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Filosofia dell’anima – Di quando bisogna chiudere un sito d’opinione e di intransigenza ideale. Contra indottrinamento religioso e contra connivenza.

Creato il 01 dicembre 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
Owl_of_Minerva

La Civetta di Minerva

di Rina Brundu. Chi ha o ha avuto un sito d’opinione sa bene che sono i siti più difficili da tenere. I vecchi sardi avevano un detto “Centu concas centu berrittas” (Cento teste cento cappelli), ed è con la verità nascosta in quel modo di dire che si confronta chi tiene un sito di opinione. Basta quindi farsi un giro in Rete per rendersi conto di quanti cadaveri di siti-chiusi per degenerazione commentativa affiorano tra le sue maglie. In alcuni casi chiudono perché lasciati in mano ai troll, in altri perché i convenuti sono riuniti colà non per dirimere di attualità ma per dare sfogo alle peggiori pulsioni e trallalerò e trallalà. Non ho mai sentito di siti chiusi per “intransigenza ideale” ma non escludo che Rosebud possa essere il primo.

 

L’idea che mi sfiora in questi giorni (non mi aveva mai sfiorato prima!) è che il sito non debba vivere comunque e di sicuro non deve diventare ricettacolo per messaggi diseducativi. Tra questi messaggi diseducativi c’é il gossip tout-court e tutto ciò che incensa riti, miti, modelli superstiziosi tentando di farli passare per realtà oggettiva. Ci sono due cose nel mio orizzonte ideale che noi abbiamo il dovere di difendere più di tutto: la scuola, quindi l’istruzione, quindi l’unica speranza che abbiamo di migliorarci e le cose della nostra anima, del nostro spirito.

L’argomento “religione” per quanto ho avuto occasione di vedere è uno di quelli che maggiormente suscitano ira, indignazione, rancore, voglia di spaccare il mondo in virtù della supposta bontà del proprio dio che per ovvie ragioni ognuno vede migliore del dio degli altri. Nulla di cui stupirci: sono proprio la lingua e la religione i due elementi che più di altri determinano la nostra “forma mentis”, dirimono sulla tipologia di uomini e donne che saremmo. Tuttavia, alla stregua della protagonista del celeberrimo “Contact” di Carl Sagan, io ho notevoli difficoltà a confrontarmi con le logiche di queste divinità che occorrerebbe incensare inginocchiandosi in una chiesa o in una moschea. Di fatto per convincermi della validità dei miei ragionamenti mi basta alzare la testa al cielo e avere subito netta percezione che non vi è dio delle religioni umane grande quanto quello che ha creato il nostro straordinario multiverso. L’unica differenza è che questo dio quantistico sembrerebbe non richiedere orazioni ma uomini e donne capaci, dotati di sostanziale know-how e quindi in grado di decriptare le straordinarie leggi fisiche che fanno vivere questo particolare universo così come vive.

Non sono “atea” nel senso “usato” del termine: nessuno che si interessi di fisica quantistica potrebbe esserlo. Di fatto è questa nuova evoluzione della Fisica che più di ogni altra materia ha dimostrato (seppure solo attraverso modelli matematici, for the time being!), quanto la realtà contingente sia solo una delle possibili realtà. Si fa anche fatica a credere che non ci sia una mente, un “engine” tremendamente intelligente dietro la creazione di questi universi straordinari. Gli adepti del dio quantistico però non si limitano a riconoscere la magnificenza del loro “creatore”, piuttosto vorrebbero conoscerne i pensieri, direbbe Albert Einstein. E soprattutto non parlano di “miracoli” ma di grande ignoranza da colmare, di leggi fisiche da scoprire, di percorsi logici da studiare etc, etc.

Ma queste sono quisquilie, pinzillachere, ci ammonirebbe un altro “immenso”. Il vero problema che si è posto in questi giorni in maniera mediaticamente accentuata – ma che in paesi come l’Italia si pone ogni giorno – è di fatto uno di imperdonabile leggerezza didattica: si continua a confondere le “necessità” della scuola (in senso lato) con i dogmi religiosi; si continuano a confondere gli elementi rituali che da un dato background religioso muovono dentro il background culturale tout-court trasformandoli in colonne portanti del processo cognitivo dei nostri figli, i quali invece avrebbero ogni diritto a muoversi dentro spazi il più possibile “liberati” da influssi non pertinenti.

