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Filosofia tra east & west #2

Da Tarocchipensiero @MichelPelucchi

" Tutta l'energia viene impegnata per tenere l'essere unito, dato che continuamente andiamo in pezzi. La più grande necessità odierna è andare oltre questa schizofrenia, andare oltre tutte le divisioni per raggiungere quell'unione che non è né questo né quello, che non è né Oriente né Occidente; che non è né uomo né donna. Quell'unione viene chiamata dai mistici Dio, Verità, moksha, nirvana, l'Assoluto, Dhamma, Logos, Tao: nomi diversi miranti tutti ad una sola realtà" (Osho)

Si dirà più dell'occhio che vede il sole al tramonto, perché di questo solamente abbiamo un linguaggio che ci consenta almeno qualche parola.

Non esiste in questa serie di testi alcuna contrapposizione, non una critica all'uno e non una a quell'altro magma di pensiero. Il "tra" (east and west) significa che noi personalmente ci stiamo in mezzo, e quando gli elementi dei supposti due emisferi si ritrovano, non sarà l'incontro e nemmeno la tanto auspicata riconciliazione. Assisteremo invece, come si assiste guardando alla luna piena: gridando al buio di una chiara visione. Un'unica esperienza coglieremo... diamole un nome: sparizione. Il sole sarà di nuovo interiore, un moto del cuore.

Le questioni in filosofia sono sempre le stesse. Dal "Conosci te stesso", oracolo delfico, al "Cosa posso sperare?" kantiano; sono una variazione su variazioni di un unico tema, mille e una volta ripreso e aggiustato, reso più esplicito, per lo più non lo si attingerà mai. Coglietene il paradosso. Di fatto "scherziamo con la filosofia".

Prendi per vera la seguente formulazione e scatta avanti.

La filosofia serve a comprendere ciò che ancora non si è potuto dire, e una volta detto, a non capire ciò di cui si sta parlando.

Infatti, mere questioni filosofiche non ti aiuteranno a dare un colpo al mondo. "Il vuoto incombe certamente su quelli che tessono il vento." (Joyce). Scatta avanti.

Con questo si potrebbe ammettere, che duemila e più anni di insegnamenti west non hanno prodotto che un solo fraintendimento generale. Seduce moltissimo la prospettiva ma non è affatto così! Fai attenzione. Il giovane Nietzsche ne fece le spese durante le vacanze pasquali dell'anno 1862. Scriveva quasi arrabbiato:

  • Oltretutto è presunzione voler risolvere problemi filosofici sui quali da alcuni millenni è in corso un conflitto di opinioni...

  • Unire la scienza alla filosofia, senza neppure conoscere i risultati principali di ambedue...

  • Io ho cercato di negare tutto: ahimé, abbattere è facile, ma costruire.

Del resto, interrogandoci filosoficamente, intendiamo dar conto di un'altra cosa, e non di una semplice questione, tanto meno di un'opinione. Grideremo al buio di una chiara visione. Essa ha tre punti nodali:

    Si RICERCA "Il nesso" o l'Intuizione ( Neschamah) tra ciò che è dato (tradizione, passato), ed il magico quale appello all'incognito non-finito. Quest'ultimo non ha ragione e niente, dico niente parole.

    N ELL'ABBANDONOratio , o finito rapporto di mediazione tra te e il tuo conoscere; sarai diretto, un folle, il Matto che va giù spedito, e non il cretino schiavo del mondo, filtrato dal mondo (dai mondi tanto interiori quanto esteriori).

Poniti la questione! Chiediti: Chi ti ha indotto a pensare la vita in termini di crescita e progresso? Quale metro ne calcola gli spostamenti? Quale promessa ti seduce? Quale traguardo hai negli occhi? E quale fine ti proietti? Di chi ti occupi?

Chi ti ha edotto, ti ha anche compreso per davvero? oppure ti stanno togliendo il respiro?

Infanzia e amore li hai già perduti. Renditi conto che innocenza (beltà) e ardore (liberazione) gettati alle ortiche non ti faranno in alcun modo senziente. Te lo racconta James Joyce nell' Ulisse, quando il professore si ritrova faccia a faccia con il ragazzo che era. Magia della parola.

È un'estetica l'abbandono, e non una contemplazione... il tema si cerca... si cerca ciò che mai si trova. Troppo distante... troppo vicino è l'uomo.

