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Finalmente disponibile “Un’educazione parigina” di Roberto Saporito, PerdisaPop

Creato il 11 febbraio 2013 da Lucianopagano

È con immenso piacere che pubblico sul mio blog la recensione di "Un’educazione parigina", l’ultimo romanzo di Roberto Saporito, pubblicato da PerdisaPop nella sua collana di ebook ePop. Il piacere è duplice. Anzitutto perché conosco Roberto Saporito da diversi anni, mi piace come scrive, mi piacciono le storie che racconta e come le racconta. Il secondo motivo è che questo libro nasce da una sfida, quella cioè di far circolare un testo inedito tra lettori, amici, editor, giornalisti, collezionando pareri e condividendolo, fino a raggiungere la pubblicazione con un editore, PerdisaPop, che sta puntando in maniera intelligente sulla diffusione/pubblicazione degli ebook.
In un certo senso si potrebbe dire che questa pubblicazione è un’opera di condivisione collettiva. Un esempio da seguire e da indicare, soprattutto agli autori esordienti. La recensione che andrete a leggere qui di seguito, quindi, è quella pubblicata sul blog ufficiale dell’autore (http://romanzo.blog.tiscali.it), qualche mese fa, nel giugno 2012.

Finalmente disponibile “Un’educazione parigina” di Roberto Saporito, PerdisaPop

Roberto Saporito, UN’EDUCAZIONE PARIGINA, perdisapop, ePOP
http://www.gruppoperdisaeditore.it/Catalogo/Perdisa-pop/Digital-Only-ePop/Un-educazioe-parigina.aspx

Per un sovver­ti­mento delle buone maniere (ed­i­to­ri­ali) ovvero
Re­cen­sione di un ro­manzo ined­ito scritto da Roberto Sapor­ito.

“Un’ed­u­cazione pa­rig­ina” l’ul­timo ro­manzo, in or­dine di tempo, di Roberto Sapor­ito. Si badi bene, ‘in or­dine di tempo’. L’espres­sione è gius­ti­fi­cata dal fatto che il ro­manzo è an­cora ined­ito, di con­seguenza non sap­pi­amo quando i let­tori po­tranno godere della sua let­tura. Non es­cludo a pri­ori che se qual­cuno di voi vo­lesse leg­gere in an­teprima il ro­manzo potrebbe farlo chieden­dolo all’au­tore. Nella scrit­tura bisogna provare. In un certo senso questo ar­ti­colo è una re­cen­sione in­ter­at­tiva o proat­tiva che dir si voglia, per usare un ter­mine dep­re­ca­bile tanto amato dai man­ager e dai mo­ti­va­tori azien­dali; tanto vale sco­prire le carte e dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità. Sarà la realtà ro­manzesca, tanto, a costru­irci at­torno ab­bas­tanza bar­riere e cu­ni­coli, tanti da farci in­trapren­dere la scop­erta di qual­cosa che è (un ro­manzo ined­ito) con il deside­rio che sia (un ro­manzo edito).

Si com­in­cia con la fuga di un cuoco, da Nizza, a Pa­rigi. Si tratta del cuoco di un sushi-bar che ha in­ten­zione di es­pan­dere l’at­tività nella cap­i­tale francese, in un tempo bur­ras­coso con­dito di amori ir­risolti. È che certe volte ci vuole una scusa, per fug­gire e per in­trapren­dere qual­cosa di nuovo, una scusa per ri­com­in­ciare da un’altra parte, una scusa per non morire. Il sec­ondo è un uomo che gira di notte, in cerca della sua strada, in una Pa­rigi in­definita, a bordo di una bi­ci­cletta olan­dese. Che cosa ci fa un uomo su una bi­ci­cletta olan­dese nel bel mezzo della notte, a Pa­rigi? Già, cosa ci fa? Il terzo uomo è un in­tel­let­tuale rifu­giatosi a Pa­rigi in­sieme a altri suoi ‘sim­ili’, fug­gito da una guerra civile che nes­suno vuole am­met­tere – in pa­tria – come tale, non si sa il perché.

La sua vic­ina di casa, Si­mone, legge “Lib­er­a­tio”n com­po­nendo il quadretto di un idil­lio esule, roba d’altri tempi di­rebbe qual­cuno, quasi lo sce­nario di una sit-com d’avant-garde tutta deleuze&guat­tari&fou­cault&lacan&de­but­dun­lutte, se non fosse che gli ideatori di sit-com o fic­tion non sono in cerca di soggetti sim­ili per ab­buf­fare i palins­esti e si ac­con­tentano di sto­rie gon­fi­a­bili recitate in at­tori am­bosessi al­tret­tanto gon­fi­a­bili. La de­lin­eazione di questi tre inizi, da parte di Roberto Sapor­ito, con­ferma la sua abilità – oltre che come nar­ra­tore – di trat­teggia­tore di carat­teri, una carat­ter­is­tica che ho avuto leggendo i suoi la­vori prece­denti…

aperta par­entesi» Gen­er­azione di per­p­lessi (Edi­zioni della sera, 2011) – Il ru­more della terra che gira (Perdisa Pop) “una delle più belle sto­rie d’amore che ho letto” (Lu­ciano Pagano) – Mil­len­ove­cen­toset­tan­te­sette. Fan­tasmi ar­mati (Besa, 2006) – il primo dei lupi man­nari che fanno surf non l’ho an­cora letto ma sono gius­ti­fi­cato dal fatto che ho ap­pena letto un ro­manzo ined­ito« chiusa par­entesi

…e che qui trovo con­fer­mata, sem­pre più af­fi­lata, sem­pre più rap­ida e es­sen­ziale.

