Regia: Gary Ross
Sceneggiatura: Gary Ross, Suzanne Collins, Billy Ray, basato sul romanzo Hunger Games di Suzanne Collins
Durata: 142 minuti
Anno: 2012
Genere: Azione, Sci-fi
Cast: Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Woody Harrelson, Elizabeth Banks, Alexander Ludwig, Stanley Tucci, Liam Hemsworth, Christopher Plummer
Voto:
Hunger Games, basato sull’omonimo romanzo di Suzanne Collins e uscito proprio ieri nelle sale italiane, mi sembra un buon modo per cominciare questo Maggio all’insegna della distopia. Ma tranquilli, questo non sarà uno di quegli articoli che usa l’argomento di cui dovrebbe parlare come spunto per una discussione più ampia. Non mi metterò ad analizzare la sociologia della letteratura distopica per giovani adulti, per lo meno non in questo post.
Per ora parliamo di Hunger Games come film. Una buona pellicola, con una storia ben adattata e ben interpretata, per due ora di divertimento e azione. Volete saperne di più? Seguitemi dopo il salto.
In un futuro prossimo, gli Stati Uniti d’America come noi li conosciamo non esistono più, sostituiti dalla nazione di Panem (da panem et circenses, che già di per sé la dice lunga sul messaggio che la storia vuole portare avanti), in cui il potere è accentrato nelle mani della città capitale e il resto del territorio è diviso in tredici distretti. Dopo una guerra dei distretti contro la capitale e la sconfitta dei primi, inclusa distruzione totale del Distretto 13, la capitale ha imposto una punizione esemplare per chi ha osato ribellarsi. Ogni anno, un ragazzo e una ragazza vengono scelti in ciascun distretto per diventare Tributi. I Tributi in seguito partecipano a un gioco televisivo in cui, all’interno di un’arena, sono costretti a uccidersi l’un l’altro fino a che non ne resta uno solo, per l’intrattenimento degli abitanti della capitale. Questo reality show prende il nome di Hunger Games.
La protagonista del film è Katniss Everdeen, interpretata da Jennifer Lawrence. Katniss si offre volontaria come tributo al posto della sorella Primrose. Assieme a Katniss, viene selezionato anche Peeta Mellark, interpretato da Josh Hutcherson, il figlio di un fornaio con cui Katniss ha un passato in comune.
Prima degli Hunger Games veri e propri, Katniss e Peeta trascorrono un periodo di tempo nella capitale, durante il quale devono fare i conti con i due aspetti che permetteranno loro di sopravvivere agli Hunger Games: gli allenamenti fisici e l’immagine che hanno presso il pubblico, che permetterà loro di convincere degli sponsor a finanziarli con viveri e generi di prima necessità durante la loro permanenza nell’arena. Ad aiutarli in quest’ultimo campo ci sono Haymitch, un ex vincitore degli Hunger Games per il Distretto 12 ora ridotto a un ubriacone molesto (in pratica Woody Harrelson interpreta sé stesso) e Cinna (Lenny Kravitz, sì, quel Lenny Kravitz).
Ho menzionato il fatto che Katniss è anche parecchio badass?
A livello di fedeltà al materiale originale, Hunger Games è un adattamento piuttosto valido, e in parte ciò è dovuto al fatto che Suzanne Collins, l’autrice del romanzo, è presente in veste di sceneggiatrice. Ho anche notato alcuni miglioramenti rispetto all’opera originale, come ad esempio l’inserimento di alcune scene ambientate nella “cabina di regia”. Il libro era limitato dalla narrazione in prima persona con POV interno a Katniss, mentre un film, essendo un mezzo di comunicazione diverso, non deve porsi questi problemi e può inserire i dietro le quinte del reality show e anche infilare due o tre scene di infodump facendole passare per il commento dei due conduttori del programma (uno dei quali è Stanley Tucci coi capelli blu, sul serio, solo quell’immagine vale il prezzo del biglietto).
