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FILIPPO LIPPI #rinascimento #arte #pittura

Creato il 05 agosto 2014 da Albertomax @albertomassazza

filippo lippiTra i principali protagonisti della scena pittorica fiorentina, nel periodo compreso tra la rivoluzione spaziale di Masaccio e la raffinata eleganza di Botticelli (formatosi alla sua bottega) e Leonardo, Filippo Lippi, detto anche Fra’ Filippo, nacque a Firenze nel 1406 in un’umile famiglia. Probabilmente a causa della morte della madre per un’infezione conseguente al parto, fu dapprima affidato alle cure di una zia paterna e successivamente avviato alla vita monacale, presso i carmelitani del convento del Carmine, dove entrò all’età di otto anni, per poi prendere i voti nel 1421. Qui, dal 1424, ebbe modo di assistere in corso d’opera alla stesura degli affreschi della Cappella Brancacci, eseguiti da Masolino e Masaccio. Inizialmente attratto dall’eleganza tardo-gotica del più anziano, venne ben presto conquistato dall’inedito rigore prospettico e dalla potenza plastica con cui Masaccio stava portando avanti la sua rivoluzione.  Curiosamente, fu proprio il figlio Filippino a completare il ciclo di affreschi del Carmine lasciato incompiuto dai due maestri. Probabilmente, fu la rivelazione masaccesca a convincere Lippi a dedicarsi alla pittura anima e corpo. Sull’esempio masaccesco si esercitò a lungo, stando alle testimonianze, e dal 1430 si ebbero i primi documenti ad attestarlo come frate pittore a Firenze. Anche la tecnica dello stiacciato, utilizzata con maestria da Donatello, esercitò una notevole influenza sulla formazione dello stile lippiano.

Già dai suoi primi lavori pervenutici (l’affresco Il conferimento della regola del Carmelo e la tavola Madonna Trivulzio, entrambi eseguiti per la Chiesa del Carmine nei primi anni trenta), mostrò di voler interpretare la lezione del prodigioso pittore di San Giovanni Valdarno nella direzione di una personale ricerca formale, mediando tra il monumentale plasticismo di Masaccio e una personale ricerca della fluidità delle forme e del movimento, sviluppando il rigore prospettico in senso astratto e virtuosistico e approfondendo la psicologia dei personaggi. Gli anni seguenti furono condizionati da un prolungato e fondamentale soggiorno a Padova, dove ebbe modo di entrare in contatto, oltre che con la tradizione coloristica veneta, con influssi della scuola fiamminga, particolarmente attenta al luminismo e alla cura del particolare. Del periodo padovano non ci è pervenuto nulla, mentre dal suo rientro fiorentino, con l’apertura di una bottega nel 1437, il suo percorso artistico inizia ad essere ben rappresentato. E’ di questo periodo la notizia probabilmente leggendaria, riferita anche dal Vasari, di un suo rapimento nel mare di Ancona da parte dei pirati barbareschi, ottenendo successivamente la libertà grazie alla sua abilità nel disegno.

La carriera artistica ben avviata rese palese le contraddizioni con i doveri della vita monastica, evidenziando una certa insofferenza di Lippi al voto di castità. Iniziò un lungo periodo di dissidio con la sua condizione religiosa che sfociò nello scioglimento dei voti, ottenuto dal Papa per intercessione di Cosimo de’ Medici nel 1461. Nel frattempo, il pittore aveva avuto modo di subire due processi per questioni legate a pagamenti di collaboratori e committenze, ricevere importanti incarichi religiosi e soprattutto andare a convivere con la suora e modella Lucrezia Buti, dalla quale ebbe, oltre a Filippino, una figlia. Nè mancarono le commissioni, costanti e prestigiose, a partire dalle opere della prima maturità, dall’Annunciazione di Washington alla Madonna di Tarquinia, dalla Pietà del Poldi Pezzoli alla Pala Barbadori, dall’Annunciazione Martelli all’Incoronazione Maringhi. Nonostante l’affermazione come uno dei maggiori interpreti del Rinascimento fiorentino, testimoniata da una lettera di Domenico Veneziano a Piero de’ Medici del 1438 in cui veniva equiparato a Beato Angelico, Filippo Lippi non riuscì a raggiungere una stabilità economica duratura, forse a causa di un tenore di vita superiore alle possibilità: ne fa fede una lettera da lui inviata allo stesso Piero de’ Medici con la quale offriva il San Girolamo penitente in cambio di cibo e vestiario.

Nel 1452 gli vennero affidati dal Preposto Geminiano Inghirami i lavori per l’affrescatura della Cappella Maggiore del Duomo di Prato, con episodi della vita di San Giovanni Battista e di Santo Stefano. I lavori si protrassero fino al 1465, a causa delle immancabili polemiche legate ai pagamenti. In questo lungo periodo, Lippi ebbe modo di ottemperare ad altre prestigiose commissioni, realizzando diversi capolavori, come la Madonna del Ceppo, il cosiddetto Tondo Cook (probabilmente iniziato dal Beato Angelico), l’Adorazione di Camaldoli e la celebre Madonna col bambino e angeli, detta Lippina, in cui ritrasse la sua compagna Lucrezia e il figlio Filippino. Chiamato nel 1466 ad affrescare la Tribuna della Cattedrale di Spoleto con Storie della Vergine, Filippo Lippi visse gli ultimi anni della sua vita nella città umbra, dove morì nel 1469 e venne sepolto nella stessa Cattedrale. Il sepolcro venne disegnato dal figlio Filippino e gli affreschi vennero portati a termine dal suo aiutante Fra’ Diamante.

Opere di Filippo Lippi



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