Breakfast Club, Class Tv, ore 21,00.
Da noi non lo andò a vedere quasi nessuno, ma in America fu un successo immenso, qualcosa che trasformò questo Breakfast Club in film epocale, simbolo e ritratto di un mondo, di un tempo, di un passaggio. Si era a metà anni Ottanta e il regista John Hughes ebbe l’idea di raccontare cinque teenager chiusi in una stanza, di metterli a confronto-scontro, di cavarne la geografia dei sogni, desideri, illusioni, paure, voglie di una generazione allora nuova. Costretti un sabato a starsene per punizione nella biblioteca della scuola, i cinque protagonisti – due ragazze e tre ragazzi – si vedono assegnare dal preside il tema “Chi sono io?”. Sarà l’innesco di qualcosa che potremmo anche chiamare autocoscienza (anche se il termine più si adatta agli anni Settanta, di cui è figlio). L’America sotto i vent’anni si precipitò al cinema in una identificazione collettiva che sorprese gli stessi produttori e regista. Gli attori – Emilio Estevez, Judd Nelson, Ally Sheedy, Anthony Michael Hall, Molly Ringwald – divennero idoli di massa, Molly Ringwald addirittura un’icona, anche se poi nessuno avrebbe avuto una carriera all’altezza di quella bruciante partenza. Film fondativo e archetipico al pari del di poco precedente Saranno famosi che verrà segretamente ripreso e citato e rifatto da infiniti successivi teen-movie e soprattutto serie tv, da Dawson Creek fino a Glee e Gossip Girl. Yann Gonzalez, regista di uno dei film sorpresa del 2013, Les rencontres d’après minuit (vincitore del Milano Film Festival, lanciato alla Semaine de la critique di Cannes), lo cita quale suo film di culto e riferimento. Ragione in più per (ri)vederlo.