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Filippo Nicosia ha vinto la terza serata di 8×8

Creato il 04 aprile 2012 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

È Filippo Nicosia, autore di Con i tempi compassati dell’assenza di gravità, il vincitore della terza serata di 8×8, seguito da Anna Siccardi con Qualcuno con cui parlare di calcio e da Pina Labanca con Una notte della vita esteriore. 

Filippo Nicosia, messinese di 29 anni, editor di Socrates (collana Luminol) e ufficio stampa di Del Vecchio, ha scritto un racconto sul dolore attraverso l’alternanza tra pubblico, un funerale di stato trasmesso in televisione, e privato, nello spazio di una cucina dove un figlio prova invano a dare da mangiare a un padre vecchio e semiparalizzato. Un’alternanza tra «teatralità del dolore e sfinimento del dolore» che ha conquistato i giurati, competenti e prodighi di giudizi puntuali ed efficaci, la migliore ricetta per chi vuole cimentarsi con la scrittura, tentando la via della letteratura.
E in questa serata di 8×8 di letteratura si è parlato molto, non foss’altro per i numerosi consigli di lettura  che i giurati hanno elencato: Roberto Bolaño, David Foster Wallace, J.D. Salinger, William Faulkner, Lev Tolstoj, Emanuele Trevi.

Proponiamo una breve recensione di Con i tempi compassati dell’assenza di gravità di Eleonora Rossi.

Nella cucina di un appartamento qualsiasi in un quartiere popolare fatto di «palazzi gemelli, antistanti, simmetrici; case popolari gialle e grigie di enti ormai scomparsi», in questo luogo domestico in cui l’aria è satura dei rumori che vengono da fuori, due uomini si danno le spalle. Il più giovane, il figlio, è intento ad armeggiare nell’acquaio tra una pera matura da ridurre in poltiglia e piatti sporchi; il più anziano, il padre, è seduto quasi immobile, quasi inerme, su una sedia a rotelle. Aspetta di mangiare la sua pera rivolto verso la tv che intanto trasmette le immagini del rientro delle salme dei ragazzi, gli ennesimi eroi ad aver perso la vita in Afghanistan. È solo l’ultima – grande – tragedia nazionale.
Per il figlio, quel padre è un corpo «mastodontico per la lentezza e la meticolosità con la quale si muoveva» a causa della malattia; per il padre, invece, il figlio è qualcuno da guardare con terrore, qualcuno che lo pulisce «in mezzo le cosce e sulle scarpe; e sulla giacca e poi in viso premendogli forte il fazzoletto sulla pelle come a volergliela cancellare».
L’autore sorprende e immortala i suoi personaggi in un giorno come tanti dove si rinnova il loro piccolo dramma familiare, mentre là fuori si sta consumando un grande dramma nazionale. Padre e figlio sono costretti a vivere insieme tra rancori mal soffocati e insofferenza. Ad unirli e a dividerli è lo sfinimento provocato da un dolore muto che ha corroso sentimenti ed emozioni, giorno dopo giorno, nello squallore di una quotidianità senza senso. E non sono certo il volume eccessivo della tv o l’afasia che affligge il padre ad impedire loro di comunicare e capirsi. Perché anche quando il volume si abbassa, il silenzio non riesce a colmare distanze ormai troppo profonde.
Il racconto di Nicosia è stato definito «il migliore sotto il punto di vista stilistico e lessicale», anche se l’autore, ha detto un giurato «sta cercando una scrittura». Ma noi siamo sicuri che la ricerca giungerà a buon fine.


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