Merantau, Rai 4, ore 1,03.
Attenzione: culto assoluto dei cinecritici intorno ai trent’anni, italiani e non solo. Action indonesiano (dell’anno 2009) però di un regista gallese, Gareth Evans, catapultato da quelle parti dalla sua passione per le arti marziali e dalla voglia di documentarle, e lì rimasto dopo avervi trovato chance professionali mai avute altrove, e dopo (mi pare) aver trovato anche una moglie. Per un’etnia dell’isola di Sumatra il merantau è il passaggio alla vita adulta che ogni giovane maschio deve intraprendere. Un cammino che il protagonista Yuda percorre lasciandosi alle spalle la famiglia e il villaggio dove ha vissuto per andare nella labirintica e caotica capitale Giacarta. Lì, dopo aver salvato una ragazza da alcuni bruti, si ritrova a combattere contro una temibile organizzazione capitanato da un loschissimo figuro dedito al traffico d’organi. E combatterà a colpi di pencat silak, arte maraziale indonesiana con parecchio in comune con analoghe discipline sia thai sia cinesi. Film adrenalinico, con una messinscena potente e visionaria che ha fatto del suo attore Iko Uwais una star sul mercato asiatico e anche fuori. Merantau non ci ha messo molto a diventare, attaverso il tam-tam lanciato in rete dai suoi estimatori, un oggetto di devozione anche in Europa e America, dove Gareth Evans è ormai considerato uno degli registi più interessanti dell’action. La consacrazione definitiva arriverà per lui, con tanto di sigillo dei critici più istituzionali, nel 2012 con The Raid (e subito dopo con il sequel), presentato in festival assai intello-chic come Sundance e Torino. Merantau è da vedere, ecco.