 2010. Tutto quindi come quattro anni or sono. Anche allora,poi, l’ultimo match del girone si giocò il 24 giugno – l’avversario era la Slovacchia di Hamsik – e soprattutto Cesare Prandelli – che al termine dell’incontro ha presentato le sue irrevocabili dimissioni – si è fermato come Lippi alla panchina numero 56. Incredibile ma vero. Beffardamente la storia si dimostra ancora una volta capace di infierire inesorabilmente con tutti i suoi ricicli. La deludente spedizione brasiliana non rappresenta però solo un risultato negativo e sicuramente inaspettato ma la fine di un progetto sportivo, tecnico e dirigenziale.
Se dopo una pessima figura come questa, infatti, ad andarsene sono rispettivamente commissario tecnico e presidente federale – secondo alcuni dimettersi erano il minimo che potessero fare – significa che tutto il sistema calcio è andato in frantumi e che forse abbiamo toccato il fondo. Tutto questo non è altro che lo specchio fedele della situazione nella quale versa da anni il mondo del pallone di casa nostra, da troppo tempo alla ricerca della propria identità perduta. Paradossalmente la vittoria in Germania del 2006 potrebbe essere stata quasi controproducente visto che da allora, forse convinti con Calciopoli di aver toccato il punto più basso, siamo rimasti colpevoli spettatori del nostro continuo declino. Quando capitano catastrofi come questa – naturalmente sportiva s’intende – lo sport più praticato diventa, ahinoi, quello della caccia al colpevole di turno, in cui siamo purtroppo maestri. Nel nostro caso i capri espiatori non mancano di certo. Chi ha puntato il dito contro Mario Balotelli , chi verso il commissario tecnico, chi contro i giocatori, chi contro l’intero sistema. L’attaccante milanista ha deluso ancora una volta le grandi aspettative che riponevano il lui squadra e tifosi ma soprattutto Prandelli – che lo aveva dichiaratamente inserito al centro del suo progetto tecnico – ma prendersela esclusivamente con lui è una colossale ipocrisia. La verità, magari dura da accettare, è che siamo volati in Brasile con una squadra mediocre, senza individualità di rilievo, dimostratasi per di più in condizioni fisiche inaspettatamente imbarazzanti. La responsabilità principale è sicuramente del commissario tecnico che ha scelto, non senza un pizzico di presunzione, di puntare su un’idea di gioco per noi troppo ambiziosa – si voleva emulare il ben più famoso tiki taka spagnolo – fallendo miseramente. Forse, invece di avventurarsi in una strada che non è certo parte nel nostro dna, sarebbe stato sicuramente meglio rimanere fedeli alla tanto amata “difesa e contropiede”, nostro marchio di fabbrica che tante soddisfazioni ci ha regalato in tutti questi anni.
Ma le responsabilità non sono finite, perché sul banco degli imputati non poteva certo mancare la nostra federazione, con in testa il dimissionario presidente Giancarlo Abete, che ha dimostrato quanto sia arrivato in alto il livello di inefficienza del massimo organo calcistico nazionale, da anni stritolato da lotte economiche e incapace di dettare linee guida precise e definite. Ma soprattutto la colpa principale è dell’intero sistema calcio, con società dedite sempre più a cercare giocatori fuori dai confini nazionali, dimenticando colpevolmente l’importanza dei settori giovanili, senza i quali ogni risultato prima o poi diventa precluso e flop come quello brasiliano altro non sono che la logica conseguenza. Ora con il prossimo imminente consiglio federale, che sarà chiamato ad eleggere nuovo presidente e scegliere un nuovo commissario tecnico, ci troviamo ancora una volta davanti al fatidico “anno zero” dove saranno tutti pronti a mettere sul piatto la ricetta vincente. Speriamo non diventi l’ennesima occasione persa….
Enrico Brigi
twitter @enrico.brigi
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