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Filone di alessandria: riconoscere i propri limiti

Creato il 27 agosto 2013 da Postpopuli @PostPopuli
 

di Simone  Provenzano

Riconoscere i propri limiti: Filone di Alessandria.

Molte volte ho scritto post che sono stati elaborati a partire da menti illuminate e dagli scritti che così gentilmente ci hanno deciso di lasciare.

È un atto creativo. Prendere il pensiero masticato da un grande del passato e rimasticarlo con la propria boccuccia fino a farlo diventare un boccone adeguato alle nostre capacità digestive. In questo lavoro di fauci e meningi i pensieri mutano, acquistano o perdono pezzi, evolvono, crescono o si banalizzano. Tutto dipende dalle capacità del masticatore.

Oggi non voglio correre questo rischio. È molto che volevo scrivere qualcosa su Filone di Alessandria, sul suo modo di svelare l’ovvio con bellezza e sontuosa armonia di pensiero. Volevo scrivere un bel pezzo con un parallelismo tra ombra junghiana e consapevolezza dei propri limiti come modo di avvicinare il divino secondo Filone, ma mi sono reso conto che farei un torto ad ogni persona che leggendomi non potrebbe trovare quella magia che il vecchio Filone mette nelle proprie parole.

filone di alessandria 255x170 FILONE DI ALESSANDRIA: RICONOSCERE I PROPRI LIMITI

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Allora bando alle ciance! Oggi facciamo uno strappo alle regole e riporto, fedelmente, l’estratto di un brano del “MIGRATIONE ABRHAMI” di  Filone, pagina 1166-1167 , edizioni Bompiani.

Si parla di intelletto, della necessità di conoscere se stessi e della volontà che serve per farlo. Vi avverto che il vecchio Filone, pur essendo vissuto quasi 2000 anni fa, è un tipo un po’ incazzoso che non disdegna dire le cose che pensa direttamente e senza fronzoli. Non offendetevi se vi chiamerà teste vuote o imbecilli, è il suo modo, è il suo stile: si infervora!

Buona lettura:

<<Se l’intelletto nell’avanzare non si affatica al punto di accasciarsi stremato e neppure si fa indolente, cosi da sbandare, sviato da una parte e dall’altra, fuori della retta via che sta nel mezzo; se, poi, sa imitare i buoni corridori, percorrendo fino in fondo con sicurezza la corsa della vita, allora riceverà corone e premi di valore perché (a tale punto) è giunto al traguardo.

E le corone e i premi non consistono forse nel non mancare il fine cui tendono gli sforzi e nel raggiungere l’ardo traguardo della saggezza? E quale è il fine del retto pensiero?

Rinunciare al falso concetto che si ha di se stessi e del creato.

Infatti il sapere di non sapere è la massima acquisizione della scienza[…] .

E ora andatevene per la vostra strada, voi che siete pieni di superbia, di ignoranza e di molta ostentazione, voi saccenti che non solo pretendete di conoscere con precisione l’essenza di ciascuna cosa, ma anche, con audacia senza limiti, osate determinarne le cause, quasi che aveste assistito di persona alla creazione del cosmo e foste a conoscenza della natura e degli elementi di cui consta ogni realtà, neanche se voi stessi foste state i consiglieri del Creatore al momento della creazione.

E poi, dopo aver lasciato, una volta per tutte, ogni altra cosa, acquistate coscienza di voi stessi, dite chiaramente chi siete quanto al corpo, all’anima, alla sensazione, alla ragione, in rapporto all’unità e secondo le specie, anche le più particolari.

Mettete in chiaro cosa è la vista e come vedete, che cosa è l’udito e come ascoltate, che cos’è il gusto, il tatto, l’odorato e come agite secondo ciascuno di questi sensi, e ancora quali sono le loro fonti, da cui dipende la loro costituzione.

Dunque, o teste vuote, non parlate a vanvera della luna, del sole e di tutte le altre realtà che ci sono nel cielo e nel cosmo, che sono così lontane da noi e cosi diverse per natura, prima di aver frugato in voi stessi e di esservi conosciuti.

Allora, forse, anche quanto sosterrete sulle altre cose sarà degno di fede.

Ma prima di aver messo in chiaro quale è la vostra natura, non pretendete neppure di essere giudici degli altri o testimoni veramente attendibili.>>

Come è andata? Piaciuto?

A me molto. È uno dei pezzi che preferisco di Filone. Inizia parlando dell’uso corretto dell’intelletto, continua chiedendoci di fare un bagno di umiltà per riconoscere i nostri limiti per poter provare ad oltrepassarli. Ci chiede di concentrarci sulla meraviglia più grande che abbiamo, cioè noi stessi; ci spiega che dobbiamo iniziare con il capire il modo attraverso il quale ci approcciamo alla realtà e conclude dandoci la speranza che ognuno di noi può crescere! Bello!

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