Qualche settimana fa abbiamo finito di ristrutturare casa. Beh, la frase è ridondante, non è stata una vera e propria ristrutturazione, in realtà, abbiamo rivisto l’arredamento, fatto qualche modifica relativamente il rivestimento e ridipinto le pareti. Per fare questo, da febbraio, siamo come accampati in casa e, ancora adesso, finchè scrivo, la montagna di vestiti e biancheria ammassata in seminterrato mi chiama come le sirene di Ulisse, rivendicando il legittimo spazio all’interno degli armadi.
Ed ecco il punto, la montagna di cose che possediamo senza nemmeno rendercene conto; in questi mesi ho praticamente messo sottosopra la casa, ritrovato vecchi vestiti, aggeggi vari, regalato cose, e ancora avrò da riordinare fino a Natale. Ora, l’occasione è stata utile per fare una riflessione circa il nostro accumulare oggetti, soprattutto vestiti, e il pensiero mi ha portata più volte ai tempi in cui mia madre, sarta, riciclava i sui per confezionare i miei.
Ricordo perfettamente alcuni vestiti, sfoggiati anche in occasioni importanti, ricavati da vecchi abiti della mamma, che, a sua volta, aveva ereditato da sua madre l’arte del riciclo; epica, nella mia famiglia, la storia della nonna che confezionava per mia madre vestitini e per i miei zii camiciole, ricavando il tessuto dalla tela di un paracadute recuperato durante la guerra.
Storie di altri tempi, direte voi, storie di gente semplice che faceva dell’arte del riciclo un modo per poter assicurare ai propri figli la gioa di un vestito ‘nuovo’ preservando nei giusti limiti la propria economia domestica e facendo un favore alla comunità nell’atto di dare nuova vita a cose destinate ad essere dimenticate, buttate. La vera lezione era risparmiare, quindi, e non buttare nulla, ma nemmeno permettere che il tempo dimenticasse, senza trovare nuova utilità, capi e cose dentro polverosi bauli.
Oggi, giustamente, questa saggezza ritorna prepotente; anzi, le nostre nonne e mamme diventano pioniere di un movimento ecosostenibile, basato sul riciclo, che sta man mano modificando il mondo dei filati e l’industria di settore.
Negli ultimi anni, grazie ad una crescente consapevolezza per le problematiche legate ad economia ed ambiente, alcune aziende del settore della produzione filati si sono attivate verso una direzione ecosostenibile. Nel settore dei filati per la maglieria, la ricerca di nuovi prodotti a basso impatto ambientale, la creazione di nuove fibre miste e quindi la disponibilità di incredibili filati riciclati di ottima qualità ha determinato un diverso atteggiamento rispetto alla tematica.
Il mercato è quindi in crescita, importanti realtà del settore hanno sviluppato linee di filati ecosostenibili; Rowan ha creato la linea Purelife, capi confezionati con filati prodotti nel pieno rispetto dell’ambiente, aggiungendo da qualche tempo i filati Revivre, composti al 100% da materiali recicliati.
Filato Rowan - Purelife Revivre
L’azienda Mango Moon produce filati misti seta e viscosa realizzati riciclicando sari usati; Mango Moon è stata fondata da Amana Nova, che ha creato questa cooperativa in cui lavorano donne nepalesi che hanno subito abusi, offrendo loro una nuova opportunità per ricostruire una vita con i loro figli.
L’idea di riciclare, come anticipato all’inizio di questo post, non è nata oggi; la stilista Annie Sherburne produce, da almeno 15 anni, pezzi unici con filati riciclati
Particolare di un tappeto di Annie Sherburne
e dichiara:
“Gli artigiani della maglia sono paladini della lotta per il cambiamento. Sono custodi di abilità preziose; inoltre hanno una migliore qualità della vita, in quanto svolgono un’attività che amano.”
La tendenza verso questa rinnovata consapevolezza è diventata a pieno titolo tema dell’ultima edizione della manifestazione Pitti Immagine Filati, che ha visto l’allestimento di un nuovo mood all’interno dello Spazio Ricerca, Recyclethic.
Recyclethic: lo spazio ricerca di Pitti Filati
Recyclethic punta, ovviamente, sul riciclo come
“risposta creativa e sostenibile alla crescente richiesta di materia prima. Uno zoom sulle possibilità concrete e visionarie di utilizzo e riutilizzo di materie diverse ed estranee alla maglia, che possano stimolare la ricerca e la creazione del nuovo attraverso il vecchio. Un viaggio scandito in 7 tappe dentro la materia, per comprenderne le potenzialità e le specificità, per riutilizzarla o crearla attraverso le suggestioni di quella esistente. Ma anche un nuovo percorso con spazi speciali in Fortezza dedicati a progetti e collezioni basate sul riciclo creativo.”
Recyclethic: lo spazio ricerca di Pitti Filati
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