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Fin da “piccina” voleva fare l’attrice. Intervista a Cristina Puccinelli

Creato il 15 maggio 2014 da Thefreak @TheFreak_ITA

Cristina Puccinelli, autrice, attrice e regista, si racconta a The Freak. Lucchese di nascita ma vive a Roma da tempo, è fresca vincitrice di menzione speciale al Festival di Imperia, nonché del prestigioso Giglio D’argento per la migliore interpretazione femminile al Festival Valdarno Cinema Fedic lo scorso 10 maggio e, precedentemente, ha conquistato lo stesso riconoscimento al Gold Elephant World di Catania per la stessa interpretazione, nel ruolo di Lola, nel film cortometraggio “Eppure io l’amavo!”, di cui Cristina è anche sceneggiatrice e regista.

Partiamo da questi riconoscimenti. Sei felice e sei soddisfatta di come il pubblico e la critica stanno apprezzando il tuo lavoro?

Sì, certo. Qualsiasi apprezzamento piccolo o grande che sia fa sempre piacere. Si fa questo mestiere per comunicare qualcosa, quando ci si riesce è bellissimo. Sono incentivi utili ad andare a vanti i premi. Si fa tanta fatica per arrivare a chiudere un lavoro, anche piccolo, come può sembrare un corto. Vedere che non è stato tutto vano dà forza per ricominciare nuove avventure. Poi, nello specifico, ho apprezzato molto la menzione speciale ricevuta a Imperia, che si è soffermata sul tema del perdono, a me molto caro, e il premio da attrice a Valdarno, che ha sottolineato brillantezza e divertimento nell’interpretazione.

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Il tuo corto “Eppure io l’amavo” parla di una bibliotecaria tradita e abbandonata che cerca vendetta. Spero che la storia non sia autobiografica. Come è nata l’idea?

No, non lo è. Io non sono Lola, per fortuna. Ma c’è molto di me e di mia mamma soprattutto. Credo che comunque lo spaesamento, il panico e l’ansia che si provano quando finisce un amore siano una cosa comune a tutti. Chiunque ci si può riconoscere, e non c’è persona che non ha fatto cavolate assurde in quei momenti. Lola le fa un po’ grosse, ma cerca una via di uscita. Non si ferma alla vendetta.

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Molti si ricorderanno di te per aver partecipato alla miniserie TV “Il signore della truffa” al fianco di Gigi Proietti. Cosa hai imparato lavorando a stretto contatto con un maestro come lui?

Ho imparato molto. Gigi è un attore in via di estinzione. Non ci sono più i vecchi capocomici, e lui lo è. Ha un amore grandissimo per il suo lavoro. Il suo modo di essere attore lo rende un po’ attore anche nella vita. In ogni momento ama raccontare barzellette, fare giochi, trovare aneddoti, con uno stile e un arte che non è da tutti. E quando lavora è professionalissimo, paziente, trova soluzioni, aiuta. Cerca in continuazione e questo lo rende vivo. Poi già alla prima lettura che abbiamo fatto tutti assieme, non c’è niente da fare, si sentiva quella marcia in più che lui ha.

Preferisci la tv o il cinema?

Beh, il cinema. E’ la mia grande passione. Io senza cinema non potrei vivere. Senza le storie. Mi piace andare in sala poi, tantissimo. Lo schermo, i suoni, tutto al massimo. L’ho già detto, ma lo ridico anche qui, il cinema, come un buon libro, una bella musica, un quadro, può salvarti la vita. Sicuramente ti aiuta, se è buon cinema. La tv può essere divertente, può essere sfruttata meglio di come viene sfruttata, a mio avviso.

Ora che hai testato il lavoro sia davanti sia dietro la macchina da presa, ti senti più attrice o più regista?

Mah, la regia mi affascina sempre di più devo ammettere. C’è anche da dire, però, che da attrice mi piacerebbe lavorare con registi nuovi e calarmi in situazioni che devo ancora esplorare.

Il tuo regista preferito?

Così, a secco, uno solo!? Per ordine di data di nascita dico Charlie Chaplin.

La tua attrice preferita?

Allora… voglio rispondere sul contemporaneo a questa domanda… al momento vince Cate Blanchett. Veramente straordinaria.

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Sta iniziando il Festival di Cannes, uno dei più prestigiosi Festival al mondo. Tu, l’anno scorso, eri allo Short Film Corner di Cannes con questo tuo ultimo lavoro, che emozione è stata?

Molto bello. A Cannes c’è tutto il mondo del cinema. Dal glam, al trash, al cinema d’autore. Soprattutto al mercato di Cannes si trova qualunque cosa. Molto stimolante e affascinante. Anche divertente devo dire. Ci si rende conto subito quanto sia grande e duro il business cinema, s’incontrano persone che vengono da tutto il mondo, che lottano per fare il loro film.

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Sei mezza americana da parte di madre, di San Francisco precisamente; ti piace San Francisco, la west coast o preferisci la east?

Mia mamma è nata in Italia ma è andata a vivere in America all’età di due anni, quindi è un po’ come se fosse americana. Ha quell’imprinting, che mi ha passato. Ho confidenza con gli Stati Uniti, sono stata là da piccola, quindi non mi fa strano andarci. Giustamente parli delle due coste, che sono poi le uniche parti che conosco dell’America. San Francisco è una delle città più belle del mondo, poetica, armoniosa, molto europea. New York è energia allo stato puro, mi ci trasferirei domani. Mi piacerebbe lavorare là, certo.

Sei mai andata per lavoro? Ti piace il cinema americano? Escludi di tornarci per lavorare?

Non sono mai andata per lavoro, perché sono legata alla mia terra e ai miei affetti e il mio approccio al racconto è più europeo. Da attrice però seguo il metodo americano, che preferisco. Non escludo di andarci.

Cosa ti piace e cosa non ti piace dell’America?

Dell’America mi piacciono la possibilità e la praticità, ma non mi piace la sistematicità, che riduce le sfumature.

Progetti per il futuro?

Sì, ce ne sono. Tutti in cerca di finanziamento per essere attuati. Ma c’è molta voglia di fare quindi spero di raccogliere le energie giuste.

Grazie e in bocca al lupo.

Crepi il lupaccio.


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