Finito il periodo dei derivati e dei bond per la classe media dei paesi ricchi, la finanza internazionale sta scoprendo nuovi segmenti di mercato (come abbiamo visto in altri post): i poveri, sia nei paesi ricchi che in quelli in via di sviluppo. Può essere una buona idea (sicuramente per loro), può avere buone intenzioni (favorire opportunità). Ma, necessariamente e giustamente, chi investe e chi gestisce l’investimento deve guadagnare e, come visto nel passato, non è sempre facile far coincidere questo principio con equità, etica e vantaggi per i più deboli.
Anche in Italia, si sta saggiando questo nuovo mercato con il Fondo Opes, (Opes Fund) presentato ai potenziali investitori qualche settimana fa con la presenza di Tone Rosingholm, di J.P. Morgan Social Finance, e Maximilian Martin, di Impact Economy, società finanziaria svizzera. La mia curiosità nasce da una segnalazione di Caterina, . Ho mosso il mio uomo nella City, il cooperante\finanziere Max per dare un occhiata all’operazione.
Chiaramente è stata costituita una Fondazione (che in Italia è fiscalmente di moda) che raccoglie Acra, Fem S3, Altromercato e Microventures, “l’obiettivo ambizioso, creare il primo veicolo italiano di impact investing” nonché, aggiungo, concentrare in un unico centro i finanziamenti “per la solidarietà” istituzionali privati (banche, fondazioni, grandi industrie), un ‘operazione che dovrebbe preoccupare gli operatori esclusi del settore.
Ora, di ACRA, della sua Fondazione, dell’operazione d’assorbimento e smantellamento di CCS Italia, e dell’acquisizione di 15.000 sostenitori della stessa ONLUS (forse visti come potenziali sottoscrittori del fondo), ne abbiamo già parlato. e la sua funzione sembra quella di mascherare un’operazione finanziaria con un po’ di cooperazione, in cambio di finanziamenti.
L’altro attore, ben più corposo, è il brand italiano (Altromercato-ctm) del commercio equo-solidale, che può contare su 51,6 milioni di euro di fatturato. Sulla moda, la storia, l’utilità di questo tipo di “nuovo commercio” consigliamo di leggere questo studio di Suhil Mohan. Molti dei manager dell’operazione, in Italia, Londra, Lugano e Lussemburgo provengono da lì.
La FEM è una ONLUS d’origine italiana (diretta da Stefano Magnoni, ex CTM) con sede a Brescia ma operativa da Londra; partner principale è la Fondazione Maria Enrica -membro Assifero -che raccoglie le principali fondazioni ed erogatori privati di fondi (Enel, Vodafone, Unicredit) per la “filantropia” . I dirigenti sono quasi tutti ex membri della Fondazione Cariplo che tira le fila dei finanziatori.
Nella Fondazione regna incontrastato da 22 anni Giuseppe Guzzetti (79 anni), messo quando comandava ancora la Democrazia Cristiana, un grande vecchio della finanza, insieme all’amico Giovanni Bazoli (80 anni) che dal ’97 è a capo di Intesa San Paolo. In teoria, nello statuto della Cariplo, il presidente può essere eletto una sola volta, ma leggi e leggine hanno sovvertito la regola. Si dice che entrambi abbiano lavorato per ricreare il sistema di potere della vecchia DC, favorendo l’avvicinamento (smontato dal voto) fra PD e monti.
Nel board di FEM S3 c’è anche il finanziarie “cool”, Rodolfo Fracassi 36 anni, ex Manager Goldman Sachs, laureato alla Bocconi, poi pentito dai furti perpetrati dai suoi datori di lavoro, come racconta nell’ intervista a Vanity Fair, in cui spiega la sua parabola.
Il braccio operativo è la finanziaria Microventures-MVH S.P.A. (stessa sede legale di ASsifero) nel 2012 ha chiuso il bilancio con una perdita di euro 819.264, tasse pagate euro 26.000, patrimonio netto euro 14 milioni.
Fra gli amministratori ( e soci) Giorgio Gori, il costruttore Brichetti e figli, Lamberto Cremonesi, costruttore della metro di Brescia. il Presidente è Luciano Balbo del Fondo Oltre Ventures, vice presidente Moriero Paolo Maria, amministratore anche nel Fondo F21, che raccoglie le principali banche italiane, la Meryll Lynch e la Banca Depositi e prestiti (statale con presidente di nomina politica) per finanziare infrastrutture pubbliche fra le quali, oltre la metro di Brescia, anche Malpensa e gli aeroporti di Napoli e Torino.
I maggiori azionisti della MVH sono la Mittel spa (Bazoli), la Fondazione Maria Enrica (ASSIFERO), la Famiglia Brichetti (costruttori); la Blue Below (finanziaria non operativa, 50 euro di IRPEG nel 2011) di Giorgio Gori (ex-Canale 5 e candidato perdente con Renzi); la Isi Holding della famiglia Costa (sede in Spagna, prima nella comoda Zurigo e residenza dei soci a Londra), già socia con Western Union e ora con Unipol, nella compagnia assicurativa Arca Vita e, infine, il misterioso Olos Trust.
Altro socio importante è il Fondo OltreVenture (si definiscono imprenditori sociali, con perdite di euro 552.000 nel 2011) che finanzia diverse aziende di fotovoltaico (il business a finanziamento pubblico), una società di riscossione tributi (Fraternità sistema), diverse strutture sanitarie private, patrimoni immobiliari. Infine, fra i soci, una riga di famigliari di Bazoli e Tabacci e le solite Fondazioni bancarie. Il network internazionale di MVH si completa con società del gruppo basate a Lugano e in Lussemburgo (MVA SARL).