Come ben sapete se seguite il blog con assiduità, la sera preferisco un libro alla televisione. Da un lato perché quasi sempre non c’è niente di interessante da vedere, dall’altro perché adoro leggere (si era capito??). L’altro giorno però, ero lì al computer con la tv accesa sintonizzata su non so quale canale, giusto per avere un po’ di sottofondo al mio ticchettare sulla tastiera, quando mia mamma mi manda un sms tipo “notizia ANSA”: «Rete 4 Il momento di uccidere». Non c’è stato bisogno di tante altre parole. Agguanto il telecomando e premo il tasto 4; il film era iniziato da pochi minuti (21 e qualcosa) ed è finito tipo a mezzanotte e un quarto (ma quanta pubblicità fanno?). Però ho resistito e l’ho guardato tutto, così oggi ne parliamo un po’ insieme.
Un cast d’eccezione per la pellicola tratta dal primo libro di John Grisham: Matthew McConaughey nei panni di Jake Brigance e Samuel L. Jackson in quelli di Carl Lee Hailey
Dal libro…
Non mi dilungo troppo sulla trama, la recensione del libro di John Grisham è stata una delle prime con cui ho dato vita al blog ma se non ve la ricordate la trovate qui.
… al film
Ne è passato di tempo: la pellicola di Joel Schumacher è del 1996. Il difficile per il regista non è stato tanto mettere in scena la storia scritta da Grisham, quanto riuscire a far trasparire all’interno di un processo – dove c’è sempre qualcuno che vince e qualcuno che perde – che in realtà è sbagliato sia condannare a morte chi commette un omicidio, sia assolvere chi cerca di farsi giustizia da solo. La scelta di non dilungarsi troppo sui ragionamenti dei giurati lascia allo spettatore la possibilità di immedesimarsi e formarsi un suo personalissimo giudizio.
A tal proposito nel libro leggiamo:
«Il problema della pena di morte è che non ce ne serviamo abbastanza.»
«Lo hai spiegato al signor Hailey?»
«Il signor Hailey non merita la pena di morte. Ma la meritavano certamente i due che gli hanno violentato la figlia.»
«Capisco. E come fai a decidere chi la merita e chi no?»
«È molto semplice. Prendi in considerazione il reato e chi l’ha commesso. Se è uno spacciatore di droga che ammazza un agente della narcotici, merita la camera a gas. Se è un vagabondo che violenta una bambina di tre anni e l’affoga tenendole la testa immersa nel fango e poi getta il corpicino da un ponte, allora lo ammazzi e liberi il mondo della sua presenza. Se è un delinquente evaso che fa irruzione di notte in una fattoria e picchia e tortura due anziani coniugi prima di bruciarli insieme alla casa, allora lo leghi su una sedia, allacci qualche cavo elettrico, preghi per la sua anima e dai la corrente. Se sono due drogati che violentano una bambina di dieci anni e la prendono a calci fino a spaccarle le mascelle, allora li chiudi lentamente, tranquillamente, felicemente in una camera a gas e li ascolti mentre urlano. È molto semplice.»
[...]
«Hai mai assistito a un’esecuzione?»
«No, a quanto ricordo.»
«Io a due. Se ne vedessi una, cambieresti idea.»
«Bene. Allora non la vedrò.»
«È una cosa orribile.»
«I familiari delle vittime erano presenti?»
«Sì, in tutti e due i casi.»
«Erano inorriditi? Avevano cambiato idea? No, naturalmente. Per loro era la fine di un incubo.»
«Mi meraviglio di te.»
Il cast
Così giovane non l’avevo neanche riconosciuto, Matthew McConaughey.
Fresco vincitore dell’Oscar 2014 come miglior attore per il film Dallas Buyers Club – in questi giorni nelle sale – Matthew interpreta il giovane avvocato Jake Brigance (ruolo che era stato proposto anche a Robert Downey Jr., John Cusack e Val Kilmer). Un’interpretazione davvero magistrale, a mio dire: se nell’aspetto non me l’ero certo immaginato biondo, leggendo il libro, gli atteggiamenti ben descritti da Grisham ci sono tutti. L’arringa finale, poi: ha fatto commuovere anche me.
Chissà se lo ritroveremo anche nel sequel L’ombra del sicomoro, se mai ne faranno un film.
Ad affiancarlo ci sono altri grandi attori: Samuel L. Jackson nei panni di Carl Lee Hailey, Kevin Spacey che interpreta il procuratore Rufus Buckley e Sandra Bullock nel ruolo di Ellen Roark. Tutte ottime prestazioni, che rendono il film davvero coinvolgente e mai noioso.
Ovviamente per dare un po’ di pepe Schumacher ha calcato un po’ la mano sul rapporto tra Brigance e la Roark, facendo quasi nascere un flirt: certo, vedi una persona 3 volte e già ne sei attratto, in America funziona così.
Incongruenze
Non ho trovato molte incongruenze nell’adattamento della sceneggiatura. Il cane di Jake, che nel libro muore vittima dell’incendio appiccato dal Ku Klux Klan alla casa dei Brigance, nel film si salva ed è lo stimolo per l’avvocato, arrivato a perdere ogni speranza in una causa che sembra aver fatto più vittime dello stesso assassino, a riprendere in mano la situazione e a ribaltarla.
L’unica domanda è: ma che caldo fa a Madison County, che sono sempre tutti sudati fradici???