Nel 1918, Lev Kulešov, teorico e pioniere della scuola sovietica del montaggio effettua la ripresa di un primo piano dell'attore Možukhin, impassibile, e la proietta preceduta prima da un piatto di minestra, poi da una giovane donna morta nella bara e infine da un bambino intento a giocare con un orsacchiotto. L'accostamento delle immagini rende il viso inespressivo di Možukhin, volta a volta, pensoso, addolorato, lieto.
L'esperimento attrae l'attenzione di André Bazin, padre spirituale della Nouvelle Vague e del filosofo Merleau-Ponty, che, in occasione della conferenza tenuta all'Institut des Hautes Ètudes Cinematographiques nel 1945, spiega l'esperimento facendo ricorso alle indicazioni della nuova psicologia, la psicologia della Gestalt.
Essa, facendo valere l'unità strutturante delle attività percettive, affermava che ogni percezione si presenta all'esperienza come un tutto unico, non come mera giustapposizione di unità elementari, ma come risultato del modificarsi reciproco di tali unità: non semplice somma di parti, ma dimensione nuova, arricchita di senso. Vi è, insomma, un sovrappiù di significato; un relai supplementare -dice Bazin-; un tutto irriducibile agli elementi che entrano nella sua composizione.
Gli esempi portati a dimostrazione della Gestalttheorie sono noti, l'immagine del coniglio-papera su tutti.
L'ambiguità della funzione percettiva testimonia della resistenza che essa oppone alla riduzione a rigidi parametri cartesiani, resistenza che la Fenomenologia, unita sotto il grido di battaglia "Tornare alle cose stesse!", scorge nella Natura tutta.
Ora, è proprio su questo campo che si gioca la partita decisiva: quando i fenomenologi intraprendono la loro serrata critica alla dicotomia cartesiana soggetto-oggetto, compiono un gesto filosoficamente importantissimo: tentano la messa in scacco dell'intera tradizione filosofica occidentale.
Nel 1943, due anni prima della conferenza di Merleau-Ponty all'IDHEC, Albert Hofmann, nel proprio laboratorio, sta conducendo, a fini farmaceutici, degli esperimenti sugli alcaloidi, quando una goccia di acido lisergico, componente centrale degli alcaloidi della segale cornuta, gli cade sulla mano. Quella goccia segna l'inizio della storia dell'LSD.
Hofmann, incuriosito dai sintomi -vertigine, irrequietezza- che il contatto con l'acido gli ha causato, decide di testare le potenzialità della sostanza e, tre giorni dopo, il 19 aprile del '43, ne assume una dose maggiore (250 µg). Hofmann registra gli effetti di questo e dei successivi esperimenti, notando come "lo stato predominante [fosse] sempre quello dello scambio udito-visivo: i suoni si trasformavano in sensazioni variopinte, la mente riusciva ad associare le immagini a diversi suoni", condizione rilevata anche dall'equipe che accompagna lo scienziato nei suoi esperimenti.
I racconti di Hofmann, oggi leggibili nelle pagine del suo LSD Il mio bambino difficile (Edizioni Urra), non privi di un'eco nostalgica e di qualche nota ironica, che ne rendono la lettura piacevole anche ad un pubblico non specializzato, testimoniano del fenomeno della sinestesia (σύν + αἰσθάνομαι). Tale fenomeno, riscontrato anche in persone soggette spontaneamente alla contaminazione delle sfere percettive, senza che essa sia indotta da sostanze allucinogene -si presenta a livello genetico come caratteristica di un tratto del cromosoma X- merita di essere indagato e approfondito.
Mediante la percezione, il contatto, la visione, veniamo iniziati al mondo. Tale iniziazione non è soltanto la posizione di un contenuto, ma l'atto di apertura di una dimensione che non sarà mai più richiusa, che ci accompagnerà in tutte le esperienze future e sullo sfondo della quale le esperienze future verranno a disporsi. Questo sfondo è la struttura dell'elemento sensibile, che, per dirla con Merleau-Ponty, crea una trama, come "una scia che si traccia magicamente sotto i nostri occhi, senza nessuno che la tracci, una certa cavità, una certa interiorità, una certa assenza, una negatività che non è un niente".
Proponiamo la lettura di un passo del libro di Hofmann, utile ad una riflessione, anche ontologica, sul rapporto soggetto-mondo.
Il brano, qui riportato, fa da introduzione a LSD Il mio bambino difficile.
"Ho sempre vivo il ricordo di un episodio che vissi durante l'infanzia. Avvenne un mattino di maggio; ho dimenticato l'anno, ma posso indicare ancora il luogo esatto lungo il sentiero di una foresta a Martinsberg sopra Baden (Svizzera). Passeggiavo in quei boschi che si stavano rivestendo di un nuovo e scintillante manto verde. Illuminato dal sole mattutino, l'ambiente era saturo del canto degli uccelli; d'improvviso, tutto apparve in una luce insolitamente splendente. Forse per disattenzione mi era sempre sfuggito il reale aspetto della foresta primaverile che andavo di colpo scoprendo solo adesso? Essa risaltava nello splendore di una bellezza primigenia, che toccava il cuore, gli parlava, come se avesse voluto abbracciarmi nella sua maestà. Mi sentii pervaso da una indescrivibile ed esultante sensazione di appartenenza e di pace interiore. Non ho idea quanto a lungo rimasi rapito in quel luogo, ma ricordo il turbamento che provai non appena quello splendore lentamente svanì e di nuovo mi incamminai sul sentiero. [...] Nell'infanzia ho vissuto altri momenti come questo, durante le mie escursioni attraverso le foreste e i prati. Furono queste esperienze a modellare i principali lineamenti della mia visione del mondo ed a convincermi dell'esistenza di una realtà vitale e impenetrabile allo sguardo quotidiano.
Molto più tardi, in età adulta, venne inaspettatamente, anche se non proprio a caso, a stabilirsi un nesso tra la mia professione e le avventure visionarie dell'infanzia. [...] Nel corso della mia carriera incontrai le sostanze psicoattive con effetto allucinogeno, che date certe condizioni possono provocare stati visionari simili alle esperienze spontanee appena descritte. [...]
Studiando la produzione letteraria attinente alle mie ricerche venni a conoscenza del valore universale dell'esperienza visionaria. [...]
Condivido l'opinione di molti contemporanei secondo cui la crisi di valore che pervade tutti i settori della società industriale occidentale può essere ostacolata solo da un cambiamento nella nostra immagine del mondo. Dovremmo compiere la transizione dall'idea dualistica dominante, che separa l'uomo dal suo ambiente, verso la nuova consapevolezza di una realtà onnicomprensiva che includa anche il soggetto conoscente, affinché l'uomo si senta unito con la natura vivente ed il creato intero. Tutto ciò che può agevolare questo fondamentale mutamento nella nostra percezione del mondo deve perciò meritare una sincera attenzione."