L’UAAR ha lanciato da pochi giorni la prima inchiesta online sull’impatto che i contributi erogati e i privilegi di cui dispone la Chiesa cattolica hanno sulle casse pubbliche: in via prudenziale è di 6.086.565.703 euro l’anno.Alle osservazioni di tagliare semplicemente i fondi più che rivolgere appelli (inascoltati) mons. Nuvoli rispondeva come detto, non nel merito ma nel demerito: atei e agnostici sono gentaglia. Infatti, per il prelato: a-teo significa senza Dio, dunque scellerato, a-gnostico significa senza cognizione, senza conoscenza, dunque senza cervello e poi l'ultimo colpo per i razionalisti, che se utilizzano solo la scienza e non anche Cristo e la metafisica, fanno funzionare il loro cervello a scartamento ridotto.E con questo il discorso è chiuso. In realtà non c'è nemmeno da offendersi troppo. Le accuse sono troppo infantili e così mal poste che sembra quasi di assistere a un revival di Galileo di fronte al tribunale dell'Inquisizione. E' una cosa d'altri tempi che stona violentemente con il mondo contemporaneo e che non meriterebbe nemmeno replica nè tanto meno il sentirsi offesi. Una cosa invece merita di essere approfondita.
L'alto mandato della chiesa, che non è semplicemente un'organizzazione no-profit ma è un modo di vivere, è una completa fusione di fede e vita (almeno per i chierici) e dovrebbe essere sempre improntato al precetto fondamentale di tale confessione, aiutare gli altri. E non aiutare se stessi. La chiesa è ricca, ha possedimenti, attività, riceve continue donazioni e testamenti a proprio favore, ha una rete di potere prima molto esteso e manifesto ora meno ma comunque presente ed ha, ovviamente, tanti meriti, sui quali non si può tacere. Dunque, se per tanti anni hai ricevuto (e hai dato) ora che vi è una grave crisi e se il tuo ruolo non è mutato, dovresti farti in quattro per dare ancora di più, e tra questo dare vi è anche rinunciare, dove possibile, a esenzioni e finanziamenti. Questi soldi ai quali la chiesa rinuncia servono appunto ad aiutare gli altri: non vi è contraddizione, ma convergenza di intenti perciò io mi aspetto che la chiesa faccia di tutto per facilitare quello che dovrebbe essere il suo ruolo principale.Quanto a mons. Nuvoli, non scada nell'insulto e nella denigrazione ma risponda nel merito. Il consiglio serve anche ad evitare il continuo salasso di credibilità dell'istituzione che rappresenta, pure se dichiara di parlare a titolo personale.Infine, se la confessione cristiana desidera svolgere le proprie attività senza dover rendere conto a chicchessia, cosa legittima, e se dipinge il suo ruolo come non unicamente rivolto all'aiuto, ebbene può farlo tranquillamente. In quel caso però, decade ogni necessità di finanziamento pubblico: la chiesa faccia quello che crede senza rendere conto a nessuno ma non prenda nemmeno un euro pubblico e non usufruisca di nessuna esenzione. Non possono darsi le due cose insieme. E' tollerabile il finanziamento pubblico della chiesa se e soltanto se il suo compito è unicamente incentrato sull'aiuto. Non sono possibili deroghe.