Se è vero – così come fino a ieri era sembrato al loro occhio scaramantico – che le vicende dell’Onda e quelle del pallone nostrano avevano mostrato di essere unite, caparbie, da un sottile filo rosso (come poteva provare un ping-pong di risultati simili che aveva portato bene, di volta in volta, agli uni e pure all’altra), gli ultimi segnali non erano per niente consolanti. Di questo avevano parlato la ‘povna e Calvin ieri in una sarabanda di messaggi che aveva coinvolto ogni possibile canale telematico: perché (alla faccia della anti-scaramanzia laica) a loro sembrava di dovere avere parecchio da temere dalla Spagna. E ancora di più dall’orale, terribilmente a rischio, di Nino-non-aver-paura. Entrambi avevano cercato di ovviare alle inquietudini con i mezzi a loro disposizione (cioè: aiuti, e ripassi su ripassi nelle materie di loro competenza, e dita incrociatissime di fronte al dio pallone).
Il risultato era che la preparazione di Nino – ex-bravo al Biennio (nella pagella di addio, ai tempi della ‘povna, era il il quarto migliore della classe) convertitosi alla nullafacenza (e alla buffoneria sparsa) – era un insieme di zolle galleggianti. Il suo intuito intelligente, la gratitudine verso tutto quel gruppo che si era fatto in quattro perché fosse anche lui ammesso, la volata finale degli ultimi venti giorni gli avevano permesso di stuccare i buchi all’apparenza con relativa grazia. Ma, andando a approfondire un poco ovunque, si rischiava di aprire voragini da far venire i brividi ai prof. di Impianti&Muri. La ‘povna aveva passato una parte del pomeriggio del rientro dal matrimonio dell’anno a mettere a posto, con lui, il percorso tematico (bello), gli aveva risentito un paio di argomenti, e poi lo aveva lasciato a rivedersi le materie tecniche, con l’ansia nello stomaco dalla preoccupazione.
Proprio per questo, il 4-0 riscosso dalla Spagna (una vittoria giusta, ma troppo roboante) le aveva gettato lo sconforto addosso. Lei e Calvin, in mutuo accordo tacito, non avevano osato risentirsi. I giochi sono fatti. Aspettiamo in silenzio; e accada ciò che può.
Ciò che è potuto accadere, la mattina seguente (oggi) è stato innanzi tutto che la ‘povna ha sbagliato treno per la prima volta nella sua lunga vita di viaggiatrice esperta. Seguendo i fasti di Corto (che al primo anno di scuola, invece che a Castagnone, se ne era andato per errore allegramente a Vigna), è salita senza badarci, e quando si è accorta che la motrice si avviava nella direzione opposta non ha potuto fare niente se non aspettare, con pazienza, che il treno si fermasse a IndustrialeCittàdiMare. Lì (sia lode e gloria ai pendolari, ora e sempre) aveva potuto pur sempre prendere il treno che, nella piccola città, sarebbe delle 7.30. Ed era arrivata a scuola alle 8.05, in grande affanno, mentre Nino-non-aver-paura la aspettava sulla soglia, il viso verde, di una graziosa sfumatura.
Per fortuna che hanno cominciato subito. E la PresidentA ha dispiegato, ancora una volta, la sua grandissima finezza critica. Perché ha ascoltato la ricerca di Nino (ben esposta) con attenzione attenta; continuando a vegliare su di lui, da lontano, ma giusta, per tutta la durata del colloquio.
Quando escono, sono tutti mediamente contenti. Nino (è ovvio) non ha fatto faville. Ma in alcune materie (argomento, storia, italiano, diritto) se la è cavata più che discretamente. Anche ad Agricoltura Tecnologica ha risposto in maniera più che sufficiente. Restano traballanti, ma comunque non ignobili, Muri&Impianti e Scrittura del territorio.
Non c’è tempo per le congetture, la porta si riapre, ed è la volta del Primo Gemello, a chiudere la fila dell’Onda maturanda con le ultime palpitazioni. Ma qui (nonostante degli scritti non certo brillanti) la situazione è altra: i crediti non sono pochissimi, e, soprattutto, lui (studioso e attento) all’orale ha sempre dato il meglio. E anche in questa occasione non si smentisce. Tutto fila liscio, mentre si respira aria di fine festa. La PresidentA saluta, fa i complimenti a tutti. La commissione anticipa la pausa, prima di iniziare i colloqui dei privatisti. E poi (domani) quelli dell’altra sezione.
Nelle more dell’attesa, l’Ingegnera Tosta riconsegna ai candidati i loro progetti tecnici (“Li do a te, vero, ‘povna, quelli di Castagnone?”).
Onusta di tavole da disegno (per le quali prova lo stesso educato disinteresse che Corto ha così bene esposto) la ‘povna sale sul treno felice, anche se stanca. Si sono salutati tutti alla spicciolata, sorridenti. L’appuntamento ufficiale è per venerdì, di fronte ai quadri esposti.
Ma un cenno (e un pollice recto) dell’Ingegnera Tosta le danno, entusiasmante, la conferma.
Seduta al finestrino, in direzione giusta, la ‘povna chiama, per l’ultima volta in questo ruolo, il capitano Calvin:
“Pronto, Calvin, prepara lo spumante. Siete tutti passati”.
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