Quell'unione dei sensi col divino, in quella dimensione in cui esisti, quell'energia che completerebbe finalmente l'idea di Meraviglia, quell'ora devi incontrare. L'Occidente in lotta oggi con i suoi modelli e le sue critiche non l'ha mai sperimentata. Manca l'esperienza, e manca una vita nella meditazione. Manca "il nesso" con l'incognito non-finito. Manca a se stesso.

Dico: non vero! E non brutto l'ascoso!

Il "poter ascoso", cioè il nascosto, l'incognito è il "mancare a se stessi... alla propria natura", eppure - guardatene l'assurdità! - ne troverete comunque l'esiziale formulazione: "Ormai disprezza te", e come fa? Disprezza te che non ci sei? È assurdo il pensiero di questa filosofia del vecchio west!

Nell'infinità vanità del tutto non si ammettono pensieri. Non sei ammesso maldicente, non coi tuoi grilli intestarditi. Sei tu che disprezzi!!! Guardati per bene! Sei tu fango, amore e noia! E tu solo devi penetrare in quella dimensione in cui esisti.

Ormai ti disprezzi! Tu sei responsabile! Tu tagli i ponti e getti a mare la vita. Se sei angosciato trova il tuo centro, non disperdere chiacchierando ragioni e pusillanimi decisioni. Comincia a cercare e a fare esperienza. È questa la meditazione. Forse manca all'Occidente secolare?

" Prendi nota di tutto in modo che il tuo corpo diventi un'opportunità per qualcosa di superiore [...].

Amico mio, caro Giacomo che mi hai accompagnato per molto, impara di là dal mondo a darti ossigeno nuovo. Non c'è l'ho con te, e nemmeno con coloro che mi dicono da secoli "l'infinita vanità del tutto". C'è l'ho con me stesso per averti creduto a un dipresso vicino al vero, mentre oggi tutto sorge e "il tutto"... lo si deve creare.

In gioco - lo ripeto - ci sono le nostri attitudini, il nostro carattere, ( la nostra persona da mettere al vaglio di un'altra storia , di un'altra dinamica, di una traiettoria più ampia che non sia la fuga dal reale in "un dio" immaginato, ma prender parte al movimento creativo: molteplice. Un fluir con esso... un abbandono... per poi il divino euforico sentire to feel) una mano più forte afferrare i destini, unificandoli in modo impareggiabile.

I concetti ti danno solo briciole di certezze, non trovi l'essenziale! Ampliano in apparenza il novero delle possibili risposte.

Con la filosofia entrerai ad un certo momento nei paradossi, nei doppi sensi, nelle contraddizioni; si prova e si riprova per non rimanere chiusi dentro un'esistenza meramente mentale, che però vorrebbe divenire estetica, vitale. È una mancanza l'Occidente secolare... Mai più detto, né riferito, qualcosa semplicemente non viene ad essere attinto. Si è belli, coloriti e risoluti, ma non realizzati. Occorre capire e non parlare.

Reazione subitanea della Il taglio della ragione dichiara aperta la ferita, ratio, che non può esistere senza il suo chiacchiericcio
saggiamente si definisce il compito da realizzare, ma una vita non ne scorre ancora. Il sangue non brucia! Si ri-afferma di nuovo con le parole, ciò che altrimenti manca al cuore. Servirebbe almeno un poeta... un allucinato oppure un'alchimista della parola... "Scusate, non vivo al di là dell'equatore; sono cascato nell'orrido". Ti devo scioccare per farti immergere nella lotta dalla quale dovrai scappare.

Affrettati, se ti pare... reagisci! Ma non puoi capire ora tanta chiarezza - devi trasmutare nel silenzio rifare tutto: la voce e le nuove parole. Se ti dicessi: "Son nuvole?"

La filosofia non ammette "un dio", poiché sotto sotto si è accorta che i giochetti della mente avevano edificato soltanto "un altro concetto", una rappresentazione ed un simulacro non vivibile e niente affatto godibile.

Dio in Occidente crea per questo la folla ed i poteri forti, trasmutato com'è nell'idea di una superiore ragione imposta dall'uomo a discapito del potenziale di vita - differenziale e singolare - di altri uomini.