Esclusa quella sanguinaria degli Atzechi, non ho problemi ad accettare qualsiasi religione: che si adori un sasso, un osso di “martire”, un bastone più o meno appuntito, per me non fa alcuna differenza, almeno fino a quando non me li si lancia addosso. E io mi adopererò per quanto posso per rispettare tali oggetti, per fare del mio meglio nell’offrire la dovuta considerazione, sebbene per me resteranno sempre una pietra, un osso e un bastone. Ma queste rispettabilissime “inclinazioni” dovrebbero essere decisioni di “adulti”: i.e. io decido in perfetta coscienza di voler adorare quella pietra, quell’osso, quel bastone, e capisco pienamente cosa sto facendo. Lo voglio, mi fa sentire meglio, mi rassicura. Altra faccenda sono gli “indottrinamenti” dei bambini, in un periodo della loro vita in cui tutto può plasmarli… dopo infatti….. there is no coming back!

Diceva Giuseppe Rensi “Occorre limitarsi a sorridere bonariamente della superstizione saldamente regnante che c’è, senza indignarsi né sforzarsi di combatterla, consci che ciò sarebbe inutile, perché la vita dell’umanità non ha mai dato altro spettacolo che questo: una ridicola superstizione dall’immensa maggioranza ravvisata con assoluta certezza e ardente intolleranza come l’evidente realtà” (Cicute, 1931). Forse. Fino ad oggi l’avevo pensata così anche io e mi dicevo che bisognava portare “rispetto”. Rispetto per il dolore fisico che sovente spinge verso questa cosa che chiamano “fede”, rispetto per la sofferenza mentale, rispetto per le nostre debolezze umane, le paure, robe che ci vincono tutti e che ci portano a comportarci come non vorremmo davanti alle grandi prove della vita. Situazioni difficili che ci portano a cercare l’aiuto ultraterreno perché ben sappiamo che nessuno ci aiuterà in terra. Men che meno che saremmo capaci di aiutarci da soli.

Oggi come oggi però ho cambiato idea: davanti al continuato versare sangue in nome di questi dei improbabili.. io credo che comportarsi come suggerisce Rensi sia un poco come essere conniventi con la mafia. Non si può stare zitti! Non dico che parlando, denunciando, i bambini irlandesi si sarebbero salvati dalle grinfie dei preti pedofili, ma dico che se in quel paese impoverito da cronica carestia si fosse insegnato agli adulti che chi indossa una tonaca non è portatore di alcuna verità rivelata, forse le cose sarebbero andate diversamente. Forse tante cose sarebbero andate diversamente.. Chi può dirlo?

Io posso solo affermare con la più grande onestà della mia anima che non voglio essere più connivente con questi insegnamenti diseducativi, che non sono felice di vivere in un paese (che pur amo tanto) teocratico, dove il ministro dell’Interno ordina presepi nelle prefetture, dove un ex ministro si ferma a cantare jingle bells davanti alle scuole con spirito sprezzante del background culturale e religioso di tanti bambini che le frequentano, dove da mane a sera la televisione generalista produce messe e programmi su pseudo-miracoli e pseudo-apparizioni, dove gli organi della Chiesa intervengono nella vita politica della nazione come fosse una cosa normale, naturale, dove non si sa più a chi rivolgersi per vedere i minimi diritti civili rispettati, dove non abbiamo un governo capace di ricordare a tutti che noi dobbiamo rispettare le leggi della nostra Costituzione non vivere secondo opinabili precetti evangelici o obsoleti, quando non ridicoli e pericolosi, passi biblici.

Quando poi mi rendo conto che questo paese da incubo è il mio, me ne vergogno e me ne dolgo, soprattutto pensando alla memoria di coloro che sono morti per regalarci un mondo migliore. Ne deriva che davanti a questo pernicioso status-quo chiudere un sito è cosa ben piccola, ma è un segno minimo che si può dare. Ed é comunque meglio del dover dare contro a delle care persone che hanno accompagnato la nascita di quello stesso sito in virtù di una intransigenza ideale che tuttavia lo spirito sente sua e diventa a lungo andare impossibile da ignorare.

Non so se chiuderò Rosebud ora, ma sicuramente quando lo farò, questo particolare momento rappresenterà senz’altro il sassolino che ha infine prodotto la valanga.


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