Diversamente dal romanzo, in cui la critica sociale era affidata alla visione del mondo che aveva Katniss, il film riesce a mostrarci risultando convincente tutte le macchinazioni che stanno dietro al programma televisivo degli Hunger Games, e quindi fornendo anche un commentario sul culto dei reality show che sta imperversando in quest’ultimo decennio.
A questo proposito il messaggio del film è molto chiaro. L’enfasi di Hunger Games, che viene sì venduto come l’erede di Twilight – ma di fatto è come paragonare Plan 9 from Outer Space a Guerre Stellari –, è posta non tanto sulla storia d’amore tra due teenager bianghi, anglosassoni e protestanti, bensì sul fenomeno dei reality show. E non è nemmeno una critica troppo velata. Un programma televisivo il cui fine ultimo è quello di uccidere il proprio avversario e vince chi risulta più gradito al pubblico a casa, cosa potrebbe esserci di più esplicito? Forse solo una scritta a caratteri cubitali QUESTO FILM È UNA CRITICA ALLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA.
Ho trovato solo un paio di pecche nel passaggio dal libro al film. Niente di così grave, ma ho avuto l’impressione che chi ha prodotto il film ha dato per scontato che lo spettatore avesse letto il libro. Difatti l’episodio che lega Katniss a Peeta è mostrato in un paio di flashback, ma non scende mai nel dettaglio di rivelare che Peeta, di fatto, le ha salvato la vita dandole quel pezzo di pane bruciato. E in più c’è il segno delle tre dita. Sì, non ci vuole un genio per capire che è un gesto che simboleggia il rispetto, ma nel libro viene spiegato, mentre nel film potrebbe lasciare un po’ spaesato lo spettatore.
Poi c’è la scena della morte di un certo tributo. È trattata in maniera simile al libro, ma non ha lo stesso impatto emotivo. Un po’ è dovuto al fatto che il personaggio del tributo in questione non viene approfondito tanto quanto accade nel libro, un po’ è perché secondo me c’è stata la necessità di inserire un rimando a quello che sarà il tema di La ragazza di fuoco e anche, in futuro, di Il canto della rivolta.
Bring that bitch some burnt bread. Bitches love burnt bread.
Tutto sommato, Hunger Games è un gran bel film. Sì, c’è chi l’ha paragonato a Battle Royale, ma così come il paragone con Twilight è ingiusto, lo è anche quello con BR. Si tratta semplicemente di due cose differenti, in questo caso più per il messaggio che per la forma. In Battle Royale l’orrore scaturiva dalla violenza, qui invece dalla reazione alla violenza, che viene vista come un gioco, una forma di intrattenimento.
Hunger Games è ben recitato, molto ben recitato. Jennifer Lawrence è praticamente perfetta nei panni di Katniss, e non mi aspettavo niente di diverso da un’attrice nominata all’Oscar. Così come ci sono altri bominati e premi OScar nel cast, i già nominati Woody Harrelson e Stanley Tucci, e Christopher Plummer, che interpreta un ambiguo presidente Snow. Poi abbiamo Elizabeth Banks, anche lei deliziosamente over-the-top nei panni della colorita Effie Trinket. Non sfigura, in questo popò di cast, il semi esordiente Josh Hutcherson, che forse avete già visto nel ruolo del figlio di Julianne Moore e Annette Bening in I ragazzi stanno bene. Non pervenuto, per carenza di screen time, Liam Hemsworth, che interpreta Gale Hawthorne, ma mi riservo di sospendere il giudizio su di lui perché suo fratello Chris è uno degli Avengers.
In conclusione, il mio consiglio è non solo quello di vedere Hunger Games, ma anche di recuperare il romanzo. In entrambi i casi, vi ritroverete in una storia piena d’azione, ansiogena quanto basta, estremamente godibile e che non rinuncia a riflettere un po’ sulla società che la circonda.