La filosofia stessa, quella "autenticamente filosofica" invece sparisce, è nell'abbandono. Lo fa per non dovere ammettere strenuamente se stessa (vedi il paradosso socratico: "Io so di non sapere"), per non farsi idolo incoraggiante la traiettoria che immancabilmente può innescarsi da ogni affermazione. Linee di forza e di seduzione.

Tuttavia la parabola è stranissima. Poiché alla western philosophy non è sufficiente il silenzio. Per non farsi idolo e superiore ragione, essa deve disconoscersi e ri-conoscersi in altro; al di là dei propri limiti ella intuisce l'esperienza dell'altro, che deve essere lasciato esistere come io non posso essere. Solo in Occidente l'esperienza dell'altro è così significativa, e lo è perché ne vale del proprio sviluppo interiore.

Mettiamola in questi termini: in sé, il soggetto occidentale scopre con il dubbio di sé costante (o metodico) anche l'idea necessaria di una rifondazione perenne del sapere... Ed è in questo modo che si abbandona!

Se nel più profondo del tuo essere il dubbio dimora, la cosa prima che vorrai realizzare sarà un'evasione da quel dentro che ti angoscia. Ad un certo momento capirai non solo mentalmente, ma con tutto te stesso - e l'occidentale oggi comincia a intuirlo - la nota fondamentale e costante: l'esperienza dell'altro, che deve essere lasciato essere come io non posso esistere. Essa sarà una ripetizione e un motivetto felice.

Siamo ingiusti e depravati, poiché nati con l'angoscia, l'orrido e l'ossessione di un dubbio di sé costante. Questo senso di colpa ti rinchiude, tanto che nel bu-io (di te solo) cominci a generare l'io ego distorto. Il peccato originale diventa una latitanza... Siamo noi a mancare... l'incognito non verrà compreso. Sei tu a mancare. Omai disprezza te.

Il taglio è profondo, ma la ferita col dubbio della ragione non rigenera la vita.

" La ragione ci presenta così le nostre schiavitù e i nostri soggiogamenti come fossero altrettante forme di superiorità che fanno di noi degli essere ragionevoli." (Deleuze)

È l'Occidente a parlare, i suoi degni e grandi filosofi. Sul serio... Li ammiro!

Da qui la filosofia d'Occidente si lascia comunicare, necessita molto della parola, della dialettica, di ogni sorta di argomentazione per giustificare (o dimostrare) l'esistente come realtà con-sistente.

Cerca dunque in altro, nell'altro, nel dialogo ritenta quella certezza che non ha in sé stessa. E nel tentativo di abbandonare il dubbio mediante l'interrogazione, ci fa avvertire almeno in negativo che qualcosa le manca e ci manca. È una richiesta costante, e una domanda costante. Una perenne formulazione.

Le questioni in filosofia sono sempre le stesse.

Ma fai attenzione! Da che "Il vuoto incombe certamente su quelli che tessono il vento." Scatta avanti.

L'Oriente in questo senso non ha filosofia.

"Una mattina il Buddha rimase in silenzio sotto il suo albero. E di fatto doveva tenere un discorso, per cui tutti erano in attesa. Egli restò in silenzio, rimase zitto. I discepoli divennero inquieti. Prima non era mai successo. Il Buddha veniva e parlava, poi se ne andava. Passò mezz'ora. Il sole era salito in cielo e tutti avevano caldo. In superficie c'era silenzio, ma all'interno tutti si sentivano a disagio, borbottavano, in cuor loro si chiedevano: "Come maiil Buddha è in silenzio oggi?".

Poi all'improvviso, un discepolo, Mahakashyapa iniziò a ridere. Buddha lo chiamò vicino a sé e gli diede il fiore, dicendo: "Tutto ciò che può essere detto, l'ho detto a tutti gli altri, e tutto ciò che non può essere detto l'ho dato a te". Gli diede solo un fiore, ma questo fiore non era altro che un simbolo. Con il fiore diede anche un significato. Questo fiore non è che un segno, ma qualcos'altro venne comunicato, che le parole non possono trasmettere." (Osho)

L'Occidente ha uno stesso potenziale! Dopo tutto: La filosofia serve a comprendere ciò che ancora non si è potuto dire, e una volta detto, a non capire ciò di cui si sta parlando.

Grideremo al buio di una chiara visione.


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