I ragazzi stanno bene (The Kids Are All Right), la7d, ore 21,10.
Annette Bening e Julianne Moore sono la coppia lesbica del film
Mia Wasikowska e Josh Hutcherson sono i figli
Il film che tre anni (e qualcosa) fa ha sdoganato presso le grandi platee americane la famiglia gay, in questo caso con coppia lesbica a far da genitori più due figli, un ragazzo e una ragazza. Frutto di una gravidanza a testa, paritariamente, per le due genitrici, però con lo sperma dello stesso donatore (estraneo). Incassi di decine di milioni di dollari al box office Usa, una pioggia di nomination all’Oscar, con Annette Bening (una delle due madri, l’altra è Julianne Moore) che se l’è visto portare via all’ultimo secondo dalla Meryl Streep di The Iron Lady. Premi dappertutto comunque, anche per la sua regista e co-sceneggiatrice Lisa Cholodenko. Un romanzo familiare assai contemporaneo, e perfettamente costruito con l’ineccepibile mestiere americano, che dà per scontato come le famiglie gay siano possibili e perfettamente adeguate per l’allevamento della prole, senza neanche ideologizzare troppo e lanciare messaggi, ma mostrandoci la vita, le vite nel loro farsi e dispiegarsi. Tutto sembra andare avanti nella più quieta routine infatti, finché la ragazza (Mia Wasikowska) chiede di conoscere il padre, insomma colui che ci ha messo una ventina di anni prima lo sperma, mentre il fratello appare agnostico rispetto alla faccenda, se non contrario (è il Josh Hutcherson che poi ritroveremo in The Hunger Games). Che si fa? Si decide di procedere. Vien rintracciato quello che allora era uno studente che foraggiava le banche del seme per tirar su un po’ di soldi e adesso è un signore sempre molto alternativo con le fattezze piacione di Mark Ruffalo. Niente sarà più come prima. L’incontro dei due ragazzi con il chiamiamolo padre cambierà qualcosa negli equilibri familiari, con risvolti per niente scontati e finanche sorprendenti. Strano film. Nella sua superficie politicamente correttissimo e allineato agli orientamenti della gender culture, e perfino queer-militante. Eppure. Eppure nel sottosuolo del racconto, nell’inconscio della storia che ci viene detta, ci sono strane incongruenze. Se la famiglia gay è senza crepe, se appaga e riempie ogni possibile domanda e desiderio dei suoi conponenti, come mai la figlia ha tanta voglia di conoscere il padre? E come mai la coppia sembra cedere, e anzi cede per un po’, al richiamo erotico dell’uomo ripiombato dopo tanto tempo in casa? A riprova che le narrazioni, film, romanzi e quant’altro, possono essere assai ambigue e perfino contraddire nel profondo ciò che in superficie proclamano.