La prima ipotesi che viene da fare, nonostante l'impegno di Alfano a mettere un tetto ai contributi volontari per non avere azionisti di riferimento, è che l'azionista di riferimento c'è e il tetto può essere aggirato facilmente finanziando a proprie spese il contributo altrui. La seconda ipotesi è la consapevolezza di poter contare su sostenitori più danarosi di quelli del Pd.Seppure assai allettante, non vorrei che la proposta Alfano concentrasse l'esistenza dei partiti nelle mani di chi può permettersi il maggior numero di iscrizioni pesanti (imprenditori).Secondo aspetto, inderogabili due proposte del Pd: controllo dei bilanci da parte della Corte dei Conti e pubblicazione in chiaro su internet. Pena? Se la Corte dei Conti scoprisse anomalie nel finanziamento dei partiti che dovrebbe accadere? Agirebbe solo la moral suasion dell'elettorato?Al di là della forza dirompente di una proposta forte come quella del PdL, che può portare una certa percentuale di voti, come mai il Pd è su posizioni più caute? Di solito, organizzazioni così complesse come grandi partiti non fanno proposte alla cieca ma solo quelle che possono sopportare. Dunque la domanda è: l'azionariato popolare creerebbe una disparità di accesso politico ventilando possibili derive populiste? Oppure il Pd non rinuncia ai contributi pubblici perchè ha una struttura più macchinosa e pesante?
Tertium: è possibile un sistema misto, in cui alcuni partiti rinunciano e altri no?
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