Roberto Sapor­ito somiglia a uno di quei pit­tori di quadri che vi potrebbe cap­itare di in­con­trare nelle grandi cap­i­tali eu­ropee du­rante un vi­ag­gio es­tem­po­ra­neo, uno di quelli che quando pas­sate da­vanti alla tela bianca vi voltate un sec­ondo e il quadro è lì, pronto, fo­tografico, netto, iden­tico alla realtà che vi cade da­vanti agli occhi; ci ri­manete male perché vi siete persi l’at­timo della creazione al­lora as­pet­tate il capi­tolo seguente, per vedere come fa l’au­tore a de­scri­vere e de­lin­eare in così poche pa­role un’at­mos­fera, un per­son­ag­gio, un ri­cordo come se fosse co­mune. Pas­si­amo al sec­ondo ‘giro di boa’ e le cose di­ven­tano più com­pli­cate. Il primo io, non sap­pi­amo se già bas­tardo-di-suo o se in­fluen­zato dall’aria pa­rig­ina, si com­porta come è giusto che sia, facendo il cas­camorto (ce la farà?) con una donna che in teo­ria (molto poco let­ter­aria) è già im­peg­nata; e anche qui pochi tratti carat­ter­is­tici per­me­t­tono a Sapor­ito di far finire la vita nel suo ro­manzo.

Tutti gli uo­mini as­pi­rano alla per­fezione, sem­bra dirsi, ma pochi ci ri­escono, tut­tavia non è detto che l’im­per­fezione non sia unica, ir­ripetibile, desider­abile, allo stesso modo della per­fezione cui as­pira.

Unico tes­ti­mone un cane che ha il nome di uno scrit­tore che è tutto dire, las­ci­amo al let­tore fu­turo il gusto della scop­erta. An­di­amo avanti e la trama si in­fit­tisce rap­ida, alla stessa ve­locità delle ped­alate di quello che ab­bi­amo chiam­ato il “sec­ondo uomo”, che presto finirà per es­sere coin­volto, rin­cor­rendo il suo pas­sato, nella vita degli altri per­son­aggi. La quo­tid­i­anità dei per­son­aggi si mescola al pas­sato dei miti pa­rig­ini, da Mar­cel Proust a Jim Mor­ri­son, per fare due nomi che soltanto a chi non ha letto questo ro­manzo po­tranno sem­brare agli an­tipodi.

Roberto Sapor­ito prende la con­tem­po­raneità e la riveste di un’aura mit­ica, anche quando uti­lizza una colonna sonora che sem­bra risuonare di clas­sici, spaziando tra i generi, salvo poi ac­corg­erti che molti dei pezzi che la com­pon­gono sono re­centi, al­cuni re­cen­tis­simi; questa è una delle abilità in­site nell’au­tore, che si unisce a quella di trat­teggiare una Pa­rigi che sem­bra in­cro­ciarela Beat Gen­er­a­tion alla prima parte di uno dei cap­ola­vori del se­c­olo scorso, Fi­esta di Hem­ing­way. Quello che ac­cadrà in se­guito è tutto da sco­prire, il meltin-pot, l’in­ter­nazion­al­ismo, il pas­sato che torna sui suoi passi, l’amore ru­bato e l’amore in­se­guito, sono al­cuni dei temi che daranno corso alle ‘sto­rie par­al­lele’ facen­dole in­ter­se­care come in una delle migliori pel­li­cole di Kievs­loski. Un vor­tice di situ­azioni equiv­oche ma senza equiv­oci, sesso e per­ver­sione, tradi­mento. Dif­fi­cile tradurre in modo com­posto un ro­manzo dove c’è aria di noir e com­me­dia allo stesso tempo, so­prat­tutto cer­cando di in­cu­riosire il let­tore quanto basta senza in­gannare l’au­tore e sve­lare troppo la sua trama in­geg­nosa. Il per­son­ag­gio di Amelie, sfuggente e de­cisa, è quello che resta più im­presso in­sieme a quello del suo ‘in­se­gui­tore’.

Un ro­manzo di fughe che prepara una fuga, questo potrebbe dirsi in poche pa­role, ma sarebbe ridut­tivo per un libro che ri­esce, nello spazio di un centi­naio di pagine, a evo­care tutta la tavolozza di emozioni e sen­ti­menti di cui siamo fatti, in­ter­es­sante es­per­i­mento che con­ferma le ca­pacità di sin­tesi e evo­cazione di Roberto Sapor­ito.

Questa re­cen­sione a un ro­manzo ter­mina qui. Vi au­guro di poter leg­gere questo ro­manzo al più presto. Poi mi dite.

Lu­ciano Pagano



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