FLAVIA LA MONACA MUSULMANA (1974)
Regia: Gianfranco Mingozzi
Cast: Florinda Bolkan, Claudio Cassinelli, María Casares.
In onda l'8 agosto alle 23.15 su Iris.
di Fabrizio Luperto
Il film prende spunto dall'invasione Ottomana di Otranto del 1480.
I fatti: il 27 luglio del 1480 l’Impero Ottomano approdò con alcune delle proprie imbarcazioni nei pressi di Roca e il minuscolo esercito otrantino (un manipolo di uomini inviato per l'occasione dal Re Ferrante) uscì dalla città per affrontare i Turchi nei pressi dei Laghi Alimini, distanti circa 35 km da Lecce.
La posizione scelta fu strategica, poiché l’esercito ottomano, non conoscendo la zona e non sapendo come muoversi, fu presto costretto a ritirarsi sulle proprie imbarcazioni dopo una perdita considerevole di uomini.
Dopo questo primo scontro furono inviate due lettere di aiuto da parte della provincia di Otranto, una al Re Ferrante ed una all’arcivescovo Francesco De Arenis, che purtroppo non servirono a nulla.
Gli otrantini furono abbandonati a se stessi e l’esercito turco iniziò ad attaccare la città con una serie di cannonate, avvalendosi di 16.000 uomini, diverse armi da fuoco e 50 imbarcazioni.
La popolazione riuscì a resistere per 14 giorni e l’11 agosto del 1480 i turchi entrarono nella città.
Armata solo degli attrezzi del proprio mestiere e dopo un’ultima battaglia davanti alla cattedrale di Otranto, dovette consegnarsi all'invasore.
I Turchi riuscirono ad impadronirsi della città: tutti i maschi di età superiore ai 15 anni furono uccisi, mentre le donne e i bambini ridotti in schiavitù.
Come testimonianza del disprezzo dell’Impero Ottomano nei confronti della religione cristiana, la cattedrale venne trasformata in stalla per cavalli e il giorno seguente avvenne la più grande delle tragedie. Il 14 agosto i circa 800 sopravvissuti all’eccidio dopo essersi rifiutati di ripudiare la propria religione e di convertirsi a quella musulmana, furono condotti sul colle della Minerva e decapitati.
Nel settembre dell’anno successivo Otranto fu liberata per mano di Alfonso D’Aragona.
Il Film: Flavia (F. Bolkan), figlia di un potente signorotto è una ragazza che mal sopporta la condizione di donna (nel medioevo) perennemente vittima di soprusi e violenze.
Il suo ribellarsi, la conduce ad essere severamente e costantemente punita, infine, è obbligata dal padre a farsi suora.
In convento Flavia avrà come aiutante Abraham (C. Cassinelli), un giovane schiavo ebreo. I due, dopo aver assistito allo stupro di una contadina da parte di un nobile, decidono di fuggire, ma verranno catturati quasi subito e ricondotti al convento. La presa della città da parte delle truppe musulmane illude Flavia, che cova la speranza di liberazione, la giovane suora si unisce a loro e diventa l’amante del loro capo, il Pascià Achmet.
Tuttavia, le truppe musulmane, una volta presa la città, si distingueranno esclusivamente per le razzie e le devastazioni, portando il padre di Flavia al suicidio e decapitando l’amico Abrahm; tutto questo orrore spingerà Flavia all'ennesima ribellione. Abbandonata dai musulmani, Flavia verrà giudicata da un tribunale ecclesiastico e ....(finale indimenticabile).
Commento: Flavia la monaca musulmana è una riflessione sulla condizione della donna che poggia le sue radici ne La Taranta/Tarantula (1962) documentario che Mingozzi girò a Galatina (Le), cittadina che in occasione della festa dedicata ai santi Pietro e Paolo vedeva convogliare nei pressi della cattedrale le donne "tarantate" provenienti da tutto il salento per essere guarite dal loro santo protettore (San Paolo).
Un gruppo di "tarantate", fa la propria comparsa nelle prime sequenze di Flavia la monaca musulmana.
Il film di Mingozzi è una produzione piuttosto anomala del panorama erotico-conventuale; fortemente femminista e dall'erotismo blando, questo probabilmente perché il regista tenta di dare spessore storico e sociale alla pellicola, riuscendoci però solo in minima parte.
Grazie alle buone interpetazioni, alla cura delle riprese, alle musiche, ai guizzi autoriali, Flavia la monaca musulmana, da alcuni appassionati di un certo cinema è considerato un film di categoria "superiore" anche non proprio ben riuscito.
Al contrario, per chi scrive, le rivendicazioni femministe anni '70 catapultate nel medioevo, il sesso quasi mai conseziente, l'esplicita atrocità di alcune sequenze, che trovano sublimazione nella scena finale, fanno di Flavia la monaca musulmana, a tutti gli effetti una pellicola Nunsploitation, sottofilone del Woman in prison, genere che, a pieno titolo appartiene alla sterminata famiglia dell'Exploitation.
Nonostante l'ambientazione salentina, le riprese furono effettuate nel nord della Puglia.
Musiche di Nicola Piovani.
Frase cult: Una monaca anziana si rivolge alla giovane Flavia: "Cosa ci possono fare i musulmani che i cristiani non ci hanno già fatto?"
Flavia la monaca musulmana è film allucinato, malsano e disturbante, succulenta pietanza per gli amanti dell'euro-exploitation, sperando che la versione televisiva non sia eccessivamente sforbiciata.
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