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Film: To Rome with love

Creato il 13 giugno 2012 da Susy @_talkischeap_

To Rome with love

Ultima tappa del tour europeo di Allen (anche se si vocifera un prossima incursione nella terra di Amleto), To Rome with Love è una commedia leziosa, piena di equivoci di stampo quasi plautino, in sintonia con l’ultimo periodo di Allen. Intitolata Bop Decameron, in onore del capolavoro di Boccaccio, all’ultimo Allen ha deciso di cambiare titolo per paura che il riferimento non fosse colto da molti.

Siamo a Roma, tappa obbligata di ogni Grand Tour europeo che tanto affascina gli americani. Le storie di quattro coppie si intrecciano con quelle della capitale. Jake, studente americano di architettura interpretato da un bravo Jesse Eisenberg, è catturato dalla personalità esplosiva di Monica, migliore amica della sua ragazza Sally. A vegliare su suoi turbamenti c’è il famoso architetto John, un delizioso Baldwin, che diventerà una proiezione della mente del ragazzo.  Phyllis e Jerry (un Allen in preda a nevrosi e logorrea di stampo freudiano) sono una coppia di americani che vengono in Italia per conoscere il ragazzo della figlia Hayley, Michelangelo il cui padre è un becchino con velleità canore. C’è poi Leopoldo Pisanello (Roberto Benigni in un ruolo un po’ stretto per la sua comicità) e la sua famiglia, inondata da una celebrità tanto immotivata quanto futile e effimera. Non manca infine il tipico quadretto della  coppia di provincia in cerca di miglior sorte nella capitale: Antonio e Milly (Alessandra Mastronardi) il cui amore verrà messo alla prova dall’entrata in scena della escort Anna (Penelope Cruz) e del divo del cinema Luca Salta (Antonio Albanese).

Di certo non siamo di fronte a un Woody Allen in piena forma come quello dei capolavori del calibro de “La rosa purpurea del Cairo” o “Manhattan”, ma dopo quasi cinquant’anni di onorata carriera e un film all’anno è perdonabile. Allen è però ancora capace di descrivere nevrosi familiari con qualche piccolo colpo di genio come il tenore nella doccia. Si avvale però di alcuni topoi narrativi  come il vigile di Sordiniana memoria (mi si passi il termine) che apre e chiude le scene, le donne baffute e l’attore provolone che sono un po’ una caduta di stile per un genio quale Allen. Lo sguardo che ci regala di Roma è tipicamente turistico, con alcune vedute un po’ banali e che non può reggere il confronto con il cinema neorealista o di William Wyler.

A un più profondo livello di lettura, sembrerebbe che i personaggi italiani siano alquanto stereotipati: il piccolo borghese con sogni di celebrità, la coppia di provincialotti, i parenti bigotti, il genero comunista e l’attore latin – lover. E forse nella celebrità immeritata di Pisanello, nel giornalismo provinciale e nel personaggio della escort Anna è anche possibile notare una sottile critica all’Italia dell’ultimo periodo.

Allen cerca di ispirarsi al Decamerone e al Fellini de “Lo Sceicco Bianco” (l’episodio di Antonio e Milly ne è una citazione) ma ci riesce con poca profondità. Un atto d’amore per Roma uscito un po’ fiacco. D’altronde non tutte le ciambelle escono col buco.


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