Con la scusa di partecipare ad un corso di esercizi spirituali condotto dal severo gesuita Don Gaetano, ovvero Marcello Mastroianni, un centinaio di notabili del partito che da trent’anni governa l’Italia si riuniscono all’interno di un albergo convento mentre una tremenda epidemia infuria nel Paese provocando innumerevoli vittime.
È il semplicissimo spunto da cui prende il via Todo modo, penultima regia cinematografica del compianto Elio”La decima vittima”Petri, che, datata 1976 e tratta dall’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia, va ad incastonarsi tra il 1974, anno del referendum sul divorzio, e il 1978, accomunabile alla legge sull’aborto.
Spunto il cui convegno spirituale, in realtà, altro non mira che a concordare una nuova spartizione del potere, ma che non tarda a trasformarsi in un “involucro” di vendette di corrente e di interessi, mescolando politici, affaristi, banchieri, corrotti e corruttori.
Del resto, man mano che si susseguono un furto sacrilego, risse, parole grosse che volano e un cadavere destinato a rappresentare soltanto il primo di quelli che arrivano nei giorni successivi, viene asserito proprio che il potere è fondato sul peccato nel corso delle oltre due ore di visione.
Oltre due ore di visione chiaramente mirate a mettere sotto accusa il partito politico italiano più importante del periodo in cui venne realizzato il film e ad esprimere il malessere legato alla gestione della cosa pubblica di allora; schierandosi con forza contro la conciliazione degli opposti, contro l’idea di una repubblica che non vede nel conflitto la risorsa della democrazia e che, in fin dei conti, rappresenta il pensiero di Aldo Moro.
Un Aldo Moro richiamato non poco alla memoria da colui che viene chiamato il “Presidente”, incarnato da un Gian Maria Volonté eccellente come di consueto che, accanto a Ciccio Ingrassia, Mariangela Melato, Renato Salvatori, Michel Piccoli, Franco Citti e molti altri grandi nomi e caratteristi della Settima arte tricolore, va ad arricchire ulteriormente l’invidiabile cast di un tanto distruttivo quanto negativo apologo che non fatica neppure ad assumere i connotati di spietata critica rivolta ad una Chiesa troppo avvinghiata al già citato potere politico e non più capace, di conseguenza, di parlare alla gente.
Spietata critica che non manca neanche di ribadire come i poveri costituiscano sempre la maggioranza assoluta dell’elettorato e che, non priva di una forte vena grottesca, viene messa in scena privilegiando cupi toni molto vicini all’horror (si pensi solo alla sequenza ambientata nelle catacombe), complice il fondamentale contributo della bella fotografia di Luigi“Profondo rosso”Kuveiller.
Ed è forse per questo motivo che sembra di individuare qualcosa che anticipa alcuni successivi lavori del canadese David Cronenberg nel gioiellino in questione, che, sequestrato dalla censura all’epoca della sua uscita in sala, viene finalmente reso disponibile su supporto dvd da Mustang Entertainment, che ne recupera versione restaurata curata dalla Fondazione Cineteca di Bologna e dal Museo Nazionale del Cinema di Torino in collaborazione con Surf Film e Warner Bros.
Versione oltretutto arricchita, nella sezione extra del disco, da interviste a Giovanni De Luna, storico dell’Università di Torino (undici minuti), Agostino Giovagnoli, storico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (dodici minuti), e ai cineasti Giuliano Montaldo (nove minuti) e Marco Bellocchio (sette minuti), il quale, proprio per quanto riguarda la visione di Moro, effettua anche dei paragoni con il suo Buongiorno, notte, risalente a ventisette anni dopo.
Francesco Lomuscio