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Filosofia dell’anima – Di donne festeggiate e mostrate come al mercato del bestiame e di filosofia in poesia: “Lampo” di Simone Weil.

Creato il 07 marzo 2016 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
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Simone Weil nel 1921

di Rina Brundu. Dà un grande dolore all’anima l’oltraggio senza fine, senza confini, arrecato alla figura della donna sovente da altre donne in qualche caso investite di ruoli istituzionali importanti. All’appressarsi di questa fatidica data, l’8 marzo, che ho imparato a disprezzare come poche cose, non riesco ad esprimere a parole lo sgomento che la cosiddetta Festa della Donna produce in me, ogni qualvolta sono in Italia e sono mio malgrado costretta a subirla (seppure tale “occasione” sia riconosciuta in contesti internazionali, sul piano pratico non si festeggia in quel Primo Mondo – territorio ideale a cui purtroppo noi non apparteniamo – dotato di forte coscienza civica ed etica).

Sentirmi, in quanto donna, icona che necessita di essere “festeggiata”, di essere staccata da un ideale corpo primigenio, sicuramente asessuato, che considero comunque indisponibile alla scomposizione, per essere messa su un piedistallo fasullo, moralistico, eticamente censurabile produce una rara frustrazione dell’Essere. É un poco come essere mostrata come carne da macello, bestiame al mercato per poi sentirti dire con tono affettato e paternalistico “Io ti festeggio perché sei importante per me, per dimostrarti che il tuo input è apprezzato, per chiederti scusa, perché voglio assicurarti che so fare meglio di quanto ho concluso fino ad ora e dulcis in fundo che ci sono per te… che mi sento responsabile per te”.

Ma chi te lo ha chiesto? E con che diritto lo fai? Come ti permetti di farlo? Chi ti ha investito di cotanta responsabilità? Sembrerebbe un gioco delle parti, anche noioso, un cliché recitato ad arte, se non fosse che sono proprio simili status-quo mentali e culturali che favoriscono la creazione di terreno fertile dove poi nasce, cresce, fiorisce la pianta nefasta che conduce direttamente al femminicidio. Non è dunque un caso che questo cancro dei nostri tempi attanagli tutta la società italiana, senza distinzione di classe sociale di appartenenza, si nutre infatti di tratti che sono nostri da tempo immemore, vizi datati, antichi, che non ne vogliono sapere di abbandonarci e che forse non ci abbandoneranno mai avendo nella formalizzazione e istituzionalizzazione della loro ragion d’essere il loro miglior alleato.

Si tratta insomma di guerra formidabile dove anche vincere la più piccola battaglia può risolversi in un’impresa. E forse passeranno ancora decadi – questo è sicuramente vero per l’Italia – per far capire ai più che non c’é nulla da promuovere nell’universo femminile: che ogni uomo e ogni donna (incluso il loro lavoro e ogni scopo che riescono a raggiungere) parlano per se stessi, e tutti insieme formano la gran voce dell’umanità che per sua natura non ha sesso!

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Nota Bene – Mentre ricercavo in Rete poesie della filosofa Simone Weil mi sono imbattuta in un lavoro che la riguarda fatto da Roberto Carifi e messo gratuitamente a disposizione in forma di PDF. Lo riprendo nel link sottostante e dallo stesso lavoro riprendo la poesia “Lampo”. Per tutto questo ringrazio Roberto Carifi che, per qualunque necessità, e qualora passasse di qui, invito a contattarmi scrivendo a redazione.rosebud at yahoo.com. Grazie R.B.

Scarica qui Weil-Simone—Poesie

Lampo

Che il cielo puro mi mandi sul viso

– Questo cielo spazzato da lunghe nubi –

Un vento così forte, profumato di gioia,

Che tutto nasca, mondato dai sogni:

Per me nasceranno le umane città

Che un soffio puro ha pulito da brume,

I tetti, i passi, i gridi, i cento lumi,

Rumori umani, quanto consuma il tempo.

Nasceranno i mari, l’ondeggiante barca,

Il colpo di remo e i fuochi della notte;

Nasceranno i campi, il giavellotto lanciato;

Nasceranno le sere, stella che a stella segue.

Nasceranno il lampo e le ginocchia chine,

L’ombra, l’urto alle svolte della miniera;

Nasceranno le mani, i duri metalli rotti,

Il ferro morso nell’urlo della macchina.

Il mondo è nato; fallo durare, vento, nel tuo soffio!

Ma esso muore coperto di fumo.

M’era nato in uno squarcio

Di pallido cielo verde tra le nubi.


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