Prete pedofilo immediatamente sospeso dal Papa
Ho accolto con gioia e sollievo la notizia pervenuta dai media riguardante la Santa sede (e che sinceramente attendevo): il pontefice Benedetto XVI ha ordinato l’immediata sospensione dalla funzione ecclesiastica di un suo ministro accusato di un episodio di pedofilia appena commesso ai danni di una bambina di dieci anni. Finalmente la Chiesa attraverso la sua massima autorità ha dato il primo significativo e tempestivo segnale in materia di giustizia e di cura delle anime al popolo cristiano e non solo; questo ci si attendeva da parte del Padre di tutta la comunità credente; questo la gente comune, le madri e i padri di famiglia e le stesse vittime di questo orrendo crimine si attendevano che il Pontefice facesse. Purtroppo è molto tardi e non può bastare a rimediare i lunghi anni di omertà e di silenzio, purtroppo questo gesto doveroso ed essenziale non rende affatto giustizia vera nè a questa bambina nè alla sua famiglia, purtroppo per un primo prete che è stato immediatamente richiamato alla legge dei giusti e dei santi ne rimangono decine e decine assolutamente ancora liberi di commettere altre nefandezze, ma se tutto l’apparato dei credenti, nessuno escluso, cominciasse ad entrare nell’ottica che non bisogna più tacere, che non bisogna più nascondere, che non bisogna più sopportare e che occorre invece mettere in campo la pratica della immediata denuncia, sarebbe già un miracolo, sarebbe già motivo di serio risollevamento.
Non si tratta di lanciare una nuova caccia alle streghe sul genere fobico o poliziesco, si tratta al contrario solo di potere vedere al proprio fianco una gerarchia ecclesiastica meno preoccupata di apparire sana quando invece è malata, meno preoccupata di apparire perfetta quando invece è colma di lacune e di manchevolezze.
Non si tratta infine di issare bandiere inneggianti la forza della nostra presunta fede; questi preti che commettono questi crimini sono più che mai essi stessi uomini di fede, eppure il loro stato non li preserva e non li dispensa dal rimanere solo uomini, nient’altro che uomini con tutte le loro debolezze e cecità e perversioni.
Dunque si tratta piuttosto di volere una Comunità presente ai suoi dettami, coerente con la sua missione, vivente nel suo organismo, coraggiosa nelle sue prese di posizioni, d’esempio per gli altri e per se stessa, sincera nell’instancabile ricerca della verità, verace nelle sua testimonianza, agguerrita nel suo perseverare, misericordiosa nel suo soccorrere, gioiosa e spontanea nel cantare le lodi del Signore attraverso i suoi uomini di mondo.
Vorrei trasmettere, se me lo permettete, un umile abbraccio a tutti gli infelici che sono stati colpiti nel passato più o meno recente dalle colpe degli uomini di Chiesa ed un caloroso abbraccio alla stessa Chiesa che è e rimane nell’essenza una famiglia amorevole e preziosa, aperta all’incrocio di tutte le vie e di tutti i pensieri.
Sappiamo che l’essenza non è la sostanza; sappiamo che la pratica non è la teoria; sappiamo che ognuno di noi potrebbe aprire il suo libro ed elencare una lunga serie di ragioni pro o contro il ruolo della religione nel mondo, di come vorremmo che la chiesa fosse e di quello che vorremmo la chiesa facesse o non dicesse e così di questo passo potremmo riempire pagine e pagine e pagine di lacrime o di pianti o di speranze, ma oggi è successo qualcosa di nuovo, e noi siamo comunque felici, lasciatecielo dire, permetteteci di raccontarlo e di condividerlo, non ricordateci che è stata solo una manovra più diplomatica che d’impeto, non sottolineate che è solo la conseguenza di una strategia ben mirata e per poco dettata dal cuore e dal dolore di chi ci rappresenta, non andate a mettere i puntini sulle i e gli accenti sulle ò.
Oggi vogliamo soltanto pensare ottimisticamente e dire grazie a chi forse non si è reso pienamente conto del regalo che ci ha fatto:
Il sentirci